Italia
In questi giorni si è assistito ad un’accelerazione del dibattito sul broadband e sul futuro delle reti NGN.
Pesa la mancanza di una roadmap nazionale coerente, mentre si accavallano scelte a volte divergenti intorno a ipotesi che rischiano di far allontanare l’obiettivo di una rete NGN capace di assicurare al Paese adeguati livelli di innovazione e competitività.
E’ da oltre un anno che si parla di NGN come mai prima. Innanzitutto fu il cosiddetto Rapporto Caio, poi l’ipotesi di scorporare o meno la rete di Telecom Italia, con taglio strutturale o funzionale, poi di impegni di risorse pubbliche a sostegno del broadband ma immediatamente ritirate, quindi di reti locali o regionali per dar luogo ad una sorta di federalismo della connessione in fibra ottica, infine la proposta di questi giorni di Fastweb, Vodafone e Wind di dar luogo ad una prima copertura, per non perdere altro tempo.
Per queste ragioni abbiamo chiesto all’on. Paolo Gentiloni, già ministro delle Comunicazioni nel precedente governo e oggi responsabile del settore ICT del Partito Democratico di darci la sua opinione su questi temi e su alcuni punti cruciali che stanno accompagnando lo sviluppo di internet.
Key4biz. Regole e Internet, quale futuro per la rete, con quale visione si può affrontare questa tematica complessa?
Gentiloni. Il tema delle regole per il futuro di Internet è al centro dell’attenzione di Parlamenti, Governi e autorità di regolazione. Il Pd deve prendere questo tema per il verso giusto. Deve prenderlo dal lato dei diritti.
Il primo dei diritti è il diritto all’accesso a Internet come “servizio universale” del nuovo secolo. Questa consapevolezza sta crescendo a livello globale, al punto che l’accesso al web in alcuni Paesi viene inserito tra i diritti costituzionalmente garantiti.
Key4biz. E in Italia?
Gentiloni. Anche in Italia si profilano iniziative in questo senso. Eppure non dobbiamo nasconderci che il nostro Paese ha rallentato di molto il cammino. E con il protrarsi della crisi economica e il rischio di crisi finanziarie, appare in questo momento in un vicolo cieco.
Key4biz. Appare evidente che sia nel pubblico sia nel provato gli investimenti languono…
Gentiloni. Il piano annunciato un anno fa dal viceministro Romani, che noi avevamo sostenuto anche con iniziative parlamentari bipartisan, non è mai partito. Del famoso intervento pubblico di 800 milioni anti digital divide non si è visto neppure un modesto anticipo. L’argomento per cui la gravità della crisi non consentirebbe interventi del genere è smentito non solo dalla presenza d’investimenti per la banda larga in tutti i pacchetti di stimolo dei principali Paesi del mondo, ma anche dall’andamento della spesa corrente e dal via libera che il Cipe continua a dare ad altri interventi infrastrutturali.
Key4biz. Intende dire che il governo ha fatto un passo indietro?
Gentiloni. La scarsa priorità che il Governo assegna alla questione, contraddetta soltanto dagli annunci del ministro Brunetta, è confermata dal rifiuto di deliberare anche solo una piccola parte di quello stanziamento, come chiede in questi giorni Confindustria con “Italia Digitale” che dimostra che con 150 milioni si potrebbe cominciare ad assicurare un minimo di banda larga per tutti nei distretti industriali.
Key4biz. Cosa imputa al governo sull’NGN?
Gentiloni. Di non aver varato sino ad ora un “modello italiano” per le reti di prossima generazione. Un anno fa, nel nostro Convegno su banda larga e NGN avevo sostenuto come più che trasferire meccanicamente modelli maturati altrove, il Pd dovesse proporre un “modello italiano per le NGN capace di consorziare, su scala territoriale, diversi operatori, Regione e enti locali, utilities pubbliche.”
Key4biz. I fatti dicono che anche le Regioni si stanno muovendo…
Gentiloni. Infatti, è quanto sta avvenendo dalla Lombardia alle province di Trento e Bologna. Ma questa sperimentazione, che avviene con un disinteresse di fatto del Governo, non ha futuro, se non viene inserita in una iniziativa industriale, finanziaria e regolatoria su scala nazionale. Ai tanti guai del nostro Paese non possiamo proprio aggiungere una rete di comunicazioni che cambia da Regione a Regione.
Key4biz. Intanto ci consoliamo col mobile, ma sembra un primato in bilico, o sbaglio?
Gentiloni. L’Italia rischia di perdere anche uno dei pochi vantaggi competitivi che ha finora avuto, quello relativo al numero di accessi in banda larga da rete mobile. Frutto della grande forza e modernità del mercato italiano del mobile, questo vantaggio è destinato rapidamente a scomparire proprio nel momento in cui questa modalità di accesso alla banda larga si diffonde nel mondo anche grazie a nuovi sviluppi tecnologici.
