Stati Uniti
Una serie di incontri a porte chiuse con le lobby della telefonia, di internet e del cavo per trovare un accordo sulla regolamentazione della banda larga.
I rappresentanti dei fornitori di servizi a banda larga – da AT&T a Verizon – e delle società internet americane (da Google a Facebook) hanno incontrato ieri Edward Lazarus, capo del personale del presidente FCC Julius Genachowski.
Incontri simili si erano svolti anche venerdì, il giorno dopo il voto con cui la FCC ha chiesto commenti pubblici su tre possibili opzioni per ridefinire il proprio ruolo nella regolazione della banda larga.
Il nodo centrale riguarda la riclassificazione delle norme sulla banda larga nel “titolo II” del Communications ACT. La riclassificazione implica l’inclusione del broadband entro i servizi di telecomunicazione, rendendo cosi la banda larga oggetto di intervento di potestà regolatoria da parte della FCC anche per questioni non attinenti all’accesso, quali i prezzi dei servizi e la concorrenza (cosi come avviene per i servizi di telecomunicazione).
Ad aprile, tuttavia, la Corte d’Appello del distretto di Columbia ha decretato che la FCC non ha la competenza di stabilire se gli operatori possano o meno limitare il traffico internet sulle loro reti, riaprendo così il dibattito sulla neutralità della rete e sulle competenze dell’Authority in materia.
La FCC era intervenuta sul caso di un operatore via cavo – Comcast – accusato di aver bloccato l’accesso al sito P2P BitTorrent.
Proprio Comcast ha messo in dubbio l’autorità della FCC, non deputata secondo l’operatore a regolare le questioni relative al web e i giudici gli hanno dato ragione, sentenziando che la FCC sia andata al di là delle proprie competenze quando, nel 2008 e dopo aver effettuato una lunga indagine, sanzionò l’operatore via cavo.
La FCC aveva quindi proposto nuove linee guida per obbligare gli operatori a rendere pubbliche le modalità con le quali gestiscono la rete, per evitare l’eventuale discriminazione o il blocco illegittimo di servizi e applicazioni. Misure immediatamente contestate dagli operatori come AT&T, Verizon e Comcast, che hanno reso manifesta la loro opposizione a quella che è giudicata come un’intromissione del governo nella gestione delle reti, definendo questo tipo di regolamentazione “inutile” oltre che dannosa, poiché impedirebbe ai carrier di gestire le proprie reti e di prevenire, ad esempio la diffusione di virus o altri contenuti pericolosi.
Plauso all’iniziativa è invece giunto dalle web company, tra cui Google, secondo i quali decisione della FCC assicura che “la scelta dei consumatori e l’innovazione nella banda larga ricevano le protezioni di cui questa essenziale infrastruttura di comunicazione ha bisogno”.
Genachowsky ha tentato di rassicurare le società che si oppongono alle misure, affermando che non saranno applicate alla banda larga le attuali leggi sulla regolamentazione delle tariffe e gli obblighi di condivisione.
Il chairman della FCC si trova quindi tra due fuochi e con questi incontri sta tentando di trovare un equilibrio tra gli interessi delle lobby. Secondo molte fonti, Genachowsky potrà vincere la battaglia sulla net neutrality solo se abbandonerà il suo tentativo di regolare la banda larga sotto le attuali regole della telefonia.
Non sembra, tuttavia, che questi incontri abbiano portato a reali progressi nella discussione e potrebbero volerci anni prima di raggiungere un accordo su una legislazione che soddisfi tutti.