Google: il Ceo rassicura gli investitori, ‘Tutto Ok dopo un anno di grande tumulto’, ma pesa sul gruppo il macigno dell’antitrust Usa

di Alessandra Talarico |

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Eric Schmidt

Va tutto bene in casa Google? Dopo un periodo decisamente turbolento, il Ceo del gruppo, Eric Schmidt, ha tentato ieri di rassicurare gli investitori sul fatto che la posizione della compagnia nel mercato globale è ancora invidiabile, nonostante i diversi problemi dell’ultimo anno, dall’abbandono ‘forzato’ della Cina alla condanna dei tre manager in Italia, passando per i dubbi dell’antitrust Usa sull’acquisizione di AdMob, che potrebbero sfociare in un’indagine dagli esiti ancora difficili da intuire.

AdMob è uno dei maggiori fornitori di tecnologie per la pubblicità mobile e Google per aggiudicarselo ha messo sul piatto 750 milioni di dollari. La FTC sta indagando su questa acquisizione – che darebbe a Google il controllo su una fetta di mercato giudicata troppo grossa – per valutare se sia il caso che il Dipartimento di Giustizia apra un’inchiesta formale sul caso.

 

La decisione della FTC è attesa nelle prossime settimane e Schmidt si è dichiarato fiducioso su una chiusura positiva, affermando che il gruppo non pagherà nessuna penale proprio perché “ci aspettiamo l’approvazione senza riserve dell’accordo”. Secondo alcune indiscrezioni, infatti, anche se l’operazione venisse bloccata, Google sarebbe comunque costretta a pagare la cosiddetta ‘kill-fee‘, corrispondente in questo caso alla quasi totalità della cifra pattuita per l’acquisizione (700 milioni di dollari) .

 

Schmidt ha quindi affermato che la situazione in Cina “sembra stabile”, dopo la chiusura del sito locale e il dirottamento del traffico sui server di Hong Kong per eludere la censura di Pechino. A Gennaio, Google ha accusato il governo cinese di essere responsabile di un attacco hacker volto a rubare i dati personali degli utenti di Gmail per risalire ai nominativi di presunti dissidenti.

 

Al primo trimestre, gli utili della società sono cresciuti del 37% e il fatturato del 23%, a conferma che il mercato della pubblicità online continua a godere di ottima salute.

A proposito della crisi economica, quindi, il Ceo del più famoso dei motori di ricerca ha spiegato che Google “…ha avuto una crisi migliore, se volete, rispetto ad altre società”, e ha cercato di convincere gli advertiser del fatto che è possibile generare maggiori profitti aumentando la spesa in search advertising, invece che diminuendo tout court gli investimenti.

 

Sta di fatto che le azioni Google hanno perso quest’anno il 17% del loro valore perché gli investitori continuano a chiedersi il gruppo sarà in grado di trovare nuovi flussi di reddito tali da garantire i livelli di crescita con cui ha ammaliato le Borse dal 2004.

All’orizzonte, infatti, vi sono numerose incognite che minacciano il business di Google, che pure negli Usa continua a mantenere una quota di mercato del search advertising pari al 75%: c’è Facebook, che tenta di canalizzare l’attenzione degli advertiser e c’è Apple, che tallona la società nel settore della pubblicità mobile e dei dispositivi.

 

Secondo Schmidt, tuttavia, “Dopo un anno di grande tumulto, tutto sta andando per il meglio”.

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