Italia
Slitta alla prossima settimana, secondo quanto si apprende, la decisione dell’Autorità per le Garanzie delle Comunicazioni sul piano nazionale per l’assegnazione delle frequenze per la Tv digitale. Per disciplinare al meglio la transizione nazionale dalla tv analogica a quella digitale, l’Autorità, presieduta da Corrado Calabrò, deve mettere ordine nell’assegnazione delle frequenze, per definire quante di esse sono riservate alle Tv nazionali, quante alle Tv locali e quante saranno oggetto della gara del Ministero dello Sviluppo Economico.
Già nella precedente riunione era stata effettuata un’informativa sul piano nazionale. Le emittenti locali chiedono con forza una decisione che salvaguardi la sopravvivenza di molte realtà locali.
“Non è possibile accettare un passaggio al digitale che determini la chiusura di moltissime imprese operanti da oltre 35 anni, con evidenti ripercussioni per il pluralismo del settore, per l’informazione e per l’occupazione lavorativa”, ha commentato Marco Rossignoli, coordinatore Aeranti-Corallo e presidente Aeranti.
L’Aeranti-Corallo, ha riferito Rossignoli, ha proposto che l’Agcom preveda dieci numerazioni per le tv locali subito dopo quelle delle reti nazionali analogiche; che vengano complessivamente previste 50 numerazioni per le locali tra le prime 100; che venga adottata analoga impostazione anche per gli archi 101-200 e 201-300; e che l’intero settimo arco di numerazione (601-700) venga assegnato alle ulteriori offerte delle emittenti locali.
La Commissione europea nel suo Rapporto ha intanto ricordato che l’Agcom ha lanciato nell’agosto 2009 una consultazione pubblica sulla selezione delle procedure per l’assegnazione delle cinque multiplex digitali. La bozza delle regole di selezione, ha aggiunto la Commissione, stabilisce la proibizione per cinque anni di scambiare le frequenze in seguito al passaggio alla tv digitale terrestre.
“Mentre questa condizione è volta a evitare partecipanti per procura nella procedura di selezione, alcuni operatori tv considerano che il periodo dei cinque anni sia sproporzionatamente lungo”.
Nel rapporto non vengono citati i nomi delle società coinvolte nell’operazione e, in ogni caso, il suo scopo non è intervenire sulla questione aperta con l’Italia sul caso Sky Italia.
La pay Tv ha chiesto alla Commissione di accedere prima del 31 dicembre 2011 al digitale terrestre per poter partecipare alla gara per i multiplex con i nuovi canali per il digitale terrestre, gara dalla quale il gruppo tv resterebbe automaticamente escluso sulla base degli accordi raggiunti con Bruxelles nel 2003 che impediscono all’operatore di entrare nel mercato della televisione digitale terrestre prima del 2013.
Si tratta di un’ipotesi contrastata dal governo italiano e da Mediaset. Una decisione dell’Antitrust europeo è attesa a breve.
Bruxelles ha già dato segnali di voler rispondere positivamente alla richiesta di Sky Italia a condizione che il gruppo acquisisca frequenze solo per trasmettere in chiaro e non per la Pay TV, settore nel quale ha una posizione dominante.
Il viceministro alle Comunicazioni, Paolo Romani, ha commentato come ormai la rivoluzione digitale sia una realtà e con lo switch-off della Lombardia siamo a un punto di non ritorno.
“Quanto al piano delle frequenze, però, l’Autorità deve realizzare un piano complessivo di inserimento e a questo ci si deve attenere, non si può procedere a tentoni, ne ignorare 30 anni di storia di emittenti locali italiane”.
Sull’ordinamento del telecomando digitale, ha proseguito Romani, “il piano di autoregolamentazione non ha funzionato come speravamo. Io sono contrario che ci siano, come sento dire, solo tre o quattro tv locali tra il primo e il secondo blocco nazionale. Non è un problema se le troviamo a cominciare dall’otto o dal dieci, ma devono essere mantenute le dieci che erano previste. Non sono d’accordo neanche che per lungo tempo le risorse delle frequenze restino utilizzate solo al 40%. Perché non costituire delle cooperative di più locali per utilizzare uno stesso multiplex. Anche in questo caso l’Autorità ci deve dare un criterio con cui assegnare i canali”.
Romani ha inoltre ricordato che il ministero si è mosso per tutelare l’emittenza locale sia sul piano frequenze, che sulla numerazione dei canali sul telecomando e sui finanziamenti.
“Credo che il piano di assegnazione delle frequenze finirà meglio di quello che si pensa oggi“, ha risposto Nicola D’Angelo, commissario dell’Agcom.
Aggiungendo che la legge impone un terzo delle risorse alle emittenti locali e l’esperimento nella sei aree già digitalizzate è stato positivo.
“E’ giusto riconoscere le risorse di frequenza alle tv locali, ma anche che queste non vadano sprecate. Anche per questo motivo, penso sia una buona soluzione l’idea di una forma di consorzio su uno stesso multiplex. In Italia il problema delle frequenze non sono le locali, ma come e’ avvenuta la loro occupazione da parte di alcuni soggetti nazionali’.
Per quanto riguarda l’ordine dei tasti del telecomando digitale, “c’è stata un’insurrezione politica. Finora già quattro presidenti di regioni sono venuti a dirci che così come era pensata non andava bene, ora viene realizzato questo sondaggio sulla penetrazione sul territorio. Ma io mi chiedo: se il problema e’ verificare territorialmente le preferenze, perché fino al tasto sette deve essere appannaggio di alcuni soggetti e dall’otto e nove di altri? Le tv locali offrono al cittadino informazione e intrattenimento gratuitamente. Per continuare a farlo non si deve però pensare solo ai sostentamenti pubblici, ma anche ad un nuovo mercato della pubblicità”.
Andrea Ambrogetti, presidente di DGTVi, ha sottolineato che “Cinque anni fa il digitale era ancora un sogno. In un anno il 30% della popolazione e 220 emittenti hanno partecipato al processo di transizione. Nessuno ha spento e tutti hanno potuto proseguire nella loro attività. Così deve essere anche per il futuro”.
“Il nuovo piano dell’Agcom deve rispettare e partire dall’esistente, mettendoci nelle condizioni di assegnare le risorse delle frequenze a tutte le emittenti con regole certe. Non si può arrivare al 5 o 6 settembre. Elementi di certezza servono anche per la LCN (numerazione automatica dei canali), nodo che deve essere sciolto subito. Senza LCN, infatti, non si può procedere ai prossimi switch-over. Rai, generaliste nazionali e pay tv hanno firmato perché alle locali venissero assegnate dieci posizioni e che queste fossero dieci posizioni importanti’.