Italia
La Fieg (Federazione Italiana degli editori di giornali), esaminando l’esito degli incontri tecnici tenuti nei giorni scorsi con Poste presso la Presidenza del Consiglio dei ministri a seguito del tavolo politico del 7 aprile a Palazzo Chigi, ha dovuto constatare con grande preoccupazione la sospensione delle trattative.
In una nota la federazione ha commentato che è passato quasi un mese dall’innovazione tariffaria del 1° aprile che comporta per gli editori, e in prospettiva per gli abbonati, aumenti dei costi di spedizione pari, in media, al 120% per i quotidiani e del 100% per i periodici, e non si vede ancora una via d’uscita.
“Per il 2010– ha poi osservato – l’incremento, del tutto inaspettato e incidente ad anno iniziato, produce un danno non rimediabile alle aziende che hanno adottato politiche commerciali e di marketing basandosi sulle tariffe preesistenti. Eppure gli editori hanno dimostrato la volontà di sobbarcarsi una parte, significativa ma sostenibile, di quell’incremento”.
Gli editori associati alla Fieg hanno quindi sottolineato la gravità della situazione, che “rischia di compromettere definitivamente la distribuzione attraverso il canale postale e quindi gli abbonamenti, incidendo ancora una volta pesantemente sui bilanci delle imprese editoriali e sulla tasca dei lettori”.
Una situazione difficile quella del mercato editoriale italiano, complicata da una crisi economica senza precedenti come del resto si spiega nella Proposta di legge unitaria dell’opposizione (firmata da Paolo Gentiloni del Pd, Roberto Rao dell’Udc, Carlo Monai dell’Idv, Giuseppe Giulietti del Gruppo Misto) sulle ‘Partecipazioni incrociate nei settori dell’editoria quotidiana e della Tv‘.
A fine 2010 scadrà, infatti, il divieto di partecipazioni incrociate nei settori dell’editoria quotidiana e delle televisioni, ma per l’opposizione la norma deve essere prorogata fino al 31 dicembre 2015 per assicurare il tempo necessario a trovare soluzioni virtuose ai rischi di involuzione strutturale del settore.
“In altri termini – ha spiegato l’opposizione – con il Dl del 2005 fra un anno, RAI, Mediaset e Telecom, potranno acquisire il controllo anche di giornali quotidiani. Nella perdurante situazione di debolezza strutturale degli assetti proprietari e di governance del settore della stampa, una siffatta circostanza costituisce una porta spalancata verso una ulteriore preoccupante concentrazione dei media italiani.
Il termine “scade proprio nel momento in cui l’editoria quotidiana vive la peggiore crisi da decenni – ha spiegato Paolo Gentiloni -. L’Italia è l’unico Paese europeo in cui la pubblicità televisiva supera nettamente quella sui quotidiani: 54% contro 23%”.
Nella Proposta di legge si evidenzia che “il sistema dell’editoria quotidiana in Italia sta infatti attraversando una fase di gravissime difficoltà, frutto certamente sia della difficile congiuntura economica generale, sia delle difficoltà del settore a misurarsi con le sfide del nuovo scenario tecnologico. Ma allo scenario recessivo globale, si aggiungono anche fattori di crisi tipicamente italiani, quali lo storico squilibrio nella distribuzione dei ricavi pubblicitari, la scarsa propensione alla lettura, la perdurante stagnazione delle copie vendute”.
A questi dati, che indicano il rischio di un vero e proprio declino del settore, devono aggiungersi le preoccupazioni legate alle sfide del nuovo contesto tecnologico. La polemica sollevata dagli editori di tutto il mondo nei confronti dei motori di ricerca, esemplificabile nel ruvido confronto dialettico che ha contrapposto ancora di recente Rupert Murdoch e Google, reca in radice un problema gigantesco: come rivedere il mestiere dell’editore ai tempi di internet e misurarsi con la sfida del web senza dichiarare la resa dei giornali.
Gentiloni si è, quindi, rivolto alla maggioranza: la proposta di legge, di un solo articolo, “può essere inserita come emendamento a un provvedimento, ci auguriamo che la maggioranza voglia farla propria”.
Gli ha fatto eco Roberto Rao: “Non è una legge ‘ad personam’ ma un provvedimento alla luce del sole che si confronta con la realtà italiana. In un momento delicato per l’informazione, questa non è una panacea per tutti i mali ma può essere l’inizio di un dibattito. E’ una iniziativa aperta al confronto con la maggioranza”.
Una sollecitazione sposata anche da Giuseppe Giulietti: “Il conflitto di interessi è come la bestemmia in chiesa, non si può pronunciare. Per diventare un Paese normale, occorre che questi temi siano discussi. Questa è una norma giusta, tempestiva e ‘ad-personas’, al plurale, perché riguarda Berlusconi, Murdoch e qualsiasi altro futuro imprenditore del settore“.
Giulietti ha invitato sia il presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà sia quello dell’Agcom Corrado Calabrò “a battere un colpo e accendere i riflettori sulle concentrazioni già esistenti, per la libertà del mercato e la tutela dei soggetti editoriali”.
Alla conferenza stampa erano presenti anche il segretario generale della Fnsi Franco Siddi e il presidente Roberto Natale: “Questi temi li abbiamo presenti da tempo – ha detto Siddi – questa norma potrebbe fare da argine per un pezzo importante del sistema, la carta stampata. Mentre se il divieto venisse meno aumenterebbe drammaticamente lo squilibrio”.
Proposta di legge a firma di Paolo Gentiloni (Pd), Roberto Rao (Udc), Carlo Monai (Idv), Giuseppe Giulietti (Gruppo Misto):
Art. 1 (partecipazioni incrociate nei settori dell’editoria quotidiana e della televisione)
Il comma 12 dell’art. 43 del Decreto Legislativo 177/2005 è sostituito dal seguente:
Gli operatori verticalmente integrati che svolgono attività televisiva anche attraverso l’esercizio di più di una rete nazionale in tecnica analogica non possono, prima del 31 dicembre 2015, acquisire partecipazioni in imprese editrici di giornali quotidiani o partecipare alla costituzione di nuove imprese editrici di giornali quotidiani. Il divieto si applica anche alle imprese che siano controllate, controllanti o collegate ai sensi dell’articolo 2359 del codice civile, nonché alle imprese controllate o controllanti per effetto dell’influenza dominante di cui al comma 15 del presente articolo.