Italia
“Siamo fortemente preoccupati per quel che accade nel digitale terrestre e guarderemo con la massima attenzione ogni provvedimento in tal senso. Difenderemo le tv locali perchè per noi la televisione locale è un servizio pubblico”. Ad esprimersi in questi termini è il presidente della Regione Veneto Luca Zaia che interviene sull’approvazione da parte del Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, del Piano nazionale di assegnazione delle frequenze televisive (PNAF) per il digitale terrestre . “Non mancheremo di costituirci parte civile nel caso in cui dovesse saltare fuori che il Veneto è stato in qualche modo penalizzato – ha aggiunto in governatore – i territori devono avere le loro casse di risonanza e i cittadini , devono poter usufruire di un servizio pubblico televisioni che siano al servizio del territorio”. “Le visioni centralistiche e centraliste di questo Paese – ha concluso – porteranno a voler dare la vera bordata sul fronte della comunicazione. Noi saremo li a difendere le tv locali e a vigilare sul digitale terrestre”.
Il presidente della regione Veneto, non è però il solo a prendere posizione in tal senso. Pochi giorni fa, infatti, anche il periodico di Aeranti-Corallo ‘Teleradiofax’, nel riportare il malcontento generale che la decisione Agcom ha suscitato nell’ambiente scriveva “il piano delle frequenze penalizza l’emittenza televisiva locale in quanto riduce le risorse radioelettriche a disposizione della stessa rispetto alla pianificazione adottata nelle sei aree già digitalizzate. Inoltre, non rispetta, sotto il profilo qualitativo, la riserva di almeno un terzo delle frequenze per le tv locali che avranno, a questo punto, interesse a proporre ricorso al Tar del Lazio per chiederne l’annullamento”.
Una revoca necessaria, secondo i diretti interessati che già in precedenza avevano propone all’Agcom la possibilità di usufruire di dieci numerazioni per le tv locali subito dopo quelle delle reti nazionali analogiche. Stessa adozione anche per quanto riguarda gli archi 101-200 e 201-300 e un settimo arco di numerazione (601-700) da assegnare alle ulteriori offerte delle emittenti locali.
Proposta questa, che l’Agcom non ha inteso prendere in considerazione sostenendo, così come spiegato nella nota diramata lo scorso 3 giugno a firma del presidente Agcom Corrado Calabrò che “il Piano di assegnazione delle frequenze è un adempimento caratterizzante e fondante dell’attività dell’Agcom” e che “è stato adottato dopo un’approfondita consultazione che ha coinvolto tutti i soggetti interessati e a seguito di un confronto con il ministero per lo Sviluppo Economico, al quale spettano le attività di coordinamento delle frequenze in sede internazionale”.
Per Calabrò, dunque, l’approvazione del Piano rappresenta “un passaggio ineludibile che l’Autorità, in linea con il suo ruolo istituzionale, ha portato a compimento in piena autonomia tecnica ed è dotato della necessaria flessibilità per rispondere alle esigenze attuali e ai futuri sviluppi tecnologici. Inoltre, al fine di garantire il massimo pluralismo e di favorire un uso efficiente ed effettivo delle frequenze, la pianificazione di dettaglio avverrà attraverso la convocazione di appositi tavoli tecnici, anche per assicurare continuità a quanto avvenuto regioni che hanno già effettuato il passaggio al digitale terrestre”.
Tutto questo però non basta e le emittenti televisive locali, da sempre critiche verso l’autorità garante, pare si stiano già attrezzando per impugnare la recente assegnazione di alcune frequenze operata il 9 febbraio dal Ministero a favore di una rete nazionale, prima dell’adozione del piano e in contrasto con il vincolo di realizzabilità di sole reti Sfn.