Italia
A che punto è il processo di innovazione in Italia? Si investe in modo adeguato? E se sì, investiamo sui filoni che possono garantire un rilancio della competitività del sistema Paese?
Sono questi i temi del convegno di Glocus Innovazione, “Come finanziare l’innovazione per far ripartire l’Italia”, che si terrà il 23 giugno a Roma.
Un incontro che si propone di analizzare le cause dell’immobilismo italiano e di identificare delle linee guida che possano costituire la base di una politica che riesca a sfruttare meglio le risorse disponibili e a rimuovere gli ostacoli per una ripresa più rapida.
Facendo un confronto con gli altri Paesi europei, ugualmente colpiti dalla crisi, l’Italia risulta in ritardo sui fronti chiave per la competitività.
Come sottolinea Andrea Valboni, direttore del comitato scientifico di Glocus Innovazione, “Ricerca, innovazione e competitività sono i tre termini di un’equazione che nel nostro Paese non pare essere in grado di produrre i risultati attesi”.
Certo, vi sono stati alcuni miglioramenti in indicatori chiave per misurare l’innovazione come nella R&S e nelle assunzioni in settori medium-high tech (trainate dal settore meccanico), nel Community trademarks e Design (trainate dal settore del “made in Italy“) e nelle spese non destinate all’R&D (non R&D Expenditures) – ma la ricaduta economica risulta ugualmente negativa.
Tre, in particolare, le aree che presentano maggiori criticità: il finanziamento all’innovazione (specialmente la scarsa presenza di ventur capital), la mobilità dei talenti (la cosiddetta “fuga dei cervelli”) e il miglioramento dei meccanismi alla base del trasferimento tecnologico.
Al di sotto della media Ue anche gli investimenti in R&S, specialmente nel settore privato (nel 2005, le aziende con meno di 100 dipendenti, cioè il 98% della produzione italiana, ha beneficiato del 10% dei finanziamenti all’innovazione), il venture capital e il livello di collaborazione tra aziende, e tra queste e i centri di ricerca (gli indicatori italiani hanno un valore minore della metà di quelli europei).
“L’Italia – sottolinea ancora Valboni – ha uno tra i più bassi indici per quanto riguarda i laureati in discipline scientifiche (S&E), la formazione del terziario e il long life learning, cioè programmi di riqualificazione costanti”.
Anche la percentuale di ricercatori, 3,4 ogni 1.000 dipendenti, è tra le più basse d’Europa.
Di queste tematiche discuteranno il prossimo 23 giugno il presidente di Glocus Linda Lanzillotta, Paolo Romani (Vice Ministro Sviluppo economico), Mario Baldassarri (Presidente commissione Finanze del Senato), Pietro Scott Jovane (AD Microsoft Italia e Vice Presidente Assinform), Luciano Caglioti (Presidente Sapienza Innovazione), Mario Cerchia (Coordinamento Operativo e Sviluppo UniCredit Group e Presidente di Roma Innovazione), Livio Gallo (Direttore della Divisione Infrastrutture e RETI e Responsabile del Progetto SMARTCITIES Enel), Alessandro Giari (Presidente dell’Associazione Parchi Scientifici e Tecnologici Italiani).
Glocus Innovazione nasce a gennaio come struttura autonoma all’interno di Glocus, il think tank indipendente per la promozione dell’innovazione e della modernizzazione economica, sociale e istituzionale, creato nel 2003 da Linda Lanzillotta, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie locali nell’ultimo governo Prodi, da sempre molto attenta e attiva sulle tematiche legate all’innovazione e alla società dell’informazione.
Glocus Innovazione (GI) nasce dalla volontà di coinvolgere all’interno di uno stesso progetto il Mercato, le Università e le Pubbliche amministrazioni, continuando il lavoro svolto per anni da Paolo Zocchi, Consigliere per l’Innovazione del Ministro Lanzillotta, prematuramente scomparso nel giugno dello scorso anno.