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Con la pesante accusa di ‘furto di segreti industriali’, Motorola ha citato in giudizio la rivale cinese Huawei, che non pochi problemi sta creando ai vendor occidentali con le sue aggressive politiche dei prezzi. Il caso, scoppiato nel 2008, quando Motorola citò in giudizio 5 ex dipendenti accusati di aver passato informazioni industriali riservate alla software company statunitense Lemko, partner di Huawei, riflette il clima pesante che si respira nel mercato delle infrastrutture per le tlc: dopo il fallimento di Nortel Networks, infatti, un’altra joint venture, quella fra Nokia e Siemens, potrebbe essere prossima al collasso.
Secondo quanto riportato dal New York Times, nella denuncia depositata il 16 luglio presso la corte federale di Chicago, Motorola sostiene che un ingegnere avrebbe condiviso informazioni relative a un ricetrasmettitore e ad altre tecnologie di proprietà Motorola con il fondatore di Huawei, Ren Zhengfei, ex ufficiale dell’esercito popolare di liberazione cinese.
Le prove starebbero in una serie di email siglate con la dicitura “Motorola Confidential Proprietary” che dimostrerebbero che “Huawei e i suoi funzionari erano a conoscenza del fatto di stare ricevendo segreti industriali rubati senza l’autorizzazione e il consenso di Motorola”.
Huawei ha affermato che si difenderà con ogni suo mezzo contro una causa è priva di fondamento, dal momento che la società “non altri rapporti con Lemko al di la di un accordo di rivendita”.
Si tratta, secondo gli esperti di proprietà intellettuale, di una causa molto difficile da vincere, come tutti i casi di appropriazione indebita di segreti industriali.
Va inoltre considerato il fatto che le decisioni dei tribunali americani non sono applicabili in Cina.
Huawei e Motorola sono state in forte concorrenza sul mercato cinese della infrastrutture tlc ma, mentre la prima ha conosciuto una crescita esponenziale, fino a diventare il secondo vendor mondiale di apparecchiature per le telecomunicazioni senza fili, Motorola ha conosciuto un tracollo, fino alla cessione, pochi giorni fa, del business delle apparecchiature di rete a Nokia Siemens Networks per 1,2 miliardi di dollari, che la stessa Huawei avrebbe voluto acquisire, fermata però dai timori del governo americano.
Secondo il Wall Street Journal, intanto, non versa in buone condizioni neanche la joint venture finno-tedesca: Nokia Siemens Networks sarebbe infatti sull’orlo del collasso, con i due partner pronti a cedere le proprie quote.
La partnership, nata nel 2007 e con all’attivo 60 mila dipendenti, ha fatto fatica a competere con Ericsson, attuale leader del mercato delle infrastrutture per tlc, e ha subito l’escalation di Huawei che ha contribuito – su un mercato già in declino – a dimezzare il prezzo delle stazioni radio base. Secondo fonti ben informate citate dal quotidiano newyorkese, Siemens avrebbe voluto liberarsi delle proprie quote già all’inizio del 2009 e l’avrebbe fatto se avesse trovato un partner credibile per l’acquisizione. Secondo Siemens, la soluzione sarebbe la quotazione in Borsa, ma l’IPO non sarebbe che una delle opzioni sul tavolo, poichè non potrebbe realizzarsi che nel 2012, a causa dei tempi necessari per integrare gli asset appena acquistati da Motorola e della necessità di chiudere un buon trimestre prima di poter convincere gli investitori ad acquistare le azioni.