Unbundling: si allungano i tempi dell’istruttoria Agcom. Foti (Pdl), ‘Da aumento tariffe rischio per NGN e intero settore tlc’

di Alessandra Talarico |

Italia


Telecom Italia

Il Consiglio dell’Agcom ha deciso di prorogare per sessanta giorni l’istruttoria Agcom sulle tariffe di unbuldling, ossia i canoni che l’ex monopolista applica agli operatori concorrenti per il cosiddetto ‘ultimo miglio’ della rete, che consente l’accesso ai clienti finali.

L’entrata in vigore delle nuove tariffe, secondo la proposta Agcom, già sottoposta a consultazione pubblica, era fissata dal primo maggio scorso fino al 31 dicembre 2012 e prevedeva un aumento del 14% dei costi pagati dagli operatori alternativi a Telecom Italia. In base al nuovo schema, le tariffe aumenteranno progressivamente: 8,70 euro/mese dal 1° maggio 2010, 9,26 euro/mese dal 1° gennaio 2011 e 9,67 euro/mese dal 1° gennaio 2012, generando un aumento di 70 milioni di euro dei margini di Telecom Italia.

 

Un aumento che sta provocando non poche polemiche alla luce anche del fatto che Telecom Italia si appresta a licenziare 3.700 persone entro giugno 2011.

E a questo proposito, il deputato del Pdl Antonino Foti, in un’interrogazione in Commissione Trasporti e Telecomunicazioni, ha sottolineato come la decisione di aumentare le tariffe di unbundling, “diminuirebbe, l’interesse economico di Telecom Italia a partecipare alla realizzazione di nuovi investimenti in fibra”.

In tale contesto, ha spiegato l’esponente PdL, “…si rende possibile per Telecom Italia anche diminuire la propria forza lavoro”, con conseguenze nefaste non solo per il Paese, ma anche per l’intero settore delle telecomunicazioni “…perché si danneggiano i concorrenti gravandone i conti di oneri ingiustificati che servono a sostenere i bilanci Telecom e pregiudicando così, di fatto, anche le condizioni per una eventuale ricollocazione presso le aziende concorrenti dei lavoratori in uscita da Telecom Italia”.

 

Sottolineando che i sindacati, pur apprezzando il congelamento temporaneo dei licenziamenti, hanno chiesto al gruppo di avviare un piano industriale che preveda investimenti importanti per la modernizzazione delle reti di telecomunicazione, Foti ha ricordato che Telecom Italia “decide massicci licenziamenti dei lavoratori determinando così problemi sociali e di sviluppo del Paese e in tal modo sottraendosi alla richiesta del Governo di partecipare al necessario sviluppo delle reti di nuova generazione, che rappresenta una delle priorità del programma dell’Esecutivo per rispondere alle richieste di aziende e di cittadini di utilizzare una infrastruttura di rete in banda larga moderna ed efficiente”.

 

La strategia dell’ex monopolista, che si rifiuta anche di aderire al progetto presentato da Fastweb, Vodafone, Wind e Tiscali per la realizzazione di una rete di nuova generazione sul territorio nazionale, utilizzando fondi privati, si dimostra – ha aggiunto Foti – “…incoerente con le esigenze del Paese dal momento che, pur generando cassa per oltre un miliardo di euro, da un lato si comunica ai lavoratori un piano di licenziamenti molto incisivo, dall’altro si sceglie di puntare sulla rendita derivante dalla vecchia rete in rame chiedendo all’Autorità di settore di aumentare del 14 per cento i canoni”.

 

In uno scenario di diminuzione dei costi, chiede ancora Foti – quale può essere la ragione dell’aumento del prezzo della rete in rame atteso che essa è stata realizzata in oltre 50 anni e dovrebbe essere quasi totalmente ammortizzata?.

“Non si comprende su che base – ha sottolineato ancora – si possa sostenere che i prezzi della vecchia rete in rame debbano salire in futuro, proprio oggi che si sta parlando e valutando di realizzare le nuove infrastrutture in fibra per il Paese”.

 

Si andrebbe dunque a creare, secondo Foti, un’Italia a due velocità sulla rete fissa, quando invece bisognerebbe stabilire se il Paese debba essere tutto digitale come avvenuto nella televisione.

 

Restando sempre in ambito tlc, un’altra interrogazione è stata presentata da Giuseppe Galati del PdL, per chiedere se il Governo intenda “agire in tempi brevi sull’assegnazione di frequenze per evitare l’eventuale collasso della rete mobile e se siano stati predisposti eventuali piani operativi per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda digitale europea”.

Occorre rimuovere, secondo Galati, i balzelli digitali che frenano “…il decollo del commercio elettronico in un paese che è ancora sotto la media dell’Unione europea per numero di famiglie collegate a internet, oltre che per la diffusione degli acquisti online e per il contributo dell’ICT al PIL”, e provvedere subito, come ha sottolineato anche il presidente Agcom, Corrado Calabrò, ad assegnare le frequenze lasciate libere dal digitale terrestre per evitare il collasso delle reti mobili, sovraccaricate da un uso sempre più intensivo degli smartphone, utilizzati per lo più per traffico dati, delle chiavette internet e di altri dispositivi mobili.

“Urge quindi capire – ha concluso – quali siano le reali possibilità della nostra banda larga mobile definendo un quadro quanto più corretto e realistico dell’attuale stato delle cose soprattutto per evitare un catastrofico collasso della rete”.

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