Ddl intercettazioni: la Fieg si esprime positivamente sull’introduzione dell’udienza filtro’ ma resta critica su tempi e sanzioni

di Antonietta Bruno |

Intanto in Italia come in Cina e Iran, scattano le prime manette per i 'reati di opinione'.

Italia


Intecettazioni

“Udienza Filtro? Corretto approccio al problema”. Così la Federazione italiana editori giornali (Fieg) commenta l’emendamento governativo al Ddl sulle intercettazioni discusso nuovamente ieri in Parlamento e che, in qualche modo, ha determinato un passo in avanti nella modifica della legge proprio attraverso l’introduzione di un cosiddetto ‘filtro’ per decidere quali parti delle intercettazioni potranno essere pubblicate e quali invece no.

Più critica invece, per quel che riguarda la determinazione dei tempi e le sanzioni da infliggere agli editori.

 
“Proprio per la rilevanza dell’udienza filtro prima della quale tutto è segreto e dopo la quale tutto ciò che supera il filtro è pubblicabile – si legge infatti in una nota diramata dalla Federazione – la mancanza di un termine lascia un margine di eccessiva discrezionalità che incide negativamente sul diritto costituzionale di cronaca. A ciò si ricollega il tema delle sanzioni a giornalisti ed editori, poiché la pubblicazione della medesima registrazione comporta o meno la sanzione a seconda che l’udienza filtro ci sia stata o meno. L’indeterminatezza del termine di espletamento dell’udienza filtro comporta un eccessivo margine di discrezionalità in tema di applicazione delle sanzioni penali e parapenali. Inoltre resta ferma nell’emendamento governativo l’affermazione della responsabilità degli editori, che è in linea di principio una violazione dell’articolo 21 della Costituzione, per il sindacato che tale responsabilità presuppone sul contenuto del giornale da parte dell’editore“.

La Fieg, quindi, pur riconoscendo un significativo sforzo dell’emendamento nella composizione delle contrastanti esigenze, ribadisce che le sanzioni sono tutt’al più ammissibili in caso di pubblicazione di parti delle quali il giudice ha già disposto la distruzione o l’espunzione ed esprime una valutazione complessivamente negativa, riservando il giudizio globale sul disegno di legge al testo che risulterà dall’approvazione dei vari emendamenti che, oltre a quello governativo, sono stati presentati al ddl da maggioranza e opposizione.

E mentre in Parlamento si discute e si prende ancora tempo prima della definitiva risoluzione del problema prevista per fine luglio, Gianluigi Guarino, direttore responsabile di una testata casertana, è finito dietro le sbarre accusato di diffamazione a mezzo stampa.

‘Reati di opinione’ punibili con la carcerazione come accade in Iran o in Cina, ma che non dovrebbero esistere in un Paese democratico qual è l’Italia, per di più che la libertà di “esprimere liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, è un diritto garantito dalla legge e “la stampa, non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

Un diritto di cronaca, questo, che come ha più volte ricordato la Fieg, “è regolato dall’articolo 21 della Costituzione”, ma anche ribadito sulla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
 

Leggi le altre notizie sull’home page di Key4biz