Italia
Non c’è più tempo da perdere. Per arrivare a condividere le infrastrutture passive con gli altri operatori nelle aree grigie, bisogna necessariamente lavorare sulla rete di nuova generazione (Ngn).
Di questo, ne è assolutamente convinta Telecom Italia che per bocca del suo presidente Gabriele Galateri di Genola, ha ribadito la “necessità di passare dalla rete in rame alla rete di nuova generazione”.
La realizzazione entro il 2018 di una rete completamente nuova e capace di raggiungere il 50% della popolazione con la fibra ottica, è infatti l’obiettivo di Telecom che mira, tra l’altro, alla copertura delle principali città italiane entro il 2015 a partire da Milano.
Non solo, il presidente della nota società telefonica, ha anche spiegato nel corso di una tavola rotonda dedicata al ‘capitale digitale‘, tenutasi presso il museo Maxxi e organizzata nell’ambito dei dibattiti sul futuro dell’innovazione, che “è attualmente allo studio la realizzazione di una condivisione delle ‘infrastrutture passive’ in certe zone”.
Le cosiddette zone grigie. Quelle cioè, con scarsa rimuneratività e per le quali gli aiuti di Stato possono essere giustificati solo a patto che siano soddisfatte determinate condizioni.
Requisiti indispensabili già indicati nelle linee guida adottate dalla Commissione europea e rientranti nel Trattato europeo sugli aiuti di Stato e finanziamento pubblico delle reti a banda larga.
La Ue, infatti, ha voluto fornire alle parti interessate degli orientamenti “chiari e prevedibili” che aiutino gli Stati ad accelerare ed estendere la diffusione della banda larga, preservando allo stesso tempo le dinamiche di mercato e la concorrenza in un settore completamente liberalizzato.
Le linee guida, che tengono conto delle osservazioni pervenute nel corso di una consultazione pubblica, contengono disposizioni specifiche riguardanti anche lo sviluppo delle reti di accesso di nuova generazione (NGA), al fine di promuovere gli investimenti pubblici in questo settore strategico “senza creare indebite distorsioni della concorrenza”.
E così che, nel corso degli ultimi anni, attraverso l’adozione di oltre 40 decisioni individuali, la stessa Commissione si è impegnata a sviluppare una prassi coerente per quanto riguarda il sostegno dello Stato alla diffusione delle reti a banda larga.
Partendo da questa esperienza, le linee guida spiegano in che modo si possono canalizzare fondi pubblici – sia per la realizzazione di reti a banda larga tradizionali sia per le reti di nuova generazione – in quelle aree tralasciate dagli investimenti del settore privato.