Copyright: vittoria da 1 mld di dollari per Google. Per giustizia Usa ‘nessuna violazione’, ma Viacom annuncia ricorso

di Alessandra Talarico |

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Viacom-Google

Vittoria per Google sul fronte del copyright: il giudice Usa Louis Stanton ha infatti dato ragione al gruppo di Mountain View nella causa da un miliardo di dollari intentata da Viacom nel 2006, quando il colosso dei media, a cui fanno capo tra le altre la major cinematografica Paramount, il network televisivo statunitense CBS e la tv musicale MTV – ha chiesto di rimuovere alcuni video di sua proprietà da YouTube e alla giustizia di riconoscere il suo diritto ad accedere alla histroy view di Google, ossia i dati di tutti gli utenti che almeno una volta hanno guardato un filmato sul sito.

 

Sulla base del Digital Millenium Copyright Act, infatti, Google, che controlla YouTube, non può essere ritenuto colpevole di violazione del copyright in quanto – immediatamente dopo la denuncia di Viacom – si era apprestato a rimuovere i video contestati, circa 160 mila programmi diffusi sulla piattaforma di condivisione video senza autorizzazione, tra cui i programmi degli attori comici Jon Stewart e Stephen Colbert.

Questi filmati avrebbero generato sul sito oltre un miliardo e mezzo di contatti.

 

“Il fatto che Google abbia immediatamente rimosso i video da YouTube”, ha sottolineato il giudice, “ha protetto Google dalla responsabilità di violazione del copyright”.

Viacom ha annunciato ricorso contro una sentenza “errata e contraria ai dettami del Digital Millennium Copyright Act, agli intenti del Congresso e al punto di vista della Corte Suprema, espressi in recenti decisioni”.

“Porteremo la questione dinanzi alla Corte d’Appello per il Secondo circuito al più presto possibile”, annuncia Viacom in una nota.

 

Google ha parlato, invece, di una “importante vittoria, non solo per noi, ma anche per tutte quelle persone, che usano il web per comunicare e condividere esperienze”.

“I servizi online come YouTube – aggiunge Google – sono protetti a livello legale quando collaborano con i detentori dei diritti per aiutarli a gestire i loro diritti online”.

 

Per evitare il ripetersi di simili controversie, YouTube ha infatti siglato diversi accordi con major discografiche e Tv – tra cui Universal Music Group, Sony BMG, il gruppo televisivo CBS, Warner Music Group e Lions Gate Entertainment – per distribuire in modo gratuito e legale degli extract in cambio di una partecipazione alle entrate pubblicitarie.

 

La posizione di YouTube è stata sostenuta nel corso del processo anche da Facebook, Yahoo e IAC/Interactive: anche questi siti, infatti, possono ritenersi parte in causa, visto l’uso e lo scambio – attraverso le loro pagine – di articoli, video e foto.

 

La decisione del giudice Usa è coerente anche col quadro normativo europeo: sulla base dell’articolo 14 della Direttiva Ue 2000/31, il caso sarebbe stato trattato allo stesso modo anche di fronte a una corte europea.

La questione, tra l’altro, interessa anche il mercato italiano, dal momento che anche Mediaset  ha chiesto cinquecento milioni di euro a YouTube “per illecita diffusione e sfruttamento commerciale di file audio-video di proprietà delle società del gruppo”.

 

Il riconoscimento del fatto che un sito che ospita dei contenuti non sia penalmente responsabile se questi contenuti vengono rimossi prontamente, potrebbe avere impatto anche nella questione Google/Vividown, che ha visto la condanna di tre manager della divisione italiana del gruppo dal tribunale di Milano  per violazione della privacy, a conclusione del processo per la pubblicazione sul sito Google Video di un filmato nel quale veniva ritratto un ragazzo disabile mentre subiva vessazioni da parte di compagni di scuola.

 

La sentenza Google-Viacom.

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