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L’autorità non può trasformarsi in ‘sceriffo’ della rete, ma è necessario “identificare gli utenti per fermare la violazione del copyright”. Lo ha affermato il presidente Agcom Corrado Calabrò commentando stamani i risultati dell’indagine conoscitiva “Diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica”, presentati in occasione del workshop che si è tenuto oggi presso la Sala delle Colonne dell’Università LUISS, a Roma.
L’indagine si è posta come obiettivo quello di ripercorrere e analizzare l’attuale quadro normativo sul diritto d’autore, per assicurare, da un lato, l’efficacia dell’applicazione e, dall’altro, la tutela dei diritti dei cittadini in materia di privacy. Al centro del dibattito, quindi, la pirateria dei contenuti sulle reti peer-to-peer, che – pur essendo costantemente diminuita nel corso di questi anni, passando dal 40% del 2007 al 19% del 2009 – è costata, nel 2008, 10 miliardi di euro in termini di vendite e la perdita di 185 mila posti di lavoro in Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Spagna. Questi Paesi collettivamente, rappresentano il 75% circa del PIL europeo del settore delle industrie creative.
Nel 2008, le industrie creative – quelle primarie, che producono opere come film, programmi tv, contenuti musicali, prodotti editoriali e pubblicità, e quelle secondarie, che forniscono prodotti e servizi creativi oltre a produrre e vendere hardware come televisori, lettori dvd – hanno prodotto un valore aggiunto di circa 860 miliardi di euro al PIL, pari al 6,9%.
Calabrò, nel rinnovare l’apprezzamento verso la decisione del governo di conferire ad Agcom il ruolo di organo deputato alla tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica, ha tuttavia affermato che la tutela del copyright esige la collaborazione di tutti gli attori della filiera e deve essere al contempo oggetto di una “riflessione legislativa autonoma e a tutto campo”.
“Affidare all’Autorità compiti di vigilanza su un settore così vasto, come quello di internet – ha ricordato Calabrò – senza prevedere strumenti adeguati e moderni, rischia di rendere inapplicabile la norma e frustante il perseguimento delle sue violazioni”.
L’autorità, ha aggiunto, “non intende diventare lo sceriffo della rete”, ma piuttosto utilizzare la sua esperienza e le sue conoscenze nel tentativo di affrontare in maniera organica ed efficace il tema del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica dal momento che “l’utilizzazione gratuita della rete consentita da grossi motori di ricerca non solo sottrae introiti legittimi agli autori di contenuti e agli operatori di telecomunicazioni, ma scoraggia altresì i forti investimenti che sarebbero necessari per sostituire il rame con
Come contrastare in maniera efficace la pirateria?
Le attuali misure di lotta, secondo lo studio, risultano efficaci nell’ambito di di organizzazioni private o pubbliche, ma non sono adattabili al mercato della banda larga residenziale, perché non in linea con le norme a tutela della privacy, il diritto di accesso a internet e il principio di neutralità della rete.
Gli autori dello studio hanno quindi individuato tre possibili misure di prevenzione: il primo chiama in causa gli ISP, i quali dovrebbero trovare un sistema per comunicare i dati sul traffico – in forma anonima e aggregata – alle autorità così che queste ultime possano fare una stima del fenomeno.
L’Autorità dovrebbe quindi essere messa nelle condizioni di svolgere un ruolo attivo nel monitoraggio della rete e nella rimozione di eventuali illeciti.
Terza e ultima via, l’istituzione di un tavolo di confronto con tutte le parti coinvolte.
“Dallo studio emerge la consapevolezza – ha osservato ancora Calabrò – che un’efficace strategia di tutela del diritto d’autore non può prescindere dall’istituzione di adeguate forme di cooperazione con tutti i soggetti coinvolti della filiera, e con gli internet provider in particolare, la cui posizione nel mercato, essendo gli unici detentori del patrimonio conoscitivo imprescindibile dei dati di traffico internet, determina un effetto catalizzatore delle relative iniziative”.
