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ICT. Csit: ‘Dopo manovra restrittiva urge politica di liberalizzazione e recupero di risorse per lo sviluppo’

Italia


“Sono almeno 1.250 le società pubbliche che oggi operano nei servizi di mercato, facendo  concorrenza alle imprese private – ad affermarlo, è Ennio Lucarelli, vicepresidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici che aggiunge – da una nostra analisi dei dati presenti nella banca-dati Consoc  della Funzione Pubblica, queste società, che rappresentano circa il 28% di quelle attualmente censite, per la gran parte controllate e partecipate da Enti Locali, Regioni, Province, Comuni e Comunità Montane, appaiono impegnate in attività che, sebbene abbiano poco a che a fare con i compiti istituzionali, vengono svolte sotto  l’ombrello protezionistico di risorse pubbliche assicurate indipendentemente dai risultati di bilancio, provocando gravi distorsioni di mercato e ritardi nello sviluppo e modernizzazione di un settore strategico quale quello dei servizi innovativi“. 

 

Nel dettaglio, lo studio di Csit evidenzia come vi siano ben 400 società d’ingegneria e di servizi energetici:  queste ultime, in particolare, rappresentano una novità essendo imprese legate per lo più al nuovo business delle energie rinnovabili (da questo numero sono escluse le tradizionali  municipalizzate dell’energia); 200 sono le società pubbliche che si occupano di servizi immobiliari e Facility Management; 150 quelle attive nel settore dell’ICT ; 150 lavorano nella Ricerca e Sviluppo, compresi i laboratori di prove e certificazioni e ben 350 nei servizi di consulenza e di  marketing. Rispetto, invece, al totale delle partecipazioni pubbliche alla fine del 2009, in Consoc risultano  registrate  7.100 società a partecipazione pubblica (4.600 imprese e 2500 consorzi), con un aumento del 5% rispetto all’anno precedente.

 

La crescente presenza pubblica nell’economia di mercato desta profonda preoccupazione – continua Lucarelli – perché ciò significa che invece di costruire le condizioni per puntellare la ripresa offrendo alle imprese un quadro di maggior concorrenza e opportunità di business, si continua a destinare una quota delle già scarse risorse finanziarie pubbliche per creare nuovi segmenti di mercato sottratti alle logiche concorrenziali, destinati a divenire altrettanti poli di potere e di scarsa trasparenza dell’azione delle PA“.

 

E’ bene ricordare come tale quota, riferita all’insieme delle partecipazioni pubbliche in società ed enti, sia anche stata recentemente quantificata dal Ragioniere dello Stato in 17 miliardi di euro, (oltre il 3% delle spese finali del bilancio dello Stato). Cifra che, sempre secondo l’alto rappresentante della contabilità statale, rappresenta risorse pubbliche le quali, essendo impegnate  in Enti strumentali anche nella veste giuridica di soggetti di diritto privato, nonché a gestioni fuori bilancio o a contabilità speciali, vengono sottratte al controllo dei tradizionali organi di riscontro le spese e le entrate delle amministrazioni pubbliche.

 

Ci auguriamo perciò – conclude il vicepresidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici – che, all’attuale manovra di risanamento dei conti pubblici, segua al più presto una concreta politica di liberalizzazioni , in quanto via obbligata per recuperare risorse da investire nello sviluppo, eliminare o ridurre i tanti ostacoli che frenano l’espansione dell’economia italiana e la sua evoluzione verso assetti più efficienti

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