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Banda larga per tutti nel 2012? Telecom disposta a collaborare alla rete NGN dei concorrenti ma senza cambiare i propri piani

Italia


Entro il 2012, la banda larga arriverà a tutti i cittadini italiani. Lo ha assicurato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito nel corso del question time alla Camera, interpellato da Carlo Monai, Antonio Borghesi, e Renato Cambursano dell’Idv, che hanno chiesto come mai, dopo il congelamento dei famosi 800 milioni di euro previsti dal decreto-legge n. 78 del 2009, neanche la legge finanziaria per il 2010, preveda nulla sul finanziamento della banda larga e per la modernizzazione del nostro Paese.

Il ministro Vito ha riconosciuto l’importanza dell’accesso alle infrastrutture a banda larga per lo sviluppo economico del Paese e ha sottolineato come il piano di interventi previsto dal Governo abbia consentito di colmare il digital divide per 2,6 milioni di cittadini in un anno.

Nonostante il congelamento degli 800 milioni di euro, ha detto ancora Vito, diversi i progetti portati avanti dagli enti locali: si stanno infatti concludendo gli interventi per completare i collegamenti nel Lazio, Marche, Umbria, Emilia Romagna, Liguria, Basilicata e Lombardia per un totale di 135 milioni di euro (di cui 84 milioni statali e 51 milioni regionali ed europei), mentre lo scorso marzo è stato pubblicato un bando di gara per 140 milioni di euro (di cui 81 milioni regionali ed europei e 59 milioni statali), per la diffusione della banda larga in Veneto, Abruzzo, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Sardegna, Piemonte, Campania, Molise e Toscana.
Infine, ha concluso il ministro, come previsto dalla legge 69 del 2009, “…entro l’estate partirà un nuovo programma di interventi relativi alle aree rurali e alla copertura completa dei distretti industriali”, al quale sono stati destinati ulteriori fondi per 200 milioni di euro.

  

   

Sul tema degli investimenti nelle nuove reti è nuovamente Franco Bernabè, nel corso della Conference call seguita alla presentazione dei risultati trimestrali: il progetto degli operatori alternativi, ha detto, non cambierà i piani di investimento di Telecom Italia, che pure è disposta a valutare ogni proposta.

Telecom Italia, “…è pronta a condividere le infrastrutture passive, come ha fatto in passato con Fastweb nel settore fisso e con Vodafone nel mobile”.

“Naturalmente – ha aggiunto – saremo pronti a considerare qualsiasi siano le proposte che vadano in direzione di far sì che il sistema possa diventare, in termini di investimento, ancora più efficiente. Non pensiamo però che questo debba per forza implicare un nostro cambiamento, accelerazione o decelerazione sul nostro programma di investimenti, che è un programma estremamente stabile e positivo e certamente a livello di medio-lungo termine non abbiamo nessuna intenzione di apportare alcun cambiamento”.

  

Ieri, intanto, si è svolto un incontro tra gli operatori alternativi e il sottosegretario allo Sviluppo economico, Paolo Romani, nel corso del quale Vodafone, Wind e Fastweb hanno illustrato i contorni del piano per la costruzione di una rete in fibra ottica alternativa a quella di Telecom Italia, che sarà presentato domani alla stampa.

La parola del giorno è stata senz’altro ‘dialogo’ ma ognuno l’ha utilizzata con accezioni e sfumature diverse: nonostante i proclami, infatti, i progetti di Telecom e quelli dei suoi concorrenti sembrano viaggiare su due binari ben distinti.

Bernabè ha accolto favorevolmente l’annuncio del progetto dei competitor: “Ben venga la concorrenza, sono contento che ciò stia avvenendo”, ha detto, sottolineando come “lo sforzo che tutti gli operatori devono fare per l’infrastrutturazione del Paese non può che giovarsi di questo tipo di iniziative” e come questo sia il “risultato degli sforzi regolatori fatti in Italia”.

Fastweb, Vodafone e Wind, da canto loro, hanno parlato di un progetto aperto a tutti, quindi anche all’operatore storico e, forse, alla Cassa Depositi e Prestiti, ma il presidente Agcom Corrado Calabrò ha affermato: “…non credo che Fastweb, Wind e Vodafone vogliano fare una rete di nuova generazione senza Telecom Italia: bisogna vedere se Telecom vuole farla con loro”, a conferma della convinzione un po’ di tutti che l’ex monopolista voglia ‘ballare da sola’.

 

Il coinvolgimento di Telecom Italia è tuttavia imprescindibile per Paolo Romani, secondo il quale “…nel progetto della rete in fibra ottica messo a punto dagli operatori alternativi è obbligatorio coinvolgere” anche l’operatore storico.

Il percorso, ha aggiunto, “è ancora lungo e servirà fare qualche sforzo regolamentare sul tema dell’unbundling”.

 

Calabrò ha comunque sottolineato che quello degli operatori alternativi è ancora un abbozzo di piano e ha auspicato, appunto, il “dialogo” tra le parti.

 

Sul tema delle regole è intervenuto quindi il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, sottolineando che “…in una società che abbia come scopo principale quello di fare una rete di nuova generazione, se le regole di governance le fa l’Antitrust non ci sono problemi perché le regole noi le sappiamo fare”. Tuttavia, ha aggiunto, per fare le nuove regole “può servire una legge”.

Calabrò ha tuttavia invitato a “…non mettere il carro davanti ai buoi”, assicurando che anche l’Agcom, se chiamata a farlo, metterà a punto delle regole che non saranno “cucite addosso” a questo progetto, ma “varranno anche per qualsiasi altra proposta in questo senso”.

 

Del piano degli operatori alternativi, intanto, si sono occupati anche i maggiori quotidiani stranieri: il Financial Times, ad esempio, sottolinea che gli investimenti di Telecom Italia sono alquanto “limitati” a causa dell’ingente debito che grava sulle spalle del gruppo e che il piano degli operatori alternitavi metterà sotto pressione i ricavi dell’ex monopolista.

“Telecom Italia – si legge – è l’operatore storico europeo più indebitato ed ha pertanto piani limitati per lo sviluppo della fibra ottica. Gli investimenti previsti ammontano a 700 milioni di euro entro la fine del 2012, con l’obiettivo di raggiungere 1,3 milioni di abitazioni in 13 città”.

Se Telecom Italia decidesse di non partecipare al piano di rete alternativo, nota ancora il quotidiano britannico, “a rimetterci saranno le sue entrate, intaccate dalla competizione”.

  

Il Wall Street Journal, invece, torna sul tema dell’aumento delle tariffe di unbundling approvato dall’Agcom e sulle critiche da parte degli operatori alternativi, i quali sostengono che questo piano farà slittare ulteriormente lo sviluppo della rete NGN. Il quotidiano sottolinea riposta anche una nota di Morgan Stanley, secondo cui aumenterà molto, quest’anno, la pressione per investire sulle reti alternative.

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