Lo studio sottolinea quindi la necessità di intervenire con tempestività per evitare l’ulteriore espansione della pirateria digitale e limitare i danni delle pratiche illegali all’industria creativa, alla luce della crescente penetrazione della banda larga e del progressivo passaggio al digitale.
Due gli scenari individuati dagli autori dello studio: nel primo si prevede che la pirateria possa crescere in proporzione al traffico di condivisione dei file: se il file sharing crescesse a un tasso annuale di oltre il 18%, entro il 2015 la pirateria causerebbe una perdita di 32 miliardi di euro e di 610 mila posti di lavoro.
Decisamente peggiore il secondo scenario ipotizzato: se la pirateria seguisse i trend globali di traffico IP dei clienti in Europa – considerando streaming online e file sharing – a fronte di una crescita prevista del 24% di questo traffico, dal 2008 al 2015, le perdite causate dalla pirateria ammonterebbero a 56 miliardi di euro e a oltre 1 milione di posti di lavoro.
Il presidente Calabrò ha concluso soffermandosi sulle diverse sfaccettature del rapporto tra anonimato, sicurezza e internet.
Solo accertando l’identità di chi commette un illecito si può chiedere il rispetto di particolari doveri.
“Non c’è libertà senza responsabilità e non c’è responsabilità senza imputabilità della condotta e identità del suo autore”, ha affermato Calabrò, che pure ha detto di essersi pronunciato contro l’introduzione della necessità di un’apposita autorizzazione per determinati contenuti diffusi via internet.
“Sarebbe – ha detto Calabrò – un provvedimento restrittivo e inutile. Restrittivo perché avoca a sé il diritto di decidere preventivamente se i contenuti sono legittimi o no. Inutile perché è estremamente difficile mantenere sotto controllo un sito, considerando è molto semplice, in caso di chiusura, riaprire le stesse pagine sotto altro nome”.
Quello che serve, in ultima analisi, è “un approccio da portare avanti insieme al mercato, nella salvaguardia del principio della privacy e della neutralità della rete”.
Al workshop ha partecipato Fabiano Lazzarini, General Manager IAB Italia, che ha confermato come IAB Italia abbia accolto con grande favore l’iniziativa dell’Agcom.
“Questo incontro – ha affermato – è la conclusione di un lungo e importante lavoro avviato negli scorsi mesi da parte dell’Autorità al fine di trovare una soluzione bilanciata dei vari interessi in gioco al problema della pirateria digitale”
Ribadendo la propria disponibilità a proseguire il lavoro con l’Agcom e con tutte le Istituzioni e Associazioni che vorranno lavorare su questo tema di rilievo nazionale e internazionale, Lazzarini ha ribadito la volontà dell’Associazione di lavorare alla costituzione di un Codice di Autoregolamentazione per tutelare i numerosi soggetti coinvolti nel mercato e trovare il giusto equilibrio tra proprietà intellettuale, privacy, libera impresa e libertà d’espressione.
Altrettanto positivo è stato il parere di IAB Italia sulla campagna di sensibilizzazione che Agcom intende avviare nei confronti degli utenti della rete, spesso inconsapevoli delle normative in materia di Diritto D’Autore e dei rischi legati alla pirateria.
Al workshop, che è stato, inoltre, un’occasione per sottolineare ancora una volta l’importanza della neutralità della Rete per il futuro sviluppo del Paese, hanno partecipato molti rappresentanti di associazioni e aziende direttamente coinvolte nel campo d’indagine preso in considerazione dall’Agcom. Tra questi, Andrea Ambrogetti (DGTVi); Rosario Baratta (Telecom Italia); Mario Gallavotti (ANICA); Roberto Guerrazzi (UNIVIDEO); Thalita Malagò (AESVI); Lamberto Mancini (Confindustria Cultura Italia); Enzo Mazza (FIMI); Paolo Nuti (AIIP); Stefano Parisi (ASSTEL); Marco Pierani (Altroconsumo); Irene Pivetti (Ass. italiana operatori IPTV); Filippo Roviglioni (FAPAV).