Mondo
Mentre Google otteneva nel corso del weekend l’atteso rinnovo della licenza per continuare a operare in Cina, Apple ha aperto a Shanghai un secondo store, nel tentativo di diffondere l’iPhone-mania anche nel Paese, che ha finora resistito al gadget più in voga del momento.
Al primo trimestre, la società di Cupertino controllava meno dell’1% del mercato cinese dei Pc e meno del 2% di quello degli smartphone (dati IDC).
Come in tutto il resto del mondo, anche stavolta si è assistito alle solite file cominciate all’alba, nella speranza di accaparrarsi un iPhone 4 o un iPad, ma i fan hanno dovuto accontentarsi dei modelli più vecchi prodotti dal gruppo californiano, che tarda ancora a offrire agli utenti cinesi gli stessi dispositivi offerti negli Usa e in Europa.
Penalizzata dai prezzi molto alti dei suoi prodotti di fronte a un’offerta gigantesca, in Cina Apple deve confrontarsi anche con l’esplosione del cosiddetto ‘mercato grigio‘: aggirando le reti di distribuzione ufficiale, gli utenti che possono permetterselo, acquistano da piccoli negozi dispositivi introdotti spesso illegalmente da Hong Kong, Singapore e Stati Uniti.
China Unicom, il secondo operatore mobile del Paese, partner ufficiale di Apple in Cina, ha venduto soltanto 750 mila iPhone nei sei mesi seguiti al lancio del dispositivo nel paese, mentre, secondo i dati della società BDA, sul mercato grigio ne circolerebbero tre volte tanto.
Il ritardo di Apple sul mercato cinese è stato stigmatizzato da Liu Chuanzi, ad di Lenovo, secondo cui il gruppo americano ha mancato una incredibile opportunità sul mercato cinese, a causa della sua incapacità di comprendere i bisogni dei consumatori locali.
Per recuperare questo ritardo, Apple ha programmato l’apertura di 25 Store entro il 2012, una reazione che permetterebbe alla società di fare della Cina il suo terzo maggiore mercato mondiale.
Buone nuove anche per Google, che ha finalmente ottenuto il rinnovo della licenza scaduta a fine giugno: il ministero cinese dell’industria ha infatti confermato il buon esito della vicenda.
Secondo l’agenzia di stampa China News, la società di Mountain View si è impegnata a “sottostare alle leggi cinesi” e, dunque, a non diffondere contenuti ritenuti illegali dal governo.
A gennaio, dopo aver subito un attacco hacker, Google aveva deciso di dirigere gli utenti cinesi verso i server di Hong Kong, per consentire agli utenti del Paese di effettuare ricerche non censurate.