Pensare Digitale: Italia tra i primi in Europa per i servizi tradizionali ma al di sotto della media Ue per la diffusione della banda larga

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Calabrò PD

Pubblichiamo, di seguito, il discorso integrale del presidente Corrado Calabrò sull’Agenda Europea del Digitale, durante la presentazione del Rapporto annuale 2010 dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

 

 

 

Da qualche settimana l’Europa ha un’Agenda Digitale (vedi la presentazione a Roma e il videomessaggio del Commissario Ue Neelie Kroes).

 

A pochi mesi dal lancio del broadband plan americano, la Commissione Europea ha varato la sua manovra che mira a recuperare le minore velocità di sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, realizzando un mercato digitale europeo alimentato da reti internet ultraveloci e da applicazioni interoperabili.

           

E l’Italia?

Ancora una volta noi abbiano prefigurato prima degli altri la realtà in divenire, ma poi questa ha sorpassato la nostra capacità realizzatrice.

Le telecomunicazioni sono nella più grande fase di trasformazione da 70 anni in qua.

Finora il servizio in voce ha fornito il 70% dei ricavi e parte preponderante degli utili, ma i volumi di traffico in rete crescono vigorosamente ogni anno, anche in un sistema-Paese ancora poco digitale qual è il nostro. La rete attuale presenta ormai molteplici situazioni di saturazione sia per la rete fissa che per quella mobile.

Il futuro presuppone l’ultra banda, le reti di nuova generazione in fibra ottica con capacità di trasmissione sopra i 50 Mbit/s.

Ma gli stessi dati che ci vedono ai primi posti in Europa sul fronte dei prezzi dei servizi tradizionali e della concorrenza infrastrutturata, ci classificano sotto la media UE per diffusione della banda larga; siamo sotto la media anche per il numero di famiglie connesse a internet, oltre che per la diffusione degli acquisti on-line e per il contributo dell’ICT al PIL.

Il nostro Paese è il fanalino di coda nel commercio e nei servizi elettronici. Le nostre imprese vendono poco sul web; la quota di esportazioni legate all’ICT è pari al 2,2% e relega l’Italia al penultimo posto in Europa.

 

La visione di sistema che ancora manca

A cosa si deve una situazione così depressa nonostante il livello ai bassi prezzi del nostro sistema di telecomunicazioni?

Sono molteplici i fattori che influiscono sulla domanda.

L’UE ha tuttavia rilevato che l’Italia ha il record degli acquisti on-line dei biglietti del treno e dell’aereo. Come mai? Oltre a non fare più coda, l’utente non paga i diritti di emissione e non deve necessariamente stampare il biglietto.

Se l’Italia vuole essere on-line deve rimuovere le remore mentali e azzerare i balzelli digitali. Su questo tema devono collaborare le Autorità di settore (AGCM, AGCOM, Banca d’Italia) e il governo.

 

Il ragionamento secondo logiche passatiste, per cui bisognerebbe creare le condizioni della domanda prima di investire in nuove infrastrutture, riduce all’immobilismo. Per le nuove tecnologie, i percorsi di creazione e stimolo di domanda e offerta vanno di pari passo. In un ecosistema ogni singola parte cresce con il tutto; è una visone olistica delle reti e delle relazioni che si sviluppano.

 

Il tema chiave dell’Agenda europea è proprio la visione unitaria dell’ecosistema digitale.

Vodafone, Wind e Fastweb hanno avanzato congiuntamente uno schema di piano, cui ha aderito anche Tiscali, che postula, in una prima fase, investimenti (propri e altrui) per 2,5 miliardi di euro al fine di realizzare una rete in fibra destinata a connettere una parte rilevante della popolazione entro 5 anni.

 

Telecom Italia, a sua volta, ha illustrato il 10 giugno scorso all’Autorità il suo piano che annuncia fino a 7 miliardi di investimenti nei primi 3 anni (2010-2012), inclusi gli interventi necessari per il relegamento in fibra delle centrali (backhauling), che ha carattere prioritario. L’obiettivo immediato, per quanto riguarda la rete di accesso, è quello di collegare con la fibra ottica le unità immobiliari nelle 13 maggiori città italiane entro il 2015. in altre 125 città l’accesso in fibra arriverebbe successivamente. Lo switch off è legato al raggiungimento di determinate soglie di traffico.

 

Ogni imprenditore ha diritto di fare i suoi piani industriali e l’Autorità asseconderà ogni iniziativa, nel rispetto delle regole, in particolare di quelle sull’accesso.

 

Ma rilevo che l’Agenda digitale europea prevede che almeno il 50% delle famiglie europee utilizzi un collegamento superiore ai 100 Mbps entro il 2020.

 

I piani proposti portano a questo risultato?

Il piano Telecom consiste in parte in progetto industriale che tende a uno sviluppo della rete a uno sviluppo della rete ad alta velocità strettamente dimensionato sulle richieste attuali dell’utenza e su quelle ravvicinatamente attese. Questa è la parte in atto finanziata e scadenzabile in piani esecutivi.

 

Da parte sua lo schema di piano degli operatori alternativi non è certo in uno stadio più avanzato di attuabilità, subordinato, com’è, ad alcune condizioni fra tutte a quella del finanziamento.

L’impressione è dunque che le pur apprezzabili idee progettuali proposte offrano una visone di quello che si può fare, ma non ancora di quello che concretamente ci si impegna a fare.

C’è, inoltre, parziale sovrapposizione delle aree geografiche d’intervento, senza coordinamento delle opere di posa.

Per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale servono piani operativi.

 

Ci vuole quindi – sia pure, se del caso, integrativamente –  un’iniziativa complessiva, un progetto Italia per una  fiber Nation, che eviti costose duplicazioni delle infrastrutture civili e faccia fare al Paese il salto di qualità di cui ha bisogno.

Per centrare l’obiettivo Digital Agenda sono necessari accordi, coordinati a livello nazionale, tra operatori di telecomunicazioni, Amministrazioni territoriali, altri eventuali imprenditori, finalizzati alla progressiva conversione alla fibra di determinate aree territoriali. Ciò darebbe al progetto prospettive di redditività con il carattere di certezza tipico delle utilities e aprirebbe potenzialmente la porta al finanziamento di investitori istituzionali, quale, in primis, la Cassa depositi e prestiti.

Non stiamo suggerendo progetti lunari. La Regione Lombardia e la Provincia di Trento hanno già in corso progetti di tale tipo. Progetti sperimentali sono stati avviati in alcuni quartieri urbani.

In Francia il Governo ha lanciato un piano nazionale per l’economia digitale e l’ultra banda; i principali operatori hanno deciso di coordinarsi per realizzare una rete in fibra; la legge ha imposto a tutti gli operatori la condivisione delle cablature condominiali; il regolatore ha posto a consultazione pubblica il quadro re lamentare per lo sviluppo della fibra che differenzia le regole per le aree urbane da quelle a bassa densità di traffico.

 

 

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