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Agenda Digitale: la sfida dei nuovi media. Kroes, ‘E’ la qualità dei contenuti, non la piattaforma tecnologica a fare la differenza’

Europa


La transizione verso l’economia digitale crea una serie di sfide in diversi settori, in particolare per quello dei media. Delle molte problematiche legate a al prossimo futuro dell’Europa, in particolare nell’ampio contesto dell’Agenda Digitale, si è parlato nel corso del Media Lounge event organizzato da ACT, EGTA, WFA, AER, ENPA, EPC, FAEP al Parlamento europeo.

 

L’Agenda Digitale per l’Europa nasce dalla necessità urgente per l’Europa di accelerare la crescita della produttività e massimizzare le possibilità che le tecnologie digitali offrono per affrontare molte sfide sociali.

 

“La premessa dell’Agenda – ha affermato il Commissario Neelie Kroesè che solo una strategia globale per massimizzare il potenziale dell’ICT avrà un impatto reale”.

L’ICT, ha aggiunto, “…sta profondamente cambiando la nostra qualità della vita, il modo di fare business, di consumare e di riempire le nostre giornate”, ma soprattutto, le nuove tecnologie stanno modificando “l’equilibrio di potere tra Paesi, piattaforme di comunicazione e generazioni”.

 

È innegabile, dunque, che per essere una media company di successo, bisogna saper fare un buon uso delle innovazioni digitali, o anche saperle creare le innovazioni.

Nessuno – dai politici agli editori e ai produttori di contenuti“…può permettersi di essere passivo di fronte alle sfide della trasformazione digitale”, ma, ha aggiunto la Kroes, bisogna stabilire alcuni principi per la regolamentazione e l’innovazione dei media.

 

Senza una corretta transizione verso il digitale, l’Europa rischia di diventare il museo dei media, ha detto ancora la Kroes, sottolineando la volontà dell’esecutivo di rendere questo passaggio il più indolore possibile.

La Kroes ha quindi difeso il valore del pluralismo dei media e il suo ruolo vitale per la democrazia, definendo questi aspetti “un’ancora per i valori europei”.

Difendere principio “non negoziabile” del pluralismo vuol dire, secondo la Kroes, sottolineare il ruolo che possono svolgere le sovvenzioni statali e gli interventi regolatori – che certo non sono l’unica o la migliore tutela, ma sono necessari – ma anche credere nella “continua evoluzione del sistema duale fatto dal servizio pubblico e dalla Tv commerciale”.

C’è infatti bisogno di entrambi e non per forza pubblico e privato devono essere contrapposti: la vera competizione sta infatti nella qualità dei contenuti, l’unico vero strumento per garantire scelte reali ai consumatori e anche per spingerli a credere nei contenuti a pagamento.

 

“Ci sono persone abituate a pagare per i contenuti e altre che semplicemente non intendono farlo, ma ci sono abbastanza esempi che dimostrano come i consumatori siano disposti a pagare i contenuti giusti e di qualità”, ha sottolineato la Kroes.

Attualmente, data la miriade di informazioni in circolazione, è difficile trovare un posto nel cuore dei lettori, ma è anche vero che bisogna trovare una via d’uscita all’empasse dei vecchi modelli di business, che pure hanno saputo garantire introiti consistenti.

Soprattutto la stampa, deve trovare nuovi equilibri, ma anche i broadcaster che pure sembrano aver sofferto meno della crisi della pubblicità: prima o poi anche questi ultimi dovranno fare i conti con la nuova realtà. Non basterà per sempre il ricorso ai reality show, che – prodotti con budget contenuti – sono riusciti a raggiungere nuove e ampie fasce di pubblico.

 

“La tempesta – ha detto la Kroes – deve ancora arrivare, e mi chiedo cosa si stia facendo per rendere stabile la barca”.

 

Come diversificare i ricavi? Esistono nuovi modelli di business per la Pay TV cui attingere? Quali le piattaforme online in grado di supportare la programmazione? Servono cambiamenti all’attuale Direttiva Satellite and Cable, che regola la distribuzione online delle opere audiovisive?

Queste le domande che la Kroes ha rivolto agli addetti ai lavori presenti all’evento, spiegando anche che la Ue verificherà con attenzione se gli Stati membri oltrepassino i livelli fissati dalla direttiva, e se ciò sia giustificato in base al principio di proporzionalità.

 

Bisogna quindi, ha aggiunto, stare molto attenti alla piattaforma che si sceglie: se infatti i servizi lineari – come la televisione – sono più regolati a causa del loro impatto sulla società e del limitato livello di scelta e di controllo degli utenti, i servizi on-demand sono soggetti a regolamentazioni più leggere.

Riguardo l’advertising, invece, il fardello regolatorio è stato ridotto fortemente dalla direttiva sui servizi media audiovisivi.

 

Le nuove norme sulla pubblicità, che eliminano i limiti giornalieri per la quantità di pubblicità trasmessa in TV, garantiscono una maggiore flessibilità per i tetti pubblicitari. Anche il product placement offre nuove opportunità in una situazione in cui gli spot pubblicitari tradizionali stanno perdendo parte della loro attrattiva.

 

“Comprendo la tentazione di evitare i cambiamenti dirompenti – ha aggiunto la Kroes – ma come ha ricordato una volta Winston Churchill, si deve camminare di pari passo con il cambiamento perché non ci afferri per la gola”.

“L’Europa non deve diventare il museo dei media e mi impegno affinché la transizione sia il meno ardua possibile. Il mio lavoro, tuttavia – ha concluso – è quello di promuovere il pluralismo in generale, non una piattaforma o un gruppo di player in particolare”.

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