Key4biz. Cosa occorrerebbe fare secondo lei?
Gentiloni. Il rischio dipende da un fatto molto semplice: siamo l’unico Paese in cui il passaggio dalla tv analogica a quella digitale non produce un “dividendo” di spettro a favore dei nuovi servizi di tlc. Dopo quella americana, è in dirittura d’arrivo anche l’asta tedesca per la banda (soprattutto 800) da assegnare agli operatori mobili, asta che potrebbe procurare oltre 3 miliardi di euro alle casse dello Stato tedesco.
Key4biz. E in Italia?
Gentiloni. Da noi non se ne parla neppure: se gli operatori tv si oppongono, quelli di tlc non fanno barricate.
Key4biz. E per quali ragioni?
Gentiloni. Per non contrastare il Governo, forse sperando di fare fronte alla situazione grazie al refarming della banda 900 avviato oltre due anni fa e magari illudendosi di recuperare tra qualche anno frequenze a buon mercato facendo shopping tra le tv locali. Ma il rischio è serio e c’è solo da augurarsi che arrivi davvero la direttiva Ue, di cui si comincia a parlare, che renderebbe obbligatoria l’assegnazione di questo “dividendo” entro il 2012.
Key4biz. E allora banda larga all’angolo in Italia o c’è una via di fuga?
Gentiloni. Il quadro d’insieme è quello di un governo fortemente connotato in ambito “televisivo“, che nei confronti dei media, vecchi e nuovi, diversi dalla tv, alterna indifferenza, tagli e misure discriminatorie spesso segnate dal conflitto d’interessi.
Key4biz. A che si riferisce, in particolare?
Gentiloni. E’, ad esempio, la storia delle recenti misure per l’editoria, culminate con l’improvvisa cancellazione delle agevolazioni postali, gli unici contributi indiretti al settore, cui ancora non si è posto alcun rimedio a un mese di distanza.
Key4biz. Ma questo ci porta lontano dalla banda larga…
Gentiloni. Ma è la stessa logica che si riscontra nel cosiddetto decreto Romani, che ha introdotto significative innovazioni della nostra normativa sui media ispirate da un lato a favorire il gruppo Mediaset, non solo di fronte alla concorrenza di Sky, ma anche nel rapporto con i fornitori di contenuti e con le autorità di controllo, e dall’altro ispirate all’assurda estensione a Internet di logiche autorizzative e regolative tipiche della televisione e della stampa. Quest’ultimo tentativo è stato per fortuna fortemente ridimensionato grazie alla nostra opposizione parlamentare. Ma resta la testimonianza di un atteggiamento datato e ostile nei confronti della Rete.
Key4biz. E voi cosa intendete proporre?
Gentiloni. Alla linea di questo governo “televisivo” il Pd deve opporre la propria visione e le conseguenti proposte, partendo da alcuni punti essenziali.
Key4biz. Ce li può indicare?
Gentiloni. Il primo è quello di battersi in tutte le sedi per l’obiettivo dell’accesso universale. Banda larga per tutti deve essere il traguardo fondamentale su cui raccogliere disponibilità di tutte le forze parlamentari, delle amministrazioni locali, delle imprese. Stiamo parlando di un capitolo essenziale per l’innovazione e per un’innovazione da cui nessuno rimanga tagliato fuori. Al Senato e alla Camera sono già depositate nostre proposte di legge che affermano il principio del diritto d’accesso a Internet e le strategie necessarie per attuarlo. Su questo stiamo organizzando per il mese prossimo a Roma un appuntamento nazionale cui parteciperà anche Bersani.
Key4biz. Il secondo?
Gentiloni. E’ quello di incoraggiare le esperienze che mettono assieme i diversi operatori e gli enti pubblici territoriali per realizzare reti di prossima generazione (NGN), anche perché servono a verificare difficoltà di varia natura. Ma occorre battersi per rendere al più presto “nazionale” questo impegno.
Key4biz. In che modo?
Gentiloni. Incalzeremo sia il Governo, che deve consentire l’intervento della Cassa Depositi e Prestiti, sia l’Agcom, che deve fornire le linee guida sul piano regolatorio, sia gli operatori che, in un regime di concorrenza, devono fare la loro parte.
Procedere senza una regia e una società veicolo nazionale può creare solo dispersione di risorse e diversi gradi di sviluppo tra zone e zone. Da questo punto di vista accogliamo con interesse il progetto comune presentato proprio oggi da Fastweb, Vodafone e Wind, sperando che contribuisca a rimettere in moto la situazione coinvolgendo ovviamente la stessa Telecom Italia.
