FCC: il futuro è wireless. Genachowski, ‘Più spettro alla banda larga mobile’, ma cresce l’opposizione del Congresso al piano nazionale

di Alessandra Talarico |

In fondo all’articolo, la copia della lettera inviata al chairman FCC da 170 Parlamentari del Congresso contro la riclassificazione del broadband nel “titolo II”del Communications ACT.

Stati Uniti


Julius Genachowski

Garantire più spettro alla banda larga mobile per accelerare l’innovazione. È questa una delle priorità del presidente della FCC, Julius Genachowski, il quale, nel corso della conferenza All Things Digital del Wall Street Journal, ha sottolineato come le reti a banda larga siano negli Usa più lente e più costose che nel resto dei Paesi industrializzati e ha espresso preoccupazione circa la mancanza di innovazione provocata da queste deficienze.

L’era dei Pc, ha affermato Steve Jobs nel suo intervento a All Things Digital è al tramonto, anche se ciò non vuol dire che i computer spariranno. Un po’ come i camion che percorrevano le strade americane quando gli Usa erano un’economia agricola e che ora sono stati sostituiti per la maggior parte dalle automobili, i dispositivi mobili diventeranno prevalenti rispetto a quelli fissi.

“Non ci sono dubbi sul fatto che la maggiore opportunità per favorire la concorrenza nella banda larga derivi dal mobile broadband”, ha affermato quindi Genachowski, aggiungendo che “…liberare il potenziale della banda larga mobile è la cosa più importante che si possa fare”.

 

Il numero uno della FCC intende rendere disponibile più spettro per i servizi wireless a banda larga: con l’approccio giusto, ha spiegato, ci sarà abbastanza spettro per tutti e si potranno soddisfare le aspettative dell’industria e dei consumatori, sempre più orientati verso la connettività mobile.

Secondo le previsioni degli addetti ai lavori, le vendite di Pc inizieranno ad appiattirsi nel 2013, anno in cui – secondo Cisco – 1 trilione di dispositivi mobili saranno connessi a internet, rispetto ai 500 milioni del 2007.

 

Genachowski ha tuttavia espresso la propria frustrazione per l’opposizione crescente nei confronti del piano nazionale sulla banda larga presentato a febbraio e contro l’operato della FCC, dopo la recente sentenza della Corte d’Appello del distretto di Columbia, che – intervenendo sul caso Comcast – ha decretato che la FCC non ha la competenza di stabilire se gli operatori possano o meno limitare il traffico internet sulle loro reti, riaprendo così il dibattito sulla neutralità della rete e sulle competenze dell’Authority in materia.

Secondo Genachowski, la sentenza potrebbe compromettere gli ambiziosi piani dell’amministrazione Obama per lo sviluppo della banda larga, in particolare riguardo il programma volto a portare la banda larga nelle aree rurali: il piano prevede lo stanziamento di 9 miliardi di dollari per portare la banda larga nelle aree ancora non servite – in aggiunta ai 7 miliardi già inclusi nel programma di stimolo varato dall’amministrazione Obama  – e la realizzazione di una rete wireless per la polizia e i vigili del fuoco. Il piano suggerisce anche la creazione di un fondo da 8 miliardi finanziato dai contribuenti per garantire i servizi telefonici di base nelle aree rurali e alle fasce di popolazione a basso reddito.

“Ci prendiamo in giro se pensiamo che le infrastrutture arrivino solo perché noi vogliamo che arrivino – ha detto ancora – e noi dobbiamo essere dotati di un’infrastruttura che consenta alle aziende di investire, innovare e fare affari qui”.

 

Le ambizioni di Genachowski, però, non sembrano condivise dal Congresso, come dimostra la lettera inviatagli da 170 parlamentari che hanno espresso la loro contrarietà alla proposta di riclassificare la banda larga nel “titolo II” del Communications ACT. La riclassificazione implica l’inclusione del broadband entro i servizi di telecomunicazione, rendendo cosi la banda larga oggetto di intervento di potestà  regolatoria da parte della FCC anche per questioni non attinenti all’accesso (cosi come avviene per i servizi di telecomunicazione).

 

Nella lettera, i parlamentari affermano che la legge definisce ‘servizi di telecomunicazione‘ come “l’offerta di servizi a pagamento direttamente al pubblico o a classi di utenti così da essere disponibili effettivamente al pubblico”. La ‘telecomunicazione‘ è quindi definita come “la trasmissione tra punti specificati dall’utente di contenuti a sua scelta, senza cambiamenti nella forma e nella sostanza delle informazioni inviate e ricevute”.

Di contro, la legge definisce ‘servizio di informazione‘ come “l’offerta della capacità di generare, acquistare, immagazzinare, trasformare, analizzare, recuperare, utilizzare o rendere disponibili informazioni attraverso le telecomunicazioni”.

 

In base a queste definizioni, scrivono i parlamentari, la FCC “ha concluso diverse volte che la banda larga non è un servizio di telecomunicazione ma un servizio di informazione che esula dalla portata del Titolo II, così come è stato confermato anche dalla Corte Suprema, nella decisione Brand X del 2005”.

All’epoca, la sentenza è stata definita addirittura ‘storica’, per l’industria delle tlc, stabilendo che gli operatori via cavo non hanno l’obbligo di affittare le loro linee di accesso Internet ad alta velocità alla concorrenza.

La decisione si rifaceva, tra l’altro, alla posizione della FCC – secondo cui, appunto, la banda larga fornita via cavo non ha in sé elementi che possano classificare la tecnologia come “servizio di telecomunicazione”, ma rientra piuttosto nei “servizi di informazione” – e ribaltava una precedente decisione della Corte d’Appello, che sosteneva che i servizi di accesso a Internet a banda larga via cavo avessero componenti telecom e fossero quindi soggetti agli stessi obblighi e alle stesse regole delle tradizionali reti di telecomunicazione.

Questa decisione,  a sua volta, ne rovesciava un’altra della FCC risalente a marzo del 2002 la quale stabiliva che i servizi Internet ad alta velocità delle compagnie via cavo fossero solo un servizio d’informazione, non passibile quindi di richiesta di accesso alla rete da parte della concorrenza.

 

Nella sentenza sul caso Comcast – la società era stata sanzionata dalla FCC per aver impedito agli utenti l’accesso al sito P2P BitTorrent – la Corte d’Appello del distretto di Columbia ha sottolineato che “le dichiarazioni politiche del Congresso possono aiutare a delineare i contorni delle decisioni delle Autorità nazionali”, affermano i parlamentari nella lettera inviata a Genachowski.

“Il Congresso – aggiungono – ha rilasciato una tale dichiarazione politica già nel 1996, introducendo la sezione 230 del Communications Act” in base al quale le scelte di politica strategica degli Stati Uniti devono essere rivolte a “promuovere il continuo sviluppo di Internet e degli altri servizi e media collegati onde preservare il libero mercato vibrante e competitivo, come attualmente Internet è, senza eccessive influenze della regolamentazione statale o federale”.

“Se il Paese dovrà allontanarsi da questa posizione, che ha prodotto 200 milioni di utenti broadband negli ultimi 10 anni, è materia del Congresso”, conclude la lettera, ribadendo, quindi, che la FCC non ha competenza in materia.

 

La lettera inviata dai Parlamentari a Julius Genachowski

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