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Cinema: l’Osservatorio Ue dell’audiovisivo presenta a Cannes il Rapporto sugli aiuti pubblici a sostegno del digitale

Unione Europea


Negli ultimi dodici mesi, Hollywood ha sfornato una serie di film di successo in 3D (Avatar, Up, Alice in the Wonderland…), trasportando il cinema in una nuova era, quella del digitale.

L’onda lunga è arrivata anche in Europa che nel giro di poco tempo ha visto aumentare significativamente il numero delle sale digitali.

Una manovra che ha però messo in difficoltà i piccoli esercenti visti i costi altamente proibitivi per convertire le sale al digitale. a questo va poi ad aggiungersi che la produzione europea di film in 3D è molto in ritardo rispetto agli Stati Uniti.

Istituzioni e operatori si trovano adesso davanti alla necessità impellente di trovare le soluzioni più efficaci per incoraggiare questa transizione.

 

L’Osservatorio europeo dell’audiovisivo (che fa parte del Consiglio d’Europa) ha pubblicato sull’argomento un nuovo Rapporto IRIS, “Digital Cinema“, che uno degli autori, Francisco Cabrera, presenterà in occasione della conferenza organizzata dall’Osservatorio “Digital cinema tango“, che si terrà nell’ambito del Festival del cinema di Cannes (12-23 maggio 2010).

Il Rapporto focalizza, in particolare, il sistema degli aiuti pubblici al cinema digitale. Cabrera approfondisce soprattutto il modello economico a cui si ispirano diversi sistemi di finanziamento europeo: la Virtual Print Fee (VPF).

Questo sistema, nato negli Stati Uniti, prevede la partecipazione di un investitore terzo (pubblico o privato) che finanzia l’infrastruttura digitale per poi recuperare il denaro da produttori e distributori.

 

Il Rapporto fornisce anche una panoramica sugli aiuti pubblici per la digitalizzazione delle sale, considerando tre diversi Paesi – Francia, Germania e Norvegia – per consentire di studiare le diverse tipologie di finanziamento nazionale e individuare gli strumenti più efficaci.

 

Il “Fondo di mutualizzazione” francese, gestito dal Centro nazionale della cinematografia, è stato vivamente criticato dall’Antitrust. Risultato: sono attualmente al vaglio delle valide alternative, come aiuti diretti ai proprietari delle sale.

In Germania, una disputa legale oppone gli operatori cinematografici al Filmförderungsanstalt (Centro nazionale della cinematografia – FFA). I primi sostengono che il loro contributo obbligatorio ai fondi cinematografici è incostituzionale.

L’esempio norvegese è unico visto che Film & Kino, gestito da un gruppo di operatori cinematografici, ha direttamente negoziato un modello di finanziamento VPF con gli studios, i produttori, distributori ed esercenti di Hollywood.

 

Francisco Cabrera analizza anche diversi modelli di aiuti pubblici approvati dalla Commissione (come per esempio quelli relativi a Regno Unito e Finlandia), per poi focalizzare il caso italiano degli incentivi fiscali alla produzione cinematografica. Le principali riserve della Ue al modello del nostro Paese è che i sostegni non comprendono le piccole sale.

Il capitolo successivo approfondisce le azioni europee che riguardano la digitalizzazione dei cinema europei, con riferimento alla consultazione pubblica avviata dalla Commissione di cui si attendono i risultati, e le iniziative rientranti nel Programma MEDIA in corso di realizzazione.

Il nuovo progetto di digitalizzazione potrebbe tener conto di parametri come il prezzo del biglietto, la media degli ingressi per schermo e per abitante e la fetta di mercato per film europei non nazionali.

 

Il Rapporto comprende anche dei brevi articoli sul cinema digitale, riguardanti anche le difficoltà incontrate dagli operatori nazionali nel passaggio al digitale.

Infine uno Zoom con informazioni preziose sul settore come per esempio la percentuale delle sale europee nel periodo 2004-2009.

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