Key4biz. Poi c’è internet…
Gentiloni. E’ il terzo punto. Occorre salvaguardare la libertà della Rete. Ci batteremo sia a livello nazionale sia nell’Unione europea contro i tentativi di affrontare le minacce che si annidano in Rete con misure restrittive che non sono accettabili e non assicurano gli stessi risultati ottenibili da una più efficace collaborazione internazionale e tra gli organi di polizia e i provider. L’orizzonte di una “governance pubblica” deve essere quello dei diritti fondamentali per cui si batte da tempo Stefano Rodotà e non quello di mettere a rischio, in nome dell’interventismo statale, il grado di libertà che la gestione “privata” del Web ha fin qui assicurato. La prospettiva di reti con rigidi confini “statali” coordinate da organismi pubblici sovranazionali è assolutamente negativa e da contrastare. Infine, metteremo a punto contributi e proposte del Pd sui temi che meritano un intervento normativo o regolatorio: neutralità tecnologica, difesa delle opere d’ingegno e della privacy.
Key4biz. Sulla neutralità tecnologica si è aperto un vasto confronto tra Unione Europea e USA
Gentiloni. Sul tema della neutralità tecnologica, dobbiamo chiedere l’immediato recepimento del nuovo framework europeo delle tlc che afferma principi fondamentali e condivisibili. Il recepimento, che non sembra tra gli obiettivi urgenti del nostro Governo, sarebbe tra l’altro l’occasione per porre anche in Italia l’obiettivo di un dividendo di spettro legato allo switch-off televisivo.
Key4biz. E sulle opere dell’ingegno, in cosa vi distinguete da alcuni luoghi comuni della retorica della rete che a volte impediscono un discorso franco sull’argomento?
Gentiloni. Sul diritto d’autore, in sintonia con il confronto in atto in Europa, penso che il Pd dovrebbe lavorare a una sua proposta che superi un quadro normativo delineato settanta anni fa. Giustamente nello scorso Forum delle Comunicazioni che abbiamo promosso in seno al nostro partito, Vincenzo Vita richiamava l’esigenza di costruire percorsi condivisi, passando dagli aut aut agli et et.. Non basta naturalmente dire no a interventi puramente repressivi e di assai scarso successo, dal Decreto Urbani alla legge Hadopi che, a quanto risulta dalle prime ricerche dell’Università di Rennes, non ha garantito nemmeno i risultati attesi. Noi riteniamo conciliabile la libertà della Rete con la valorizzazione delle opere dell’ingegno.
Key4biz. In che modo?
Gentiloni. A due condizioni, naturalmente. Che ben si comprenda che l’essenziale non è trovare il modo di colpire i pirati ma promuovere il consumo legale dei prodotti culturali in rete. E che non ci s’illuda su scorciatoie che non appaiono per motivi diversi facilmente realizzabili. Questo vale sia per forme di tassazione sull’accesso a Internet, improponibili, ma anche su assai discutibili ipotesi di remunerare le opere d’ingegno a rischio pirateria facendo pagare il conto agli operatori di Tlc o ai produttori di device elettronici. Altra cosa è la ricerca, cui non ci sottrarremo, di nuove forme di remunerazione delle opere dell’ingegno da parte di motori di ricerca e di grandi piattaforme web che le distribuiscono.
Key4biz. Prima citava la privacy, la cronaca ed in particolare una recente sentenza hanno riacceso le posizioni…
Gentiloni. Quanto alla privacy, infine, l’allarme crescente per le minacce che possono venire dalla Rete è pienamente giustificato. Così come ben si comprendono le richieste stringenti (ultima nei confronti del trasferimento da parte di Google degli utenti Gmail nel social network Buzz) dei Garanti europei nei confronti di piattaforme e motori di ricerca. Anche in questo caso si tratta di trovare il bilanciamento tra tutela della privacy e libertà della Rete.
La recente sentenza del giudice Magi è interessante da due punti di vista. Primo perché, in sintonia con la Corte d’appello di Torino che ha riformato la sentenza di un giudice di Aosta, nega la responsabilità dei fornitori o dei blogger per i contenuti dei loro utenti o visitatori. Bene. Meno condivisibile è che sulla privacy Google sia stata condannata – e assai severamente – non per i suoi atti, ma per la violazione di alcuni suoi utenti nei confronti di altri. Col rischio che il concetto di omesso controllo, escluso in linea di principio, torni a essere affermato in nome della privacy. Più che a una specifica proposta normativa italiana, è forse utile lavorare a un rafforzamento dell’azione del Garante nel contesto di un quadro di regole europee.