Cina
Al peggio, quando si parla di censura, non c’è mai fine? Sembrerebbe proprio di sì. La Cina starebbe, infatti, per richiedere in maniera ancora più esplicita alle compagnie telefoniche e internet di bloccare e segnalare l’eventuale violazione, da parte degli utenti, di informazioni che il governo considera ‘segreti di Stato‘.
La proposta è contenuta in un emendamento presentato lunedì, che definisce in maniera molto vaga il ‘segreto di Stato’ come “un’informazione che, se rivelata, danneggerebbe la sicurezza o gli interessi della Cina in ambito politico, economico o della difesa”.
Una definizione così ampia che qualunque informazione – dalle mappe alle coordinate GPS fino anche a semplici statistiche economiche – potrebbe rientrarci.
L’emendamento alla legge sulla tutela dei segreti di Stato è stato presentato in terza lettura – l’ultimo passo prima della trasformazione in legge – al Comitato permanente dell’assemblea nazionale del popolo, il massimo organo legislativo della Repubblica popolare cinese. Difficilmente un provvedimento arriva a questo punto senza poi essere adottato.
Il quotidiano China Daily riferisce che gli operatori telefonici e i fornitori di servizi internet sarebbero stati chiamati dal Governo a svolgere un ruolo più attivo nel blocco e nella segnalazione alle autorità di notizie che potrebbero mettere in pericolo i segreti di Stato e nell’identificazione della fonte.
Secondo altre fonti di stampa, tuttavia, non è ancora chiaro se le se le compagnie telefoniche e internet dovranno setacciare le reti a caccia informazioni proibite o se saranno semplicemente chiamate a cooperare con le autorità nel caso di sospette infrazioni.
L’agenzia di stampa Xinhua sostiene che, nel caso in cui un operatore scopra una fuga di informazioni segrete, esso debba immediatamente bloccare la trasmissione dei dati e avvisare le autorità, ma non specifica quanto attivi i provider debbano essere nel monitoraggio delle reti né quali sanzioni, se ce ne saranno, verranno applicate alle società inadempienti.
Gli analisti ritengono comunque che l’emendamento non avrà un grande impatto sulle aziende occidentali, dato che comunque operatori telefonici e ISP sono già costretti a collaborare con le autorità: emblematico il caso di Yahoo!, che alcuni anni fa rese note le generalità di un giornalista che aveva divulgato un documento contenente una nota interna trasmessa alla sua redazione dalle autorità per mettere in guardia i giornalisti contro la destabilizzazione sociale e i rischi legati al ritorno di alcuni dissidenti in occasione del 15° anniversario del massacro di piazza Tiananmen.
Anche Google, il mese scorso, ha deciso di trasferire le ricerche effettuate dagli utenti cinesi su un server situato a Hong Kong, nel tentativo di sottrarsi ai dettami censori del governo di Pechnino, in seguito a un attacco hacker – proveniente proprio dalla Cina – volto a rubare i dati degli utenti del servizio di posta elettronica con l’obiettivo di risalire alle generalità di presunti dissidenti.
Dopo il caso dei 4 dirigenti del colosso minerario anglo-australiano Rio Tinto – arrestati per spionaggio e accusati di aver rubato violato per sei anni i segreti commerciali di Pechino allo scopo di arricchirsi illecitamente – il governo cinese ha intanto pubblicato la definizione di ‘segreto commerciale’, che ingloba tutte le informazioni relative ai piani strategici di un’azienda, alla gestione, alle fusioni, alle negoziazioni di titoli, agli indici del mercato azionario, alle riserve, alla produzione, all’approvvigionamento e alle strategia di vendita, ai finanziamenti e alle finanze, ai negoziati, agli investimenti in joint venture e ai trasferimenti di tecnologia.
L’arresto dei 4 dirigenti della Rio Tinto, per i quali sono comunque cadute le accuse di violazione di segreti di stato, ha provocato grande preoccupazione nella comunità internazionale, proprio per la mancanza di chiarezza sul concetto di ‘segreto commerciale’.