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“Condivido la sua analisi così come, in massima parte, i rimedi prospettati“, ha dichiarato il Ministro Renato Brunetta riferendosi alle proposte in materia di Pubblica amministrazione illustrate relazione annuale del Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.
Anche se, per Brunetta, corrispondono già a precise linee dell’azione amministrativa e della produzione normativa del ministero. In particolare concordo con le indicazioni circa la razionalizzazione degli Enti pubblici e delle relative funzioni: misure in tal senso sono contenute nella nuova manovra economica. La riforma della disciplina della conferenza dei servizi nel senso auspicato da Confindustria è già inserita nel disegno di legge di semplificazione e sarà, comunque, introdotta in via d’urgenza nel decreto legge contenente la manovra economica.
Per quanto riguarda le attività di misurazione e riduzione degli oneri amministrativi a carico delle imprese proseguono con impegno: si tratta di attività oggettivamente complesse ma che il Governo considera essenziali anche ai fini del rispetto della strategia di Lisbona. Il principio dell’acquisizione d’ufficio dei documenti e dei certificati è un punto di forza della nuova disciplina dello sportello unico per le attività produttive, contenuta nel regolamento attuativo dell’articolo 38 del d.l. 112 del 2008.
Il ministro ha poi ricordato che la standardizzazione delle procedure e delle tecnologie informatiche nel procedimento amministrativo e nei rapporti tra privati e pubbliche amministrazioni è al centro della riforma del Codice dell’Amministrazione Digitale, già in fase di definizione con i relativi decreti legislativi. Una delle chiavi del successo di tale riforma sarà proprio l’utilizzo massiccio della posta elettronica certificata, auspicato dal Presidente Marcegaglia e oggetto di quotidiano impegno amministrativo del Dipartimento per l’innovazione tecnologica e di DigitPa.
“L’attuazione del decreto legislativo n. 150 del 2009 – ha sottolineato Brunetta – costituisce il principale impegno mio e della Commissione per la valutazione, l’integrità e la trasparenza, ormai pienamente operativa: nel quadro del decreto sono riaffermati con forza il ruolo e la responsabilità dei dirigenti pubblici anche con idonee misure sanzionatorie. La riforma del processo amministrativo è contenuta in un decreto legislativo già approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri e attualmente all’esame delle Camere”.
Brunetta ha infine ricordato che, per rafforzare la tutela dei cittadini e delle imprese nei confronti delle inefficienze della pubblica amministrazione, è stata infine introdotta l’azione collettiva di cui al decreto legislativo n. 198 del 2009.
Nella relazione presentata ieri, la Marcegaglia ha messo in evidenza che la manovra varata dal Governo contiene misure che Confindustria chiede da tempo: “Diamo pieno sostegno alla linea di rigore del Ministro dell’Economia e approvata martedì dall’Esecutivo. Mancano, però, interventi strutturali per incidere sui meccanismi di formazione della spesa pubblica Servono riforme per rilanciare lo sviluppo”.
Per l’Italia il bilancio della crisi è pesantissimo. Rispetto ai picchi del primo trimestre 2008, abbiamo perso quasi sette punti di PIL e oltre 700 mila posti di lavoro. Il ricorso alla cassa integrazione guadagni è aumentato di sei volte. La produzione industriale è crollata del 25%, tornando ai livelli di fine 1985: 100 trimestri bruciati.
Tra il 1997 e il 2007 il PIL è aumentato dell’1,4% l’anno contro il 2,5% del resto dell’eurozona, il 3,0% degli Stati Uniti. Il reddito per abitante è arretrato di sette punti rispetto alla media dell’area euro.
Nella ricerca, ha ricordato la Marcegaglia, “grazie alla nostra azione è stato eliminato l’odioso meccanismo del click day e il credito d’imposta è stato rifinanziato per 400 milioni. Ma ora, per recuperare il ritardo dell’Italia nella ricerca e nell’innovazione, questa misura deve diventare strutturale e automatica per i prossimi cinque anni”.
In tutte le nazioni, a cominciare dagli Stati Uniti, lo Stato supporta il progresso tecnologico; solo nel nostro Paese gli si dedica un’attenzione tanto scarsa e discontinua. Oltre al credito d’imposta, occorre concentrare risorse pubbliche su grandi progetti strategici di scala europea.
A questo si aggiunga che, “La risorsa più preziosa per lo sviluppo, il capitale umano, da noi viene formato troppo poco e male. Non è una questione di livello della spesa ma della sua bassa qualità”.
