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Non è servito, a Telefonica l’aver aumentato del 10% l’offerta su Vivo, il maggiore operatore mobile brasiliano: il governo portoghese è intervenuto sulla cessione opponendo il suo veto in virtù della golden share detenuta nell’operatore. A Portugal Telecom, che insieme a Telefonica controlla Brasilcel – holding che a sua volta controlla il 60% di Vivo – il gruppo guidato da Cesar Alierta ha proposto un montante di 7,15 miliardi di euro, rispetto ai precedenti 6,5 miliardi.
Il primo ministro portoghese ha affermato però che una simile offerta non rispecchia l’interesse di Portugal Telecom nè quello dell’intero Paese. Una mossa che ha lasciato di sorpresa, visto che fin qui il governo aveva negato di voler ricorrere alla golden share per bloccare la scalata di Telefonica su Vivo. Il gruppo spagnolo ha fatto sapere che studierà la vicenda con i suoi legali per studiare un modo per contrastare il no di Lisbona.
Il termine Golden Share indica la possibilità per uno Stato, di mantenere poteri speciali su un’ex impresa pubblica, anche dopo la privatizzazione. Tra questi, quello di riservare allo Stato stesso una quantità di azioni o di nominare un proprio membro, con poteri più ampi degli altri componenti, nel consiglio di amministrazione della società.
La Golden Share – introdotta in Europa intorno agli anni ’90, quando furono avviate le prime privatizzazioni – può essere anche una quota simbolica di una sola azione, ma conferisce ugualmente allo Stato un potere strategico, anche dopo il completamento della privatizzazione.
Sorprende però che il governo portoghese abbia fatto ricorso a questo strumento anche perchè la Corte Ue dovrebbe pronunciarsi proprio sulla legalità della golden share di Portugal Telecom, ritenuta dalle autorità europee un impedimento al principio di libero movimento dei capitali, data la possibilità del governo di intervenire nelle decisioni più importanti relative alla società. La stessa Corte Ue ha condannato l’Italia per i poteri speciali detenuti in Telecom Italia, Eni, Enel e Finmeccanica , dando ragione alla Commissione europea che a giugno 2006 aveva deferito il nostro Paese alla Corte di Strasburgo per la violazione degli articoli 56 e 43 del Trattato CE.
Una precedente offerta di Telefonica su Vivo da 5,7 miliardi di euro era stata rispedita al mittente dalla società portoghese perché non rispecchiava il valore del gruppo, e già nel 2007 era stata rifiutata un’offerta da oltre 3 miliardi di euro.
Vista la saturazione del mercato domestico e le grandi prospettive del mercato sudamericano, Telefonica sta tentando di realizzare una maggiore integrazione tra Telesp (controllata di rete fissa) e Vivo.
Le attività di rete fissa di Telefonica in Brasile, pure considerato uno dei mercati più promettenti del Sudamerica in termini di crescita, si sono via via deteriorate a causa della pressante competizione: la società ha una capitalizzazione di mercato di circa 9,4 miliardi di dollari, ma le entrate sono diminuite del 16% negli ultimi tre mesi dello scorso anno.
Gli analisti prevedono sinergie comprese tra 2 e 4 miliardi di euro.
La scorsa settimana, intanto, Telefonica ha ceduto l’8% di Portugal Telecom ad altri investitori, mantenendo una quota del 2%.
Telefonica controllava infatti il 10% di Portugal Telecom: l’8,5% direttamente e l’1,5% indirettamente. Una quota dell’8%, sulla base dell’attuale valore di mercato, secondo gli analisti, corrisponderebbe a circa 640 milioni di euro.