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Telecom Italia. Sacconi: ‘Su occupazione e NGN serve volontà condivisa dei gestori. Atto significativo stop ai licenziamenti’

Italia


“Mi auguro che davvero tra quindici giorni si possa verificare una volontà di tutti i soggetti a muoversi nella giusta direzione, così come mi auguro che nell’arco di quindici giorni il ‘tavolo Romani’ dedicato alle reti di nuova generazione possa approdare ad alcuni primi risultati”, è quanto ha affermato stamani alla Camera il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi rispondendo a una interpellanza volta a sapere se il Governo non ritenga urgente predisporre un piano strategico nazionale per il rilancio dell’industria e delle infrastrutture di telecomunicazioni e quali iniziative l’esecutivo intenda adottare affinché Telecom Italia contribuisca al rilancio del settore delle telecomunicazioni in un’ottica di sviluppo competitivo di tutto il sistema Paese.

Ieri, al termine del lungo incontro con l’azienda e le parti sociali – nel corso del quale Telecom Italia ha accettato di sospendere i licenziamenti fino al 30 luglio – il sottosegretario allo Sviluppo economico, Paolo Romani ha annunciato la creazione di due tavoli distinti, uno “strettamente sindacale” con il confronto sui licenziamenti, l’altro “di strategia industriale” sugli investimenti per le reti di nuova generazione.

Romani si è detto convinto che “…entro il 30 luglio si potrà dare una risposta importante per un grande progetto”.

Il ministro Sacconi, quindi, ha affermato stamani di essere convinto che vi siano le condizioni per giungere a una soluzione condivisa e soddisfacente, “…in modo che tavoli tra loro separati, in realtà, possano alimentarsi reciprocamente della buona volontà del più grande gestore e della volontà condivisa di tutti i gestori per costruire per le reti di telecomunicazioni italiane uno sviluppo adeguato, tanto nella parte mobile quanto nella parte fissa, consapevoli tutti che rappresentano, come dicevo all’inizio, il volano determinante per la crescita, e la crescita con occupazione, del nostro Paese”.

L’ex monopolista, secondo il ministro, ha agito responsabilmente accogliendo le proposte del Governo, che si è subito espresso contro l’unilateralità della decisione di mettere in mobilità, procedura che conduce al licenziamento, 3.700 lavoratori.

Il dietrofront temporaneo, ha aggiunto Sacconi, è “…un atto significativo, tanto quanto significativo era l’atto di averla messa in opera. Il tempo assunto, non per concludere l’accordo, perché sarebbe un po’ irragionevole, ma perché ciascuno degli attori di questo tavolo possa liberamente e responsabilmente trarre alcune prime conclusioni è di quindici giorni. Quindi, è un tempo breve, che verrà intensamente impiegato dalle parti e dal Governo che parteciperà al tavolo negoziale in quanto soggetto interessato non solo astrattamente alla mediazione fra le parti, ma soprattutto ai contenuti di investimento”.

Soddisfazione per l’accordo è giunta anche dai sindacati, che però hanno sollecitato il Governo a utilizzare tutti gli strumenti necessari per obbligare l’azienda a fare investimenti, invece che limitarsi a sfruttare la rete – un bene di tutti – senza innovarla e prendendo solo i profitti che da essa derivano. Secondo il segretario nazionale della Cisl, Raffaele Bonanni, “…la cesura tra domani è quanto avvenuto ieri, infatti, sta proprio nell’investimento o meno. Se si investe anche gli esuberi molto probabilmente non ci saranno”.

Nell’interrogazione bipartisan svoltasi stamani alla Camera, è stata invece espressa “grande preoccupazione” per il piano industriale di Telecom Italia, “che appare incentrato solo sulla riduzione dell’occupazione e degli investimenti, privo di qualsiasi prospettiva industriale, e che evidenzia il disinteresse per un rilancio non più rimandabile di un settore strategico per il Paese, condannando l’industria delle telecomunicazioni italiana ad un ruolo sempre più marginale”.

Sottolineando l’importanza della rete gestita da Telecom Italia “la cui innovazione e modernizzazione rappresenta una condizione essenziale per la crescita e per la competitività del sistema Paese”, i promotori dell’interrogazione hanno quindi sottolineato che “il piano industriale prospettato dall’azienda non appare orientato ad una logica di sviluppo, né sul mercato domestico, né sulle attività internazionali, con un preoccupante calo di redditività che porta l’azienda ad una crisi di sistema”.

Secondo i 34 firmatari, negli ultimi dieci anni, “Telecom ha già pesantemente ristretto il proprio perimetro operativo attraverso la vendita di partecipazioni, la vendita di immobili, la riduzione di personale, la riduzione degli investimenti” e ha attuato una politica industriale che ha “notevolmente ridimensionato il valore dell’azienda e la criticità della situazione debitoria”.

E quanto mai urgente, dunque, “predisporre un piano industriale strategico che consenta alla Telecom di tornare leader mondiale nelle telecomunicazioni attraverso investimenti tecnologici e sul capitale umano” e a questo proposito hanno chiesto se il Governo “non intenda adottare ogni iniziativa di competenza affinché Telecom Italia reinvesta una parte significativa degli utili nelle nuove infrastrutture di rete (ngn), con il conseguente superamento del digital divide”.

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