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Nexus One: JPMorgan taglia le stime su Google. Dagli Usa, intanto, nuovo piano per proteggere le reti critiche dagli attacchi hacker

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JPMorgan Securities ha tagliato dell’11%, a 566 dollari, il prezzo di riferimento per le azioni Google, alla luce dell’andamento negativo delle vendite dello smartphone Nexus One – che avrebbe dovuto rappresentare la risposta all’iPhone di Apple – e dell’incerta posizione in Cina, dove il governo sta ancora valutando l’eventuale rinnovo della licenza che consente alla società di operare nel Paese.

 

Dall’inizio dell’anno, le azioni Google hanno perso il 30% del loro valore, passando dai 626,75 dollari della fine del 2009 ai 437 di martedì.

Secondo gli analisti, Google non ha ben ponderato il proprio ingresso diretto nel settore degli smartphone: se, infatti, il sistema operativo Android si è rivelato un successo, il Nexus One è stato un passo falso, poiché il dispositivo si è trovato a competere con troppi altri smartphone basati proprio sull’OS targato Google. Sbagliata anche l’idea di vendere il dispositivo attraverso un apposito sito web, chiuso a maggio dopo 4 mesi di vita.

Una serie di passi falsi, dunque, che hanno spinto JPMorgan a rivedere al ribasso anche le stime sui profitti per il secondo trimestre, passati da 5,07 miliardi (6,61 dollari per azione) a 4,92 miliardi (6,38 dollari per azione).

 

Ieri, intanto, un’altra tegola è caduta sulla testa del re dei motori di ricerca: l’Antitrust europeo sembra deciso a vagliare molto attentamente le segnalazioni relative a presunte penalizzazioni, da parte di Google, sulle pagine web dei concorrenti. Il commissario europeo alla concorrenza di mercati, Joaquin Almunia ha spiegato che si tratta ancora di verifiche preliminari, dettate dalla consapevolezza dell’importanza di un mercato concorrenziale per le ricerche su internet.

 

Un nuovo fronte, insomma, che va ad aggiungersi ai diversi screzi apertisi tra la società di Mountain View e le autorità europee, mentre – sulla scia dell’attacco hacker subito a gennaio da parte, presumibilmente, della Cina – il governo Usa si appresta a lanciare il programma ‘Perfect Citizen‘, volto a rilevare cyberattacchi a compagnie private e agenzie governative che gestiscono infrastrutture critiche come le reti elettriche, quelle per il controllo aereo e gli impianti nucleari.

Il piano di sorveglianza sarà concretizzato attraverso l’utilizzo di sensori dislocati nelle reti informatiche alla base di queste importanti infrastrutture, i quali si attiverebbero in caso di attività anomale, segnalando quindi un imminente attacco.

Il programma, coordinato dalla National Security Agency, non si baserebbe, dunque, sul controllo intensivo dell’intero sistema informatico, ma lo stesso ha dato adito a critiche: sono in molti a evocare un nuovo ‘Grande Fratello’, anche se ufficiali vicini alla NSA sostengono che il sistema non sarebbe certo più intrusivo, ad esempio, delle telecamere utilizzate per gestire i flussi di traffico sulle strade.

 

Da oltre un decennio, riporta il Wall Street Journal, il governo americano ha manifestato il proprio interesse nella sicurezza delle reti critiche gestite da privati, limitandosi però fin qui alle utilities: l’incremento drammatico dei cyber attacchi ha quindi aumentato la preoccupazione riguardo la vulnerabilità delle reti elettroniche e lo scorso anno, il governo ha lanciato un piano battezzato April Strawberry, volto a rilevare ‘buchi’ nelle infrastrutture critiche e a cercare di chiuderli. Da qui la messa a punto di un piano più ampio, sfociato in Perfect Citizen, che andrebbe a essere finanziato dal piano multimiliardario Comprehensive National Cybersecurity Initiative, varato dall’amministrazione Bush e proseguito sotto quella di Obama.

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