Mondo
Il giro d’affari generato dai servizi a banda larga da rete fissa si è attestato nel 2009 a 170 miliardi di dollari (140 miliardi di euro), pari a una crescita annuale del 14%. Lo rivela uno studio di ABI Research, secondo cui la tecnologia DSL resta ancora la più diffusa e genera il 62% dei profitti totali del settore.
I servizi broadband su fibra ottica, tuttavia, registrano una forte crescita, soprattutto nella regione Asia Pacifico, che rappresenta l’80% del mercato globale della banda larga ultra veloce.
Anche gli operatori dell’Europa occidentale cominciano, comunque, a intensificare gli investimenti nella fibra ottica, spinti dalla crescente domanda di servizi di nuova generazione quali l’IPTV.
Telecom Italia punta a coprire il 50% della popolazione italiana entro il 2018, mentre gli operatori alternativi – Fastweb, Vodafone e Wind – puntano a fornire una connessione FTTH a 10 milioni di persone entro i prossimi 5 anni; in Francia, gli operatori hanno deciso di consonziarsi per accelerare la copertura nelle aree più densamente popolate e BT mira al 40% delle abitazioni britanniche entro il 2012.
Entro il 2014, dicono le proiezioni ABI, il mercato della banda larga genererà profitti per 210 miliardi di dollari, mentre i servizi basati sulla fibra ottica genereranno profitti per 25 miliardi di dollari nel 2010: “Il potenziale di crescita del giro d’affari della fibra è significativo”, ha affermato l’analista Jason Blackwell, prendendo ad esempio proprio l’iniziativa lanciata dagli operatori alternativi italiani per sottolineare l’importanza strategica dell’ultrabroadband.
In Italia, attualmente, la fibra raggiunge appena l’1% della popolazione: il livello di penetrazione, in sostanza, è fermo al 2000, quando Fastweb iniziò a cablare le principali città italiane, per poi fermarsi.
ABI sottolinea quindi che una maggiore penetrazione della banda larga contribuisce al calo dei prezzi a livello consumer e a una maggiore velocità delle connessioni rispetto a quelle aree in cui la penetrazione è più bassa. In Paesi come la Thailandia o l’India, una connessione da 4 Mbps costa circa 19 dollari al mese, mentre in Francia si spendono 24 dollari al mese per una connessione fissa a 20 Mbps.
Dal momento, quindi, che gli alti prezzi costituiscono una delle maggiori barriere per l’adozione della banda larga nei Paesi in via di sviluppo, gli analisti suggeriscono ai governi di incoraggiare la concorrenza tra player e tecnologie, così da abbassare i prezzi.
Nei mercati più avanzati, invece, gli operatori puntano sull’aggiornamento delle reti per attrarre nuovi clienti e mantenere quelli vecchi: fioriscono quindi le offerte ‘triple play’ e legate ai contenuti televisivi in alta definizione, che contribuiscono ad accrescere l’Arpu. ABI prevede che i profitti legati alla banda larga fissa toccheranno i 184 miliardi alla fine del 2010.