Italia
“Urge un sistema nuovo e capace di garantire al cinema italiano le risorse che fino a ieri erano messe a disposizione dal fondo unico per lo spettacolo (Fus)”. Un modello che si ispiri, ad esempio, alla lotteria britannica concepita per reperire fondi alternativi da utilizzare per sviluppare e riaffermare l’intero settore.
E’ stata questa l’idea lanciata dai produttori dell’Anica, l’Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive e multimediali, e spiegata alla stampa dal vicepresidente vicario – sezione produttori cinematografici Riccardo Tozzi. Dettosi pienamente “convinto che il progetto sia realizzabile e anche in tempi brevi”, Tozzi ha sottolineato l’urgenza di una offerta legale in rete “per togliere ogni alibi alla mancanza di repressione nei confronti della pirateria”.
Portavoce e responsabile di Cattleya, la società fondata nel settembre del 1997 proprio da Riccardo Tozzi (allora capo delle produzioni di Mediaset) e che si è distinta per volere promuove il cinema italiano nel mondo mantenendo inalterato l’alto standard qualitativo con le esigenze del grande pubblico, si è detto altresì convinto che “dal punto di vista produttivo e creativo, il cinema italiano gode di ottima salute”. “Del resto – ha aggiunto Tozzi – all’estero ci guardano con invidia. I risultati della stagione sono sicuramente positivi: crescono le presenze, gli incassi e la quota di mercato del cinema italiano”.
“I problemi comunque ci sono – ha sottolineato ancora il responsabile di Cattleya – manca un’offerta legale di cinema in rete ed è quasi assente una concreta repressione nei confronti della pirateria. Personalmente sono preoccupato. Sono convinto che il futuro del cinema sarà esclusivamente in sala e su internet. In un prossimo futuro le televisioni, comprese quelle a pagamento, i film non li trasmetteranno proprio più”.
Un’offerta legale in rete pertanto, potrebbe essere la soluzione ai problemi, e sicuramente un aiuto in più rispetto a quando affermato qualche settimana fa dal ministro dei beni Culturali, Sandro Bondi che proprio intervenendo sulla problematica dei fondi da destinare allo spettacolo, aveva affermato la volontà da parte del governo, a volere “sostenere e agevolare l’approvazione di una legge quadro”. “Un complessivo riequilibrio delle risorse del Fus”.
Nello specifico, già lo scorso anno il ministro dei Beni culturali Bondi, chiese e ottenne dalla presidenza del Consiglio un reintegro di 60 milioni di euro rispetto alla cifra inizialmente prevista. Idem per quanto riguarda il 2010 e nonostante la finanziaria abbia previsto un taglio del 20% su tutti i settori della vita associata.
Nella stessa occasione poi, Bondi invitò gli addetti ai lavori ad una particolare attenzione anche per quanto riguarda l’educazione al rispetto degli animali attraverso una “progressiva dismissione” di quelle attività che utilizzano animali durante gli spettacoli.