Rai: botta e risposta a suon di comunicati stampa tra il Dg Mauro Masi e l’associazione dei dirigenti Adrai

di Antonietta Bruno |

E mentre incalzano le polemiche, buone nuove per il centro di produzione di Napoli che diventerà  la nuova rete digitale Rai interamente dedicata alla Cultura.

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Mauro Masi

La Rai è un’azienda sana e forte. I dipendenti Rai possono stare tranquilli, nessuno verrà lasciato a casa. Abbiamo recuperato i duecento milioni di euro persi per la crisi del mercato pubblicitario. Ora gli indicatori sono tutti positivi e il bilancio sarà in pareggio nel 2012.  Se ci saranno prepensionamenti saranno molto limitati e in settori marginali. Abbiamo già eliminato spese per oltre cento milioni di euro e la Sipra ne sta recuperando altrettanti“. Questo quanto ha comunicato questa mattina alla stampa il direttore generale della Rai Mauro Masi, rispondendo alle tante critiche sollevate in questi ultimi giorni circa i contenuti dell’emendamento Calderoli su privatizzazione dei canali e ufficializzazione dei compensi percepiti.

 

Ma secondo i dirigenti della Tv pubblica che intervengono sulla questione per mezzo di una nota stampa “il problema non è solo questo” e il direttore Masi “non capisce i problemi della Rai o non se ne fa carico

Se ho ben capito, il Direttore della Rai Masi afferma – scrive l’Adrai, associazione dei dirigenti Rai  che il documento dei dirigenti della Rai è rivolto all’emendamento Calderoli e alla pubblicazione dei nostri stipendi. Noi diciamo invece che è tutto chiaro poiché l’applicazione dell’emendamento Calderoli comporterebbe oltre 2 mila licenziamenti, il che non ci sembra affatto tranquillizzante. Al contrario – si legge ancora nella nota – non abbiamo alcun problema sulla pubblicazione degli stipendi, purché fatta con modalità che abbiano un senso. In ogni caso, questo è solo l’aspetto marginale di uno degli svariati punti contenuti nel comunicato. Per il resto – aggiungono dall’Adria – è sfuggito al Dg che abbiamo chiesto di non firmare il contratto di servizio finché contiene l’imposizione di impegni aggiuntivi e non finanziati; preso l’impegno di far causa per ottenere i finanziamenti pubblici negli anni indebitamente surrogati dalle entrate pubblicitarie per circa 1.2 miliardi di euro; invitato a soprassedere, in un momento di crisi, all’affidamento di consulenze di assai dubbia utilità e a nomine prive di fondamento professionale; invitato la politica ad occuparsi seriamente di Rai, evitando di generare essa stessa buona parte di quei costi di cui poi si scandalizza; affermato che secondo noi un servizio pubblico serio, autorevole e autonomo e’ importante, ma se che si ritiene che non sia così, ci si tolga il canone e si fissino per Rai i medesimi tetti pubblicitari dei concorrenti”.

 

Parecchio dura la replica dei dipendenti Rai, che vedono proprio nella figura di Mauro Masi la persona che non cura gli interessi della ‘classe operaia’.

Secondo il direttore generale, invece, il “grande male” dell’azienda di viale Mazzini è il Consiglio di Amministrazione e il suo sistema di elezione. “Un cda a nove membri – afferma Masi – lo porta ad avere vincoli formali con il Parlamento poteri decisionali limitatissimi al direttore generale”. Nello spiegare le sue ragioni, Masi si riferisce in particolare al caso Ruffini ‘esempio significativo dei poteri di un direttore generale’ e per il quale “non ho potuto cambiare un direttore in carica da 8 anni, pur con il voto di 8 consiglieri su 9 e proponendo un sostituto di indubbio valore e non certo politicamente di un’altra area”. E sul nominativo di Santoro? “Farò di tutto per trovare una soluzione consensuale – ha detto – nella televisione che ho in mente, una sua collocazione anche come autore esterno può essere molto efficace”.

Riportando l’attenzione sulle nomine esterne ‘indispensabili a volte per sconfiggere il vero grande male della Rai’ ha parlato di “‘estremo conservatorismo’ rappresentato da quel partito trasversale Rai cui non piaccio e che nemmeno a me piace particolarmente. Un partito che rigetta l’innovazione. Mi hanno criticato per aver confermato la rottura del contratto con Sky – ha ribadito – ma quei canali sono già ripagati e soprattutto ci hanno portato alla vittoria negli ascolti per la quattordicesima volta consecutiva. E questo dato credo debba far riflettere chi dice che siamo succubi a Mediaset”.

 

Tra mille polemiche, una ventata di serenità arriva invece il centro di produzione di Napoli destinato a diventare la nuova rete digitale Rai interamente dedicata alla Cultura. A sostenerlo a margine di una conversazione telefonica con lo stesso direttore generale Mauro Masi, Antonia Ruggiero (Pdl), presidente della Commissione Consiliare Permanente Istruzione e Cultura per la Campania. “Ho raccolto le preoccupazioni degli operatori della comunicazione e dei dipendenti del centro Rai di Napoli – ha detto l’esponente politico in forza al Pdl – e le ho sottoposte all’attenzione dei vertici nazionali dell’azienda, ai quali ho pure sottolineato come l’impresa televisiva costituisca un’occasione di crescita economica e sociale per l’intera regione”. “Rispetto ad entrambi i punti – ha aggiunto – ho registrato la più sincera apertura del direttore Masi e la rassicurazione che il Centro Produzione di Napoli, già protagonista della passata stagione televisiva con lo show di punta del sabato sera condotto dalla Clerici, sarà la sede della nuova rete digitale Rai interamente dedicata alla Cultura. Ringrazio quindi i vertici della Rai per la straordinaria occasione che intendono offrire alla Campania e per la sensibilità dimostrata per il Centro di Produzione napoletano”.

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