Italia
Sarà solo l’Antitrust, e non più anche l’Agcom, a indagare sulle gare dei servizi Consip ed Enel. Lo riferisce Il Sole 24 Ore, che spiega come l’Agcom abbia deciso di non procedere sulle richieste di misure provvisorie nei confronti dell’ex monopolista, avanzate da Fastweb. La società guidata da Carsten Schloter sostiene, infatti, che Telecom Italia avrebbe abusato della propria posizione dominante, rifiutando di fornire informazioni essenziali per la realizzazione delle offerte per le gare, con l’obiettivo di escludere i concorrenti dalla corsa.
Ieri, intanto, i rappresentanti degli operatori alternativi hanno presentato al consiglio dell’Autorità per le telecomunicazioni il progetto ‘2010: Fibra per l’Italia’, che mira a dotare di una rete in fibra ottica 15 città italiane entro i prossimi 5 anni.
“Ben venga ogni iniziativa che contribuisca a far decollare un progetto che l’Autorità considera decisivo per il futuro del ‘sistema paese’ e per il quale ritiene essenziale la collaborazione tra tutti i soggetti interessati”, ha affermato Calabrò, sottolineando che l’Agcom è pronta a fare la sua parte adempiendo ai suoi compiti, che comprendono quello di stabilire “regole chiare e precise” in grado di “favorire gli investimenti nelle NGN e, al contempo, garantire la concorrenza tra operatori”.
Gli operatori, da canto loro, hanno ribadito la necessità di procedere a una ‘migrazione forzata’ verso la fibra – sul modello dello switch off della Tv analogica – e quella di stabilire regole certe, in particolare riguardo i costi di unbundling (il canone all’ingrosso che i concorrenti pagano a Telecom Italia) che, sulla base di quanto stabilito dall’Autorità aumenteranno progressivamente: 8,70 euro/mese dal 1° maggio 2010, 9,26 euro/mese dal 1° gennaio 2011 e 9,67 euro/mese dal 1° gennaio 2012.
Confermando il ‘No’ all’aumento dei costi – che dovrebbe servire, secondo quanto auspicato da Calabrò, a migliorare la qualità della rete e ad accelerare la realizzazione dell’infrastruttura di nuova generazione per recuperare il gap digitale dell’Italia – Luigi Gubitosi ha affermato che “…sarebbe sbagliato aumentare la profittabilità del rame penalizzando la fibra”.
“Il progetto – ha affermato ancora l’Ad di Wind – sta suscitando un nuovo interesse presso tutte le istituzioni e le controparti e noi siamo pronti a partire, perciò abbiamo chiesto all’Autorità di intervenire in tempi rapidi per delineare un contesto chiaro in cui operare”.
Per Stefano Parisi di Fastweb, la tecnologia scelta dagli operatori alternativi, ossia quella punto-punto, è la più adatta per la realizzazione della rete NGN, ma servono dei prerequisiti, e cioe: “…deve essere previsto l’obbligo di accesso ai cavidotti, calcolando l’unbundling in base al loro costo storico e al costo del rame. Infine deve esserci una migrazione forzata sul modello dello switch-off televisivo”.
Anche per Parisi, aumentare i costi di unbundling equivale a “disincentivare la fibra”. Bisognerebbe invece “…incentivare la fibra, per consentire un ritorno dell’investimento”.
Ieri, il presidente Fastweb Carsten Schloter aveva ribadito la volontà degli operatori alternativi di andare avanti nel progetto anche senza Telecom Italia, che resta, tuttavia, un interlocutore indispensabile essendo proprietario della rete in rame.
Anche prendendo come linea guida il modello utilizzato nel passaggio al digitale, non si può, infatti, imporre a Telecom Italia di spegnere la rete in rame con una legge.
Sempre sul tema della rete in fibra ottica, Telecom Italia sarà audita dall’Agcom il prossimo 3 giugno.