Italia
Si è svolta oggi l’assemblea dei soci di Telecom Italia chiamata ad approvare il bilancio 2009, mentre i lavoratori del gruppo presidiavano l’ingresso della sede per protestare contro la politica di contenimento dei costi del piano industriale 2010/2012 in base alla quale verranno tagliati 6.800 posti di lavoro. I lavoratori hanno inscenato il ‘funerale’ dell’azienda con tanto di bara, corona e manifestini listati a lutto, al grido di ‘non pagheremo noi la cedola agli azionisti’. Secondo i sindacati, infatti, il dividendo di 5 centesimi per azione previsto dalla società “….continua a garantire un lauto incasso a lor signori in un’azienda che dichiara un indebitamento finanziario netto al 31 dicembre 2009 di 33,949 miliardi di euro”.
I 2.200 lavoratori del comparto informatico, intanto, hanno inviato una lettera aperta all’amministratore delegato Franco Bernabè per manifestare i loro timori riguardo la decisione, annunciata lo scorso 4 marzo, di cedere il ramo d’azienda Funzione It Operations a Shared Service Center (Ssc).
Preoccupazioni che nascono soprattutto dal fatto che la società avrebbe dato mandato a Ssc di avviare tutte le iniziative “di razionalizzazione dei propri costi industriali, compreso l’efficientamento dell’organico in forza, al fine di conseguire i livelli di competitività necessari”, scrivono i dipendenti, sottolineando come l’annichilimento di “…professionalità esperienze vissute su progetti importanti e relazioni umane cresciute nella condivisione di obiettivi aziendali comuni suscita in noi un sentimento di rigetto, reso ancora più amaro dalla consapevolezza di non essere la causa delle difficoltà aziendali”.
Nel tentativo di pacificare gli animi, l’Ad Franco Bernabè, il cui stipendio è cresciuto nel 2009 del 75% a 3,4 milioni di euro, ha reso nota l’intenzione di destinare il proprio bonus a “30 borse di studio per i figli dei dipendenti che vogliono studiare all’estero”.
Entrando nel merito delle proteste dei lavoratori, giustamente preoccupati per il loro futuro occupazionale, Bernabè ha tuttavia affermato che la politica di contenimento dei costi è un passo necessario “…se non si vuole affossare” l’azienda.
Il manager è tornato anche sulla questione della separazione della rete: un’ipotesi più volte sollecitata ma che, secondo Bernabè, priverebbe la società “della sua ragion d’essere”.
“La rete – ha affermato – è lo strumento che ci ha permesso e ci permetterà di esprimere il nostro potenziale” e, ad oggi, “non esistono motivi” per perseguirne la separazione.
Bernabè ha quindi ricordato che, proprio per garantire la parità di accesso alla rete per i concorrenti, è stata creata – in anticipo rispetto agli orientamenti della Ue –
“La rete sarà oggetto di un’operazione di rilancio”, ha aggiunto, sottolineando che ancora per molti anni rame e fibra convivranno e che il gruppo intende “…posare fibra ottica dove serve di più, anche ampliando la copertura in banda larga dei distretti industriali non ancora coperti”.
Bernabè ha annunciato una collaborazione con l’Agcom volta a “individuare un’area geografica dove sostituire integralmente” il rame con la fibra e ha ribadito la disponibilità del gruppo a collaborare “con altri soggetti” per ulteriori investimenti nella fibra ottica.
Nel 2009, ha quindi sottolineato Bernabè, “uno degli anni più difficili a causa della forte contrazione dei consumi e degli investimenti delle imprese”, la società è riuscita a ottenere importanti risultati, ossia: il forte recupero di efficienza sui costi, l’aumento di efficacia e la rapidità dei processi commerciali e la cessione di Hansenet in Germania, divisione che non portava sinergie al gruppo.
Questi risultati, tuttavia, sono stati offuscati dalla grave vicenda che ha coinvolto
Il caso Sparkle, ha quindi aggiunto, ha rappresentato un momento di estrema difficoltà che è però servito a “crescere, maturare e rinnovare la propria cultura di responsabilità”, portano l’azienda a lavorare a “un sistema che consenta di prevenire ogni crisi”.
Galateri ha fatto sapere di aver dato incarico ai propri legali per stabilire, sulla base delle circostanze note e di quelle che stanno emergendo in sede processuale e in altre sedi “se si siano verificate violazioni da parte di soggetti non imputati nel procedimento penale”.
La società, ha ribadito Galateri, non è stata con le mani in mano, ma ha già deliberato l’avvio di un’azione sociale di responsabilità contro l’ex ad di Sparkle Stefano Mazzitelli e si è costituita parte civile, ottenendo oltre 15 milioni di euro sequestro cautelativo.
Per il futuro, quindi, Bernabè si è detto fiducioso del fatto che la riduzione dell’indebitamento – che dovrebbe essere riportato a 28 miliardi di euro entro il 2011 – aprirà la strada a “…un percorso virtuoso e di espansione” per Telecom Italia, oggi più consapevole della propria forza rispetto al passato e “pronta ai blocchi di partenza per combattere e ad allungare il passo”.
Nel corso dell’assemblea ha preso la parola anche il comico Beppe Grillo che si è presentato al microfono con una fascia nera al braccio sinistro: “…ho la fascia al braccio perché qui si celebra un funerale – ha detto – il funerale di quella che era la più grande azienda tecnologica” del Paese, aggiungendo che “forse però si possono espiantare degli organi” e caldeggiando la vendita a Telefonica.
Bernabè ha risposto al comico genovese che “…non c’è nessun funerale da celebrare”. Telecom, ha aggiunto, “…è un’azienda sana, viva e vivace, e ha tutte le potenzialità per tornare ad essere una grande protagonista” del settore, anche se “ci vorrà del tempo’.
L’Ad ha comunque affermato di comprendere le ragioni di Grillo, “…una persona che ha a cuore il futuro di questa azienda e della rete e che anima un blog tra i più seguiti anche a livello internazionale’.
Invariata la mappa dell’azionariato con quote sopra il 2%: Telco detiene il 22,447%, Findim (Fossati) il 4,999%, Brandes Investment Partners (4,024%), Blackrock (2,823%), AllianceBernstein (2,061%).
L’intervento e le proposte ASATI all’assemblea.
L’intervento di Beppe Grillo.