Italia
Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera Sergio Scalpelli, Direttore della Comunicazione di Fastweb, in risposta all’editoriale NGN e fase di transizione: l’unbundling, i numeri e l’Europa pubblicato su key4biz lo scorso giovedì 22 ottobre.
di Sergio Scalpelli – Direttore Relazioni Esterne e Istituzionali FASTWEB
Caro Direttore,
ti scrivo con riferimento al tuo editoriale pubblicato sul sito Key4Biz e inviato nella newsletter intitolato “NGN e fase di transizione: l’unbundling, i numeri e l’Europa“. L’articolo conteneva alcune inesattezze. Ritengo quindi opportuno inviarti alcune precisazioni e ti chiedo di dare ampia visibilità a questa mia risposta nel tuo sito.
Come riportato nell’articolo è importante far riferimento ai numeri e a fatti oggettivi, piuttosto che a opinioni, ma proprio per questo è ancora più importante che i numeri siano verificati e attendibili.
E’ quindi forse una svista non aver riportato il valore corretto del canone ULL in Irlanda, ridotto dai 16,43 euro citati a circa 12 oppure omettere il fatto che il regolatore belga ha da poco sottoposto a consultazione nazionale una proposta di riduzione dei canoni ULL da 9,29 euro mese a 8,26 euro mese?
Forse sarebbe anche opportuno evidenziare che la media europea di 9,28 euro proviene sì da fonti della Commissione europea ma che risale al mese di ottobre 2008, quindi oltre un anno e mezzo fa. Nel frattempo, molti regolatori (ad eccezione dell’Italia) sono intervenuti apportando significative riduzioni ai prezzi dei canoni ULL.
Appare quindi poco oggettivo non fornire i numeri su paesi “virtuosi” con valori di canoni ULL significativamente inferiori a quelli italiani quali a titolo di esempio:
-
la recente riduzione decisa dal regolatore olandese OPTA da 7,83 euro mese a 6,62 euro mese (retroattiva al 1° gennaio 2009);
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la riduzione dal marzo 2010 a 5,87 euro/mese da parte del regolatore Austriaco;
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la riduzione decisa a fine 2008 a 7,79 da parte del regolatore spagnolo.
Ci sembra quindi opportuno fornire un aggiornamento dei valori dei canoni ULL in Europa ad aprile 2010:
PAESE |
COSTO ULL |
Poland |
5,24 |
Austria |
5,87 |
Estonia |
5,88 |
Netherlands |
6,52 |
Romania* |
6,67 |
Hungary |
6,95 |
Lithuania |
6,96 |
Spain |
7,79 |
Sweden |
8,18 |
Slovenia |
8,20 |
Lettonia |
8,25 |
Belgio* |
8,26 |
Greece |
8,27 |
UK |
8,48 |
Slovakia |
8,60 |
Bulgaria |
8,93 |
Portugal |
8,99 |
France |
9,00 |
Malta |
9,37 |
Czech Republic |
9,80 |
Denmark |
9,96 |
Germany |
10,20 |
Finland |
10,50 |
Luxembourg |
10,75 |
Cyprus |
11,40 |
Ireland |
12,24 |
* proposta regolatore in corso di consultazione nazionale
Ora, se la matematica non mente, la media europea a oggi è pari a 8,51 euro/mese, quindi con una riduzione dell’8,5% rispetto alla media da te citata di 9,29 euro/mese del 2008, un trend quindi decrescente. L’Italia, che al valore attuale si posiziona al 15° posto nell’Europa a 27, scenderebbe al 17° dal 1° maggio 2010 con il valore di 8,7 euro mese, al 19° posto con il valore di 9,26 ed al 20° posto con il valore di 9,67 (questo senza considerare possibili ulteriori riduzioni da parte di altri regolatori). Non sembra cosa di cui vantarsi.
Alla luce di tali evidenze è difficile comprendere come una proposta di aumento dei prezzi dei servizi di ULL possa essere considerata “virtuosa” anche alla luce della rilevanza dei servizi di ULL in Italia come strumento indispensabile per consentire lo sviluppo di una concorrenza infrastrutturata e ancora più incomprensibile è l’affermazione per cui tali aumenti possano contribuire allo sviluppo delle reti NGN in Italia e gli investimenti in fibra.
Semmai si otterrebbe l’effetto contrario: Telecom Italia aumenterebbe ulteriormente i profitti dall’attuale rete in rame, perdendo quindi ogni incentivo allo sviluppo di una rete in fibra e riuscendo nel contempo a ridurre i margini dei propri concorrenti e la loro pressione competitiva. I concorrenti si troverebbero quindi con minori risorse per espandere la propria copertura e i propri investimenti. Non credo proprio che questo possa considerarsi un circolo virtuoso.
Gli effetti di tutto questo si ripercuoteranno inevitabilmente sui consumatori italiani in termini di maggiori prezzi, minore concorrenza e quindi minore innovazione, servizi e qualità. E’ questo che ci auguriamo in Italia?
Risponde il direttore Raffaele Barberio
Mi limito a poche osservazioni. I valori riportati nel mio editoriale e relativi al costo dell’unbundling si rifanno, come dichiarato, all’ultimo documento della Commissione europea disponibile (novembre 2008). Le classifiche vanno lette, come è noto, con la lente quali-quantitativa, considerando anche il potere d’acquisto. Ad esempio i 6,67 /mese della Romania (dove lo stipendio medio mensile è di 330 /mese ovvero ¼ di quello italiano) pesano di più o di meno degli 8,70 /mese dell’Italia? Ma l’argomento più rilevante è forse quello legato al rapporto con i “Paesi virtuosi” che nel mio editoriale erano indicati come i paesi con il più alto tasso di competizione. In questi paesi il costo dell’unbundling è elevato. Come dire: più mercato uguale a maggior costo dell’unbundling. Potrebbe sembrare un paradosso ma non lo è. Questo pone un problema strategico che riguarda il rapporto tra mercato, rame e fibra, tra regolazione, vecchia rete e NGN. Mi rendo conto che se guardiamo a domani, o meglio a stasera, il costo dell’unbundling basso può apparire come indicatore di mercato dinamico e competitivo. Ma un valore basso di unbundling, come sostenuto dagli ambienti più autorevoli della Commissione europea e da molti analisti indipendenti, non sostiene lo sviluppo della fibra, verso cui tutti i paesi sperano di poter approdare nei tempi più stretti. In un certo senso è il broadband low-cost che disincentiva gli investimenti sulla fibra e non il contrario. Naturalmente è solo un’opinione. Ringrazio pertanto Scalpelli di aver contribuito all’apertura di un dibattito su questi temi e mi auguro che sull’argomento possano entrare altri player sempre ben accetti sulle pagine del nostro giornale.