Unione Europea
Google, ancora in attesa del rinnovo della licenza per operare in Cina, si è detto fiducioso sul buon esito della valutazione del governo di Pechino.
Il Ceo Eric Schmidt è ottimista: “ci aspettiamo di ottenere la necessaria licenza operativa”, ha affermato, in contrasto ai commenti circolati nei giorni scorsi secondo i quali il governo cinese minacciava di rifiutare il rinnovo della licenza, scaduta a fine giugno.
All’inizio di quest’anno, in seguito a un attacco hacker proveniente proprio dalla Cina e volto a carpire le informazioni su presunti cyber dissidenti stipate nei server della società americana, Google ha deciso di porre fine alla censura imposta da Pechino sulle ricerche online, redirigendo gli utenti cinesi sui server di Hong Kong.
Per poter mantenere le proprie attività nel Paese senza tornare indietro sulla censura, quindi, la società ha creato un sito ‘ponte’ statico da cui non è possibile fare ricerche ma che rimanda al sito di Hong Kong, dal quale gli utenti possono continuare a fare ricerche senza censure.
“Se dovessimo continuare a dirottare gli utenti verso il sito di Hong Kong non potremo più rinnovare la nostra licenza ICP (Internet Content Provider), senza la quale non potremmo più gestire un sito commerciale come Google.cn e quindi saremmo completamente oscurati”, aveva spiegato qualche giorno fa il vicepresidente di Google, David Drummond.
Anche se i profitti che Google ottiene in Cina sono solo una piccola parte di quelli registrati a livello globale – 300-400 milioni di dollari sui 24 miliardi complessivi – la società non può permettersi di lasciare il mercato che, con i suoi 400 milioni di utenti, è il più grande del mondo ed è anche tra quelli più promettenti in termini di crescita.
La penetrazione di internet è infatti al 25%, contro il 70-80% di Giappone e Corea del Sud.
Il gruppo americano controlla il 30% del mercato della ricerca online cinese, dominato dal concorrente locale Baidu. Un mercato che nel 2009 ha generato un giro d’affari da 1,05 miliardi di dollari.
Senza la possibilità di operare nella ricerca online, a Google resterebbe solo quella di imporsi sul mercato mobile col sistema operativo mobile Android, già distribuito dai due principali operatori mobili China Mobile e China Unicom. In caso di mancato rinnovo della licenza, tuttavia, il governo potrebbe mettere i bastoni fra le ruote di Google anche nel settore mobile.
La società, intanto, ha annunciato che ricomincerà a raccogliere dati per i servizi di mappe digitali in 4 paesi, dopo le polemiche seguite alla scoperta che nel corso di queste operazioni le ‘Google Cars‘ raccoglievano anche i dati delle reti Wi-Fi che incontravano sul loro cammino.
La mappatura comincerà in Irlanda, Norvegia, Sud Africa e Svezia la prossima settimana, ma la società ha assicurato ai regolatori nazionali che nessuna informazione Wi-Fi sarà carpita.