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Nuovo problema per Google, chiamato in causa dalla Turchia per provvedere alla registrazione del proprio nome nelle liste dei contribuenti.
Il caso scoppia e secondo fonti giornalistiche turche, il ministero delle Finanze avrebbe presentato a Google una richiesta di pagamento, per tasse arretrate, di 30 milioni di lire turche (15 milioni di euro).
Google, dunque, dovrà necessariamente mettersi in regola e pagare le tasse come qualsiasi altro contribuente turco. L’appello arriva anche dal ministro delle comunicazioni turco Binali Yildirim che ha esortato la multinazionale informatica americana Google Inc. ad adempiere ai dettami del Paese, poiché la procedura potrebbe accelerare la rimozione della messa al bando decretata nel 2008 dalle autorità locali sul sito Youtube dopo che un tribunale aveva deciso che alcuni filmati risultavano essere offensivi per Mustafa Kemal Ataturk, il fondatore della Turchia moderna.
“La compagnia dovrebbe aprire un ufficio di rappresentanza in Turchia – ha detto Yildirim – Youtube è un contribuente in 20 paesi e noi vogliamo che faccia lo stesso anche in Turchia”.
Dalla Turchia, in Italia per casi decisamente diversi ma che coinvolgono ancora il noto motore di ricerca americano. Stavolta la questione però, non è legata a tasse non pagate, bensì alla privacy e alla sentenza di condanna per tre dirigenti Google emessa dal Tribunale di Milano per non avere impedito, nel 2006, la pubblicazione su Google Video di un documento che mostrava un minore affetto da sindrome di Down di un istituto tecnico di Torino insultato e picchiato da altri studenti.
Google non commenta la decisione dei magistrati ma ribadisce l’attenzione dell’azienda al tema della privacy e non nasconde che “considerata la natura di internet, resta difficile implementare soluzioni di tutela che soddisfino le normative di ogni paese in cui il gruppo opera”. Ad affermarlo durante un incontro dedicato alla privacy, Alma Whitten, esponente del team di engineering nel Privacy Council di Google e senior lead del team di Applied Security. “La privacy per noi è molto importante – ha aggiunto Whitten – e il Privacy team cerca di adattarsi alla realtà di ogni Paese in cui operiamo, ma per come è fatto internet ci sono dei problemi a implementare soluzioni diverse per ogni paese”.