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Traballa la posizione del fondatore e proprietario di Facebook, Mark Zuckerberg, nell’ambito dell’inchiesta che dieci giorni fa ha portato il giudice a bloccare temporaneamente ogni trasferimento delle attività delle società, dopo che un uomo, Paul Ceglia, aveva rivendicato la proprietà dell’84% delle azioni del social network numero uno al mondo.
Al momento il valore dell’azienda, che ha superato i 500 milioni di iscritti, ammonta a decine di miliardi di dollari.
Alla fine di giugno Ceglia aveva presentato alla Corte Suprema di New York un contratto stipulato proprio con Zuckerberg sette anni fa, quando lo assunse giovanissimo nel suo ufficio di web designer.
All’epoca, Zuckerberg appena diciottenne, raccontò a Ceglia che stava lavorando a un nuovo social network destinato agli studenti di Harvard e gli chiese di investire nel progetto. Ceglia allora gli prestò 1000 dollari e firmò un contratto in cui, secondo il suo avvocato, già si parlava della nascita di Facebook. In quel documento, siglato il primo gennaio 2004, Zuckerberg s’era impegnato a dividere in due la proprietà del prodotto. In più avrebbe assicurato un ulteriore 1% al giorno fino al completamento del sito, avvenuto il 4 febbraio 2004. Quindi 50% più 34%, fa 84% dell’intero pacchetto azionario di Facebook che a questo punto dovrebbe andare a Ceglia.
Quando è scoppiato il caso, gli avvocati dell’impero di Facebook hanno definito la causa del tutto infondata. Oggi, però, la svolta. Per la prima volta i legali di Zuckerberg, considerato da Forbes ‘il più giovane miliardario al mondo’, hanno ammesso che quel contratto ci fu. Ma contestano che riguardasse quello che poi è diventato il fenomeno Facebook.
In un’intervista rilasciata ieri all’ABC News, il giovane ha assicurato di non aver firmato nulla che riguardi la cessione dell’84% di azioni e men che meno la proprietà di Facebook.
Intanto tra qualche settimana uscirà negli schermi americani un film Sony su come nacque Facebook e le polemiche che ne seguirono. Lo slogan del film è tutto un programma: ‘Non ti fai 500 milioni di amici senza farti anche qualche nemico’‘.
Zuckerberg, riferendosi al mezzo miliardo di contatti che Facebook ha ormai superato, ha spiegato che ormai nel mondo una persona su quattordici è connessa con i suoi amici in tutto il globo.
Se non è ancora nota l’identità dell’iscritto Mezzo Miliardo, la reazione di Zuckerberg non si è fatta attendere sul blog del sito, con un video e un messaggio ha annunciato una novità: “Facebook Stories“, le storie raccontate dagli utenti, raccolte per tema e area geografica.
“E’ un momento storico per noi“, ha detto il fondatore che illustrando il nuovo link speciale ha raccontato di quando il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha messo sul network il video di lui che fa jogging e ha raccontato come una donna ha invece utilizzato Facebook per la sua battaglia contro il cancro.
“La nostra missione – ha detto – è quella di far diventare il mondo più aperto e connesso“. “Storie come queste sono l’esempio di come la nostra missione sia semplice e allo stesso tempo stimolante. Non avrei immaginato che tutto questo sarebbe successo sei anni fa”.
La notizia coincide con la pubblicazione di un rapporto della società di marketing ForeSee nel quale si prevede che Facebook si collocherà nella fascia delle aziende meno apprezzate dagli statunitensi.