Italia
“Siamo pronti a partire non appena Governo e Agcom ci metteranno in condizione di farlo”. Con questa espressione esordisce l’amministratore delegato di Wind Luigi Gubitosi che nel commentare la relazione del presidente dell’Authority Corrado Calabrò ha aggiunge: “il progetto Ngn degli operatori alternativi è solido e immediatamente finanziabile, manca solo il contesto normativo. Fa bene il Governo a promuovere il tavolo tecnico – ha proseguito l’amministratore delegato di Wind – l’Agcom faccia la sua parte spingendo maggiormente sulla fibra ottica e sulla centralità dell’Ull nel mercato italiano”.
Gubitosi, si riferisce alla richiesta del presidente dell’Authority che proprio ieri nel corso della relazione annuale ha chiesto agli operatori di “unire gli sforzi e di adottare iniziative concrete per lo sviluppo della rete di nuova generazione”.
Di contro, la richiesta degli addetti ai lavori che invitano l’Agcom ad adottare un quadro normativo chiaro e stabile per poter sviluppare la Ngn.
Ma per la rete di nuova generazione serve “un progetto Italia per una fiber Nation che eviti costose duplicazioni delle infrastrutture civili e faccia fare al Paese il salto di qualità di cui ha bisogno”. Ad affermarlo, lo stesso Calabrò che esaminando i progetti di Telecom Italia da una parte, e di Vodafone, Wind, Fastweb e Tiscali dall’altra ha aggiunto “l’impressione è che le pur apprezzabili idee progettuali proposte offrano una visione di quello che si può fare ma non ancora di quello che concretamente ci si impegna a fare. C’è, inoltre, parziale sovrapposizione delle aree geografiche d’intervento senza coordinamento delle opere di posa”.
Anche sulla base di queste considerazioni, Calabrò ha chiesto accordi, coordinati a livello nazionale tra operatori di TLC, amministrazioni territoriali ed eventuali imprenditori, finalizzati alla progressiva conversione alla fibra di determinate aree territoriali. “Ciò – ha detto ancora il numero uno dell’Agcom – darebbe al progetto prospettive di redditività con il carattere di certezza tipico delle utilities e aprirebbe potenzialmente la porta al finanziamento di investitori istituzionali, quale, in primis, la Cdp”.
“La rivoluzione della larga banda è comparabile con le grandi rivoluzioni industriali del secolo scorso. L’investimento in fibra ottica è visto negli Usa e altrove anche come una exit strategy per questo, rinunciare a un tale progetto non comporta solo la rinuncia del nostro Paese a svolgere un futuro da protagonista nell’innovazione, ma anche una sua minore capacità di reazione alla crisi economica contingente, realizzando dei risparmi“.