Stati Uniti
Non ci sono più dubbi, ‘Google sapeva e non ha fatto niente per evitare le intercettazioni di dati sensibili e privati‘. Ed è su questa certezza ‘provata‘ da elementi che il gruppo inglese Privacy International ha tirato fuori anche da un rapporto stilato da Stroz Friedberg e finanziato dallo stesso Google nell’ambito di una investigazione interna, che i giuristi di 30 Paesi si stanno muovendo per accertare le violazioni compiute dal noto motore di ricerca nell’ambito dell’operazione di mappatura fotografica delle strade di tutto il mondo.
Circa 600 gigabyte di dati sensibili e privati catturati dagli operatori di Google sin dal 2007.
Da qui, centinaia di denunce e l’avvio di diverse azioni legali intraprese dai singoli Stati contro Mountain View, fino ad arrivare a un’operazione congiunta che non trova limiti ai confini.
A guidare l’esercito di chi ora vuole spiegazioni, oltre che visionare tutti i dati raccolti, il Connecticut che tramite il suo procuratore generale Richard Blumenthal, ha avviato una indagine multi-stato chiamando a raccolta numerosi Stati europei tra cui anche l’Italia, oltre che Australia, Nuova Zelanda, Massachusetts, Illinois e Canada.
Nuovi elementi, più Stati contro e guai ancora maggiori per la nota azienda statunitense che per evitare il disastro aveva, qualche settimana fa, accettato le richieste delle autorità europee di consegnare le informazioni captate e chiudere così l’annosa vicenda.
Ma dall’errore involontario, si passa ora alla ‘premeditazione’ nel senso che nel rapporto vagliato dai 30 Stati coinvolti, pare proprio che Google abbia “intenzionalmente progettato il sofisticato software ‘gslite’ per fare decadere le informazioni cifrate e registrare su hard disk i pacchetti di rete non cifrati“.
Inoltre, sempre secondo l’analisi di giuristi ed esperti del settore, ma anche dagli elementi raccolti dal francese Cnil, si evincerebbe come Google, nella sua mappatura delle reti WiFi, si sarebbe impossessato di molte informazioni protette dalla legge tra cui password e frammenti di email.
“Da un esame preliminare – afferma il presidente di Cnil Alex Turk – sembra già potersi confermare la presenza di informazioni normalmente protette dai regolamenti bancari e sulla privacy medica“.
Dal canto suo Mountain View, che non ha rinunciato alle Google-car che continuano a girare e fotografare il mondo ma stavolta senza raccogliere dati relativi alle reti wireless, continua a giustificarsi riaffermando la tesi dell’errore involontario. “Stiamo lavorando insieme alle autorità competenti in ogni paese – ha dichiarato ancora da Mountain View – per risolvere ogni tipo di questione che si dovesse porre. Il nostro obiettivo è eliminare i dati che le agenzia di sicurezza locali riterranno che non avremmo dovuto raccogliere”.