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Pubblicità: ridotti del 30% i ricavi nel 2009. In controtendenza India, Cina e Sud Africa

Europa


Stagione in affanno per la stampa dei paesi avanzati. Da una recente indagine Ocse, infatti, per quanto riguarda i ricavi pubblicitari, pare che il 2009 sia stato l’anno peggiore con crolli, sia in termini di entrate che di lettori, in ben 20 dei 30 paesi dell’area presa in esame.

 

A capeggiare la classifica delle perdite, la stampa quotidiana degli Stati Uniti con il -30% rispetto all’anno precedente, seguita da Gran Bretagna (-21%) e Grecia (-20%). Al quarto posto sempre con segno meno (18%) e pur vantando  un miglior bilanciamento sul peso delle inserzioni pubblicitarie rispetto al fatturato totale con un buon 49% contro il 57% della media Ocse, si posiziona l’Italia.

 

Cifre contenute in un rapporto sul futuro dell’informazione, e che proprio alla luce del contesto della continua espansione delle news online, molto diffuse in alcuni paesi piuttosto che in altri, l’Ocse solleva il problema della qualità delle notizie e delle politiche necessarie a preservarla, “tenuto conto del ruolo dell’informazione nelle società democratiche, della distribuzione delle notizie e della loro rilevanza pubblica”.

 

“Dopo anni molto redditizi, gli editori di quotidiani in molti paesi dell’Ocse stanno fronteggiando cali dei ricavi pubblicitari delle testate e delle tirature, e la crisi ha amplificato questo fenomeno” si riporta nella relazione dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. “Solitamente le percentuali di lettori di quotidiani sono più basse tra i giovani, che attribuiscono meno importanza alla stampa cartacea”.

 

Difficile l’anno 2009, anche per la stampa locale, mentre in generale si sono registrate perdite occupazionali negli Usa, Gran Bretagna, Olanda e Spagna.

Decisamente in controtendenza, alcuni paesi emergenti dove la circolazione di quotidiani è, a sorpresa, aumentata. E’ questo il caso dell’India con un significativa +45% tra il 2008 e il 2009, della Cina con un +29% nello stesso periodo e del Sud Africa con un +34%.

 

Dati del tutto differenti sono emersi invece per quanto riguarda la diffusione delle notizie su web. Sempre secondo indagini Ocse, le consulta la metà della popolazione. In questo caso i più attivi sono i giovani di età compresa tra i 25 e 34 anni di età. Ma al momento “resta difficile guardare a questo canale come a una scappatoia sul calo dei ricavi. La propensione a pagare per le news online resta bassa – avverte l’Ocse – e stenta a decollare l’apporto dei ricavi pubblicitari online che in media rappresentano sono il 4 per cento del fatturato totale dei quotidiani”.

 

Eppure le news sono un richiamo notevole sul generale utilizzo del web. Circa il 5% di tutte le visite in rete è fatto per leggere notizie –  rileva ancora l’Ocse – Diversi grandi quotidiani hanno visto aumentare i numeri di contatti ai loro portali e secondo l’ente parigino cruciale in queste dinamiche è il ruolo giocato dai portali di ricerca internet, come Google, nelle loro sezioni dedicate alle news”.

 

Riguardo, infine, la qualità delle notizie e la strategia di alcuni paesi sulle misure a sostegno dell’editoria per fronteggiare la crisi sul breve termine,  a giocare un ruolo importante, dovranno essere le autorità con interventi atti a preservare una stampa locale pluralista, senza però minarne l’indipendenza. Le ipotesi aperte al dibattito riguardano il come migliorare o intensificare i sostegni al settore e la loro eventuale estensione ai fornitori di news online, ma anche i ‘nuovi approcci‘ alla protezione dei contenuti dei quotidiani, il tema generale delle regole nell’editoria, il ruolo delle emittenti pubbliche e l’affidabilità della governance delle testate online.

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