Aziende con la sindrome da Peter Pan? Meno investimenti in Ict ma crescono quelli per social network e unified communication

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A Milano focus su “L’Enterprise 2.0 alle resa dei conti” con la presentazione dei risultati della Ricerca dell’Osservatorio Enterprise 2.0 promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano.  

La ricerca, giunta alla sua terza edizione, ha voluto quest’anno porre l’Enterprise 2.0 “alla prova dei fatti”, coinvolgendo oltre 160 CIO e HR manager di imprese e Pubbliche Amministrazioni per cogliere dalle loro esperienze il reale livello di maturità delle iniziative in atto e il loro impatto sull’organizzazione e i Sistemi Informativi. L’analisi mette in luce come, a fronte di una crescita degli investimenti, il livello di maturità delle iniziative sia oggi molto eterogeneo, con alcuni casi di successo, ma percentuali ancora significative di organizzazioni in cui le applicazioni sono spesso sperimentali o confinate in pochi processi. La reale maturità e le prospettive di sviluppo dell’Enterprise 2.0, tuttavia, possono essere comprese solo guardando al cambiamento introdotto su tre dimensioni: gli strumenti, l’organizzazione e il Sistema Informativo.

 

Per Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Enterprise 2.0, la crisi non ha fermato il fenomeno dell’Enterprise 2.0, ma ne ha al contrario accelerato la diffusione. Oggi però, il fenomeno Enterprise 2.0 sembra ancora affetto da una sorta di “sindrome di Peter Pan“: in molte aziende, infatti, è come se le iniziative si “rifiutassero di crescere”, superando la fase sperimentale per integrarsi al cuore dei processi di business.

A conferma di ciò, l’indagine condotta sugli investimenti ICT previsti per i prossimi tre anni dai CIO di organizzazioni di medie e grandi dimensioni operanti in Italia mostra una contrazione dei budget nel 35% dei casi. In decisa controtendenza, continuano a distinguersi tre ambiti applicativi con tassi di crescita degli investimenti previsti nei prossimi 3 anni decisamente positivi: Social Network & Community (SN&C, con il 42% di aziende del campione che prevede aumenti di budget rilevanti), Unified Communication & Collaboration (UC&C, con il 32%) ed Enterprise Content Management (ECM, con il 31%). La diffusione delle iniziative è, comunque, un chiaro indicatore e, dopo le interessanti premesse del 2009, anche nel 2010 oltre il 90% delle imprese del campione ha in corso iniziative UC&C ed ECM e, più della metà (57%), ha iniziative di SN&C.

L’analisi puntuale dei budget 2010 mostra, tuttavia, un livello medio di spesa nei singoli ambiti ancora modesto rispetto al totale della spesa ICT: si passa infatti da un budget di circa 110.000 euro per le iniziative di SN&C, ai 225.000 euro e 265.000 euro per gli investimenti in UC&C e in ECM.

 

La presenza di investimenti in strumenti e tecnologie 2.0 non sempre procede di pari passo con il livello di “maturità” nel loro utilizzo all’interno delle imprese del campione: a fronte di strumenti di Unified Communication, Project Centric Collaboration e Live Collaboration utilizzati spesso in modo sistematico dalle imprese in più processi, ve ne sono altri come blog, forum, wiki, podcasting,  video-sharing e social networking che, pur presentando in media interessanti tassi di diffusione, hanno un livello di maturità inferiore, a testimonianza della difficoltà a uscire da fasi di sperimentazione e di utilizzo sporadico. L’analisi mostra che, in molti casi, la loro presenza non si traduce in un reale cambiamento e in benefici concreti a causa dei gap organizzativi e culturali che non vengono affrontati e colmati. Per comprendere l’impatto potenziale degli strumenti sulle imprese, dunque, non basta guardare alla sola diffusione, ma occorre entrare nel merito della loro applicazione nei processi aziendali.

 

Focalizzando la nostra attenzione sulle sole aziende del campione che utilizzano in modo sistematico strumenti e applicazioni 2.0 – ha affermato Stefano Mainetti anch’egli Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Enterprise 2.0. –  il terreno più fertile di sviluppo e crescita si trova in processi quali la gestione dei Sistemi Informativi, il Marketing, la gestione delle Risorse Umane e Comunicazione Interna. Meno rilevanti, sia come numero che come impatto, sono le iniziative a supporto dei processi che riguardano il Commerciale e le Reti di vendita, il Customer Service e la Ricerca e Sviluppo. Nella scelta di investimento le imprese tendono a orientarsi verso soluzioni che hanno un ritorno economico chiaro e immediato, trascurando, in fase di valutazione, la componente più intangibile dei benefici, legata tipicamente a impatti di natura strutturale. Ne deriva che strumenti di Unified Communication, Project Centric Collaboration e Live Collaboration, che spesso permettono di ridurre in modo immediato e quantificabile i costi di comunicazione e collaborazione con ricadute rilevanti sull’efficienza dei processi, sono considerati un “must have” dalla gran parte delle imprese e sono quelli utilizzati in modo maggiormente sistematico e pervasivo nelle organizzazioni del campione”.

 

L’enfasi che viene spesso posta sugli strumenti rischia di far dimenticare che l’Enterprise 2.0 è un fenomeno innanzitutto organizzativo: le nuove tecnologie 2.0 non fanno che abilitare o facilitare approcci e modelli organizzativi che sono però il risultato di una progressiva evoluzione “sociale” dei bisogni delle persone e delle loro modalità di relazione dentro e fuori le imprese.

 

Un’ulteriore variabile fortemente correlata agli investimenti in tecnologie Enterprise 2.0 è il settore di appartenenza delle imprese. In particolare è possibile identificare quattro comportamenti divers:

 

Core: settori con trend di crescita elevati e investimenti 2010 estremamente significativi,come il Finance (banche e assicurazioni) ed i Servizi, con imprese che storicamente puntano, o stanno iniziando a puntare, in modo deciso e sistematico su strumenti Enterprise 2.0 per supportare i processi di business. Il dato può essere interpretato.

In crescita: settori con trend di crescita elevati ma investimenti 2010 più contenuti come Automotive, Tessile/Abbigliamento e GDO/Vendita al dettaglio. In particolare, gli investimenti in UC&C rivestono una forte importanza nei primi due settori che, nel nostro campione, sono composti principalmente da imprese italiane con forte presenza all’estero e che utilizzano questi nuovi sistemi di comunicazione per affrontare le problematiche tipiche dell’operatività in un contesto globale.

Stabili: settori con investimenti assoluti significativi, ma trend di crescita dei budget più limitati. Al momento, l’unico settore “stabile” – nella nostra accezione – risulta essere la Pubblica Amministrazione (PA) che essendo caratterizzata da organizzazioni con un’elevata dimensione media (in termini di dipendenti) e un alto tasso di dispersione territoriale (sia a livello centrale che locale), ha investito in queste tecnologie per migliorare l’efficienza e l’efficacia dei processi strutturati tipicamente di natura documentale.

Marginali: settori più “tradizionali” e meno ICT-intensive come Metalmeccanico, Logistica/Trasporti, Chimico/Farmaceutico e Alimentare, con investimenti contenuti e trend di crescita dei budget più limitati. (r.n.)

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