Per il presidente di Confindustria, l’Italia soffre di ritardi nelle infrastrutture, accentuati da oltre 15 anni di tagli agli investimenti pubblici per finanziare le spese correnti. La qualità della spesa pubblica è peggiorata. I costi dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni, i ritardi nella banda larga e l’inadeguatezza del capitale umano sono fattori che gravano sulla competitività. La questione irrisolta del Mezzogiorno azzoppa il potenziale di sviluppo del Paese.
Il suggerimento? “Dobbiamo sfruttare meglio la disponibilità di tecnologie applicabili anche ai settori tradizionali. Dobbiamo elevare il contenuto di innovazione dei prodotti, investire ancora di più sulla qualità e sui marchi, fornire più servizi ai clienti, radicarci sui mercati esteri. L’internazionalizzazione rappresenta la grande sfida dei prossimi anni su cui Confindustria punta con decisione”.
E soprattutto, dotare, entro il 2015, l’intero territorio di banda larga con una copertura a 20 Mb/s, elevata a 100 Mb/s per i distretti industriali e i grandi centri urbani, e realizzare la completa digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.
Oggi infatti l’Italia è in ritardo nelle reti brodband, sia per quel che riguarda il tasso di penetrazione, 19,8 linee private per 100 abitanti contro le 23,9 dell’UE-27, sia per l’ampiezza erogata, con una velocità media di download di circa 13 Mb/s contro i 21,2 Mb/s della Francia e gli oltre 96 Mb/s del Giappone.
È il momento di dare una svolta decisa all’infrastrutturazione del Paese, “ma bisogna essere coscienti che si tratta di un sistema complesso, i cui nodi vanno affrontati congiuntamente”.
Numerose analisi, ha commentato la Marcegaglia, mostrano che i paesi che introducono misure di liberalizzazione beneficiano più rapidamente dei miglioramenti di produttività dovuti al progresso tecnologico. In particolare, l’adozione delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) non è sostitutiva rispetto alla riduzione della regolamentazione, ma è ad essa complementare.
Per ciò che concerne i diversi settori, nelle telecomunicazioni si rileva una sensibile discesa della regolamentazione rispetto alla media OCSE (con un indice dell’Italia pari a 2/3). Esiste, in particolare, una quasi totale assenza di barriere all’entrata e di presenza pubblica. Gli utenti hanno notevolmente beneficiato degli effetti della liberalizzazione, in particolare nella telefonia, dove le tariffe hanno avuto un andamento complessivamente discendente, grazie all’ingresso di nuovi operatori sul mercato. Altri effetti positivi per gli utenti potranno anche derivare da una efficiente realizzazione delle infrastrutture a banda larga.
Parole dure anche nei confronti della gestione della pubblica amministrazione: “Non è solo la dimensione della spesa a preoccuparci. E’ anche la sua inefficienza. Il modo in cui l’amministrazione pubblica è organizzata e interviene sistematicamente nell’ostacolare la vita delle imprese, rendendo quasi impossibile ottenere in tempi certi autorizzazioni e licenze, gravando le aziende di mille adempimenti inutili e costosi”. Aggiungendo, “Grazie anche al nostro lavoro finalmente si è definito un provvedimento che può mettere fine al comportamento incivile di quelle amministrazioni pubbliche che non partecipano alle conferenze dei servizi, che non guardano neppure le carte e bloccano così anche per anni l’intero iter autorizzativo. E’ essenziale che questo provvedimento venga al più presto tradotto in legge e si proceda in questa direzione.
L’inefficienza pubblica non è figlia solo di logiche lontane dalla produttività. Nasce da troppi interessi partitici, troppe rendite da salvaguardare. Diciamolo chiaro: la politica dà occupazione a troppa gente in Italia. Ed è l’unico settore che non conosce né crisi, né cassa integrazione”.
Più precisamente, nella Relazione di Confindustria “Italia 2015. Le imprese per la modernizzazione del Paese“, “Standardizzare le procedure e applicare tecnologie informatiche al procedimento amministrativo e nei rapporti tra privati e PA, anche attraverso un’ampia diffusione della posta elettronica certificata”.
Ma anche attuare in tempi rapidi la riforma Brunetta per migliorare le performance della PA, valorizzando il capitale umano e responsabilizzando la dirigenza.
Per approfondimenti:
Relazione annuale presidente Emma Marcegaglia