Italia
“Il 99% delle farmacie online sono illegali”. A salvarsi, è appena il restante 1% concentrato sul territorio del Regno unito e della Germania. A lanciare l’allarme, il coordinatore dell’Unità di prevenzione e contraffazione dell’Agenzia italiana del Farmaco Domenico Di Giorgio che, intervenendo ad un incontro sui farmaci contraffatti ha ufficializzato i dati di una recente indagine del Censis che ha anche provveduto a fare una classificazione sulle tipologie di farmacie online illegali.
Allo stato attuale, due le distinzioni principali, quelle che distribuiscono prodotti illegali spesso provenienti dall’Asia, e le cosiddette ‘farmacie farsa’ ovvero, quelle utilizzate per operazioni di frode informatica.
“In ogni caso – ha sottolineato Di Giorgio – i dati italiani, seppur positivi, non ci consentono di abbassare la guardia considerando la crescita dei canali illegali e non controllati di distribuzione dei farmaci’. A tale proposito Di Giorgio ha citato l’esempio della Gran Bretagna, dove 1 medico su 4 ha riscontrato fra i propri pazienti disturbi provocati da farmaci comprati via internet. E sull’alterazione dei medicinali venduti sul web, proprio domani si celebrerà in tutti Italia, la giornata nazionale anticontraffazione.
Un giorno di mobilitazione promossa dell’Aduc, per ribellarsi a un meccanismo pericoloso e senza regole. Circa la metà dei siti internet infatti, oltre ad utilizzare canali illegali, vendono farmaci a prezzi stracciati, specie per quanto riguarda farmaci per perdere peso, anti-influenzali, per la disfunzione erettile, per smettere di fumare e antidolorifici, senza richiedere la ricetta medica e quindi senza appurare prima lo stato di salute del ‘paziente’.
“Una mancanza gravissima – secondo l’Aduc – poiché i farmaci in questione non solo possono contenere sostanze tossiche non presenti nel medicinale autentico, ma possono anche avere concentrazioni erronee di principio attivo o non contenere affatto il principio attivo”. “Noi – dichiara l’Aduc – riteniamo che sarebbe opportuno legalizzare e controllare la vendita online di farmaci, affinchè i milioni di italiani, che oggi non rinunciano all’acquisto via internet, abbiano una possibilità di farlo in modo sicuro e controllato’. ‘In questo senso – conclude l’associazione – d’intesa con la senatrice Donatella Poretti (PD) stiamo predisponendo un apposito disegno di legge”.
Una norma dello Stato per un maggiore controllo del settore, che trova favorevole anche il ministro della Salute Ferruccio Fazio che proprio ieri da Bruxelles ha annunciato che “non escludere un via libera dell’Italia, a fronte di precise garanzie, alle farmacie online per la vendita dei farmaci senza ricetta”.
“Se si arrivasse alla legalizzazione del commercio online a livello europeo – ha detto a tale proposito l’Aduc – l’Italia dovrebbe porre fine all’attuale divieto e questo porterebbe notevoli benefici per i consumatori italiani. Aumenterebbe innanzitutto la concorrenza e diminuirebbero i costi dei farmaci. Si potrebbe così scegliere fra un numero potenzialmente illimitato di farmacie in tutta Europa, evitando i costi legati alla distribuzione ogni volta che ci si reca fisicamente in farmacia. Soprattutto, si offrirebbe un canale regolamentato e controllato di vendita online, già oggi molto utilizzato in Italia con tutti i rischi e pericoli legati alla situazione di illegalità”.
Di parere del tutto contrario, la categoria dei farmacisti e gli aderenti all’Associazione distributori farmaceutici. Dopo avere invano richiesto correttivi alle misure anticrisi, a scendere in piazza domani ci saranno anche loro per contestare, tra le altre cose, anche, l’articolo 11 del decreto legge sulla manovra finanziaria che prevede un taglio del 55% dei margini commerciali.
“I costi per assicurare il costante puntuale rifornimento dei medicinali alle 18.000 farmacie italiane – spiegano i grossisti – hanno finora consentito un utile medio netto delle imprese di appena lo 0,13% sul fatturato e se il provvedimento dovesse essere approvato – aggiungono – la perdita di margine operativo per le aziende del settore metterebbe in ginocchio il servizio distributivo dei medicinali, con gravi riflessi sul piano economico e occupazionale di un settore in cui operano 241 unità distributive con 12.300 addetti”.
“Degli oltre 400 milioni ricavati – precisa poi la grande distribuzione – con il taglio almeno 250 graveranno sul conto economico delle aziende di distribuzione e, in un settore dove sono già stati realizzati investimenti tecnologici ed informatici per migliorare la produttività, non ci sarebbe altra strada per bilanciare le perdite se non incidere sul livello dei servizi, con la conseguente drastica riduzione della forza lavoro direttamente impegnata, nonché del numero degli operatori addetti ai servizi di trasporto o di altro genere”.
Per al Federfarma, ai problemi si aggiungono problemi a partire da quello dell’industria che “non dovrà sostenere altri oneri, mentre la farmacia continuerà a contribuire al contenimento della spesa attraverso un nuovo sistema di remunerazione per i farmaci erogati a carico del Ssn. Il nuovo sistema – scrivono in una nota – non più interamente agganciato al prezzo del farmaco, dovrà garantire una riduzione della spesa per il Ssn”. Le nuove proposte inserite nella manovra, secondo la federazione di categoria “incideranno profondamente sull’economia delle farmacie e a remunerare la prestazione professionale del farmacista più che l’attività commerciale, come auspicato dallo stesso ministro della Salute”. E ancora, per quanto riguarda i farmaci che, secondo quanto previsto dalla manovra dovrebbero essere trasferiti dall’assistenza farmaceutica ospedaliera alla farmaceutica territoriale per un importo pari a 600 milioni l’anno, c’è da chiarire che “con il trasferimento all’assistenza farmaceutica territoriale, l’eventuale sforamento non sarà più ripianato dalle Regioni ma dalla filiera del farmaco, industria, grossisti, farmacie, come previsto dalla legge. Ciò comporterà un alleggerimento degli oneri per le Regioni, trasferendone il carico proporzionalmente sull’intera filiera”.