Italia
Le reti a banda larga sono infrastrutture in grado di portare prosperità nei territori in cui sono realizzate: esse, infatti, possono aumentare l’efficienza della pubblica amministrazione, incrementare la produttività delle imprese e migliorare la qualità della vita dei cittadini, di ogni fascia d’età, abilitando servizi quali la teledidattica e l’assistenza sanitaria a distanza.
Questo è un dato ormai appurato, che diventa però ancor più significativo in regioni svantaggiate economicamente e geograficamente come la Sardegna, attanagliata più di altri territori dalla crisi e dall’isolamento.
Eppure, è dalla Sardegna che – in tema di banda larga – parte un esempio di best practice che potrebbe essere replicato a livello nazionale: la provincia di Cagliari ha, infatti, una copertura broadband netta del 95%. Ci sono, dunque, le basi per il superamento totale del digital divide ma – come spesso succede in Italia – bisogna ancora attivare tutti quei meccanismi collaterali in grado di far ‘fruttare’ la rete, sia dal punto di vista economico che da quello sociale: dai programmi di alfabetizzazione digitale alle politiche di sviluppo della banda larga nei programmi politici di molte amministrazioni.
Nel corso del convegno organizzato dall’associazione industriali della Sardegna meridionale su “Banda larga: il nostro ponte”, il presidente di Telecom Italia, Gabriele Galateri, ha spiegato, ad esempio, che le aziende italiane, soprattutto quelle che hanno meno di dieci dipendenti, non sembrano avere ancora maturato la necessaria fiducia nella banda larga.
Il presidente della società telefonica italiana si è detto soddisfatto di quanto realizzato fin qui, anche perché “gran parte delle nostre proposte sono state recepite dal Governo, con il Piano del vice ministro Romani per abbattere il digital divide e con il Piano 2012 del ministro Brunetta”. Ma ha poi puntualizzato che “…delle aziende con più di dieci dipendenti, il 94% risulta collegato alla banda larga, sotto i dieci dipendenti appena il 50% ha un collegamento e lo utilizza soprattutto per la sicurezza”, battendo sempre sulla tesi che, prima di pensare alla rete di nuova generazione, bisognerebbe ‘educare’ i cittadini – ed, evidentemente anche le imprese – alla banda larga.
Non sembra invece di questa opinione il presidente di Tiscali Renato Soru che, dopo un lungo silenzio sull’argomento NGN, ha confermato che la sua società è pronta a far parte della rete in fibra ottica di nuova generazione. Quella degli operatori alternativi Fastweb, Vodafone e Wind, che il mese scorso hanno lanciato il progetto ‘2010: Fibra per l’Italia’, volto a realizzare un’infrastruttura di nuova generazione che porterà la fibra ottica in 10 milioni di case entro i prossimi 5 anni.
Un’infrastruttura – ha detto in un’intervista a Il Sole 24 Ore – di cui l’Italia non può più fare a meno, anche per un fatto di libertà di espressione.
I tre operatori promotori dell’iniziativa hanno subito invitato tutti i soggetti interessati a prendere parte al progetto e Renato Soru, accogliendo l’invito – anche se un po’ tardivamente – ha affermato che dotare il Paese “di una rete a banda larga capillare ed efficiente” è una priorità.
L’imprenditore sardo è stato il primo a cavalcare l’onda di internet in Italia e a offrire connessioni gratuite dal marzo del 1999, quando nasce TiscaliFreeNet il primo servizio di accesso alla rete senza il costo dell’abbonamento. La mossa fa triplicare in un anno il numero di utenti e consegna a Tiscali una fetta pari al 30% del mercato. Un mese più tardi Tiscali offre servizi telefonici su tutto il territorio nazionale e acquisisce una propria piattaforma per l’e-commerce.
Attualmente la società dispone di 600 siti in unbundling e in oltre 10 anni di attività ha investito più di 400 milioni di euro in tecnologia e rete, sostenendo la modernizzazione delle infrastrutture nazionali nel mercato italiano delle Tlc.
Quale migliore occasione, dunque, affinché tutti possano usufruire del suo know how e delle sue capacità tecnologiche.
Certo, ha affermato ancora Soru, sono molti i dettagli ancora da definire circa il progetto, che – a detta di Governo e Agcom – non potrà partire senza la collaborazione di Telecom Italia.
Soru si è detto d’accordo sulla necessità che l’operatore storico partecipi al progetto, ma ha sottolineato anche che “…occorre fare in modo che non ci sia per nessuno la possibilità di apporre un diritto di veto”.
Telecom Italia, infatti, ha più volte affermato che parteciperà al confronto con gli operatori per lo sviluppo della nuova rete, ma alle sue condizioni e senza cambiare i propri piani di investimento.
“Credo – ha aggiunto – che quello di cui gli operatori e l’intero sistema hanno bisogno sia la realizzazione di una nuova rete che garantisca apertura, parità di accesso e regole di ULL e della fibra ottica chiare e orientate al costo”, così come ha indicato anche la Commissione europea commentando ieri le decisioni dell’Authority britannica sulla rete NGN di BT, che dovrà essere aperta ai concorrenti, al momento attraverso l’accesso ‘virtuale’, ma solo come soluzione temporanea.
Riguardo nello specifico il progetto ‘2010: Fibra per l’Italia’ – che prevede un investimento iniziale di 2,5 miliardi di euro in 5 anni per coprire 15 città italiane – Soru ha affermato di scorgere nell’iniziativa “…l’affermazione concreta di una necessità che non può essere più trascurata: dotare anche l’Italia di quelle infrastrutture di cui gli altri Paesi con cui ci confrontiamo si stanno rapidamente dotando”.
“La banda larga – ha aggiunto – è il cuore di un Paese moderno e civile. Le decisioni che verranno prese su questo progetto determineranno la competitività dell’Italia di domani. Ecco perché – ha concluso – Tiscali lavorerà al fianco degli altri operatori e delle Istituzioni mettendo in campo il meglio delle proprie risorse”.
Secondo il manager sardo, tornato alla guida della società da lui creata dopo una parentesi in politica, bisognerà però subito espandere il progetto oltre le 15 città previste, per evitare un’ulteriore divisione del Paese tra zone ricche e zone svantaggiate.
Evitare che questo avvenga, però, “…sarà compito della politica e dello Stato”.
Tiscali si è unita, infine, ai tre operatori promotori del progetto ‘2010: Fibra per l’Italia’ nel chiedere al Governo e alle Istituzioni preposte di dare il via al processo per realizzare una società per la gestione della rete in fibra ottica con il contributo di tutti gli operatori di telecomunicazioni e delle Autorità.