NGN: ‘Telecom Italia si svegli e accetti di entrare nel consorzio dei competitor’. Il FT duro con TI, ‘L’Italia può permettersi solo una rete’

di Alessandra Talarico |

Paolo Bertoluzzo: 'Siamo a braccia aperte, e credo che questa sia anche la logica del viceministro Paolo Romani'.

Italia


Financial Times

“Altri Paesi possono ritenersi ricchi abbastanza per costruire reti di nuova generazione in competizione tra loro e con standard differenti”, ma non l’Italia che “può permettersene soltanto una”.

Per questo “Telecom Italia dovrebbe svegliarsi e annusare l’odore di caffè, mettere da parte le sue tendenze monopoliste e entrare nel consorzio” proposto da Fastweb, Vodafone e Wind.

 

Il Financial Times torna, ancora una volta, a fare le pulci alle infrastrutture tlc italiane e alla situazione di Telecom Italia di fronte alla necessità urgente di dotare il Paese di una rete NGN in grado di supportare la crescita del traffico internet.

Un problema che si pone, certo, in tutto il mondo, ma che in Italia è aggravato dalla pessima forma dell’incumbent. “Telecom Italia – scrive Paul Betts – è il più indebitato e il meno internazionale tra gli ex monopolisti ed è a malapena in grado di finanziare i costi di mantenimento della vecchia rete in rame che si aggirano sui 7,5 miliardi di euro per i prossimi 5 anni”.

 

Il giornalista del quotidiano economico della City definisce quindi “maldestro” il tentativo dell’Agcom di “puntellare” il bilancio di Telecom Italia con l’aumento delle tariffe di unbundling e sottolinea: “…non sorprende, quindi, che i competitor stiano cominciando a perdere la pazienza di fronte a una rete che non riesce a tenere il passo con le richieste dell’iPhone generation”.

 

I numeri forniti da Telecom Italia per rispondere al progetto “2010: Fibra per l’Italia” presentato da Fastweb, Vodafone e Wind, secondo Betts sono “riciclati e poco credibili” e servirebbero solo a far credere che la società può tranquillamente affrontare il discorso NGN senza cedere alle richieste di coinvestimento dei competitor.

Ma l’arretratezza della condizione di Telecom è evidenziata anche dalla tecnologia scelta per la nuova rete: il sistema GPON (Gigabyte Passive Optical Network), infatti, favorisce una rete chiusa e rappresenta un passo indietro anche rispetto all’attuale regime, in base al quale Telecom Italia è stata costretta a fornire ai concorrenti accesso fisico all’ultimo miglio della sua rete.

 

“Il sogno di Telecom Italia – aggiunge il FT – è apparentemente quello di una nuova rete che lascerebbe i competitor sempre alla sua mercè, relegando al regolatore il compito di assicurare il fair play. Non proprio quello che si definirebbe progresso”.

 

Secondo Betts, dunque, il piano degli incumbent per una rete FTTH punto-punto (P2P) dovrebbe “essere musica per le orecchie” del commissario Ue Neelie Kroes, al quale il progetto è stato presentato ieri.

“La semplicità e la trasparenza del P2P rappresenta una buona soluzione per evitare nuovi attriti, con gli ex monopolisti a tentare di ricreare una morsa sulle reti core”, ha aggiunto.

 

Sull’argomento si è quindi espresso, a margine della presentazione della relazione annuale dell’Antitrust, l’amministratore delegato di Vodafone Italia, Paolo Bertoluzzo, che ha ribadito come gli operatori alternativi siano disposti ad accogliere Telecom Italia nella newco per l’NGN: “Siamo a braccia aperte, e credo che questa sia anche la logica del viceministro Paolo Romani”.

“La nostra è un’iniziativa di sistema che è tanto più di successo e forte per il Paese, tanto più è partecipata da tutti”, ha continuato Bertoluzzo, sottolineando anche l’importanza del ruolo di Governo e Autorità per il progetto fibra ottica. Il tavolo di confronto, ha ricordato stamani Romani, si terrà nei prossimi giorni. “La mia proposta è quella di uscire da una logica di società della rete ed entrare in una logica di infrastruttura di rete. Stiamo aprendo il confronto e mi auguro che a giorni ci possa essere quell’incontro di cui si parla da tempo” ha concluso Romani.

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