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Reti 3G. L’India teme spionaggio e sospende i contratti coi vendor cinesi: ‘devono rispettare le nostre regole’

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Il mercato mobile indiano è uno dei più dinamici al mondo e il prossimo passaggio al 3G lo rende anche uno dei più appetibili agli occhi dei fornitori di infrastrutture. Il governo indiano, tuttavia, è molto attento alla sicurezza, in particolare, ai rischi di spionaggio legati alla scelta di adottare tecnologie provenienti dall’estero, e ha chiesto agli operatori attivi nel paese di studiare attentamente tutte le componenti dei futuri contratti.

 

Nel mirino del governo indiano, in particolare, i fornitori cinesi: mentre la maggior parte dei contratti siglati coi fornitori occidentali sono stati avallati, quelli con vendor cinesi sono stati sospesi in attesa di nuove indicazioni.

 

I due paesi sono già in forte competizione e l’India teme che la Cina possa approfittare di qualche contratto di fornitura tlc per installare sistemi di controllo delle comunicazioni e, di conseguenza, avvantaggiarsi illecitamente sul piano economico.

 

Alcune misure sono già state adottate: dal mercato mobile locale sono stati infatti banditi i cellulari low cost provenienti dalla Cina e privi di numero IMEI.

Per evitare rimostranze da parte del WTO (Organizzazione Mondiale per il Commercio) di fronte a eventuali accuse di voler svantaggiare i fornitori cinesi rispetto a quelli europei o americani, l’India ha comunque fatto sapere che non ci saranno divieti generalizzati, ma che ogni caso sarà valutato autonomamente.

 

I vendor cinesi ZTE e Huawei, tra l’altro, sono già presenti nel paese, avendo stipulato contratti di fornitura con gli operatori indiani.

Il ricorso a fornitori stranieri, del resto, è inevitabile, poiché l’India non dispone di società nazionali in grado di fornire le tecnologie necessarie per passare alla terza generazione, ma sia chiaro che il loro ingresso sarà ben inquadrato in rigidi paletti.

Tra le condizioni imposte per la realizzazione delle reti 3G, ad esempio, il ministero delle comunicazioni chiede che il funzionamento e le operazioni di mantenimento siano progettate da ingegneri indiani e che il ricorso diretto a ingegneri stranieri sia ridotta al minimo nel corso dei due anni successivi a un contratto.

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