Pirateria: ancora incertezza sui reali contenuti dell’ACTA. Le bozze dei documenti a confronto

di Raffaella Natale |

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L’Anti-Counterfeiting Trade Agreement (Acta), che la Ue sta negoziando con Australia, Canada, Giappone, Corea, Marocco, Nuova Zelanda, Singapore, Svizzera, Usa, e altri Paesi, secondo alcuni potrebbe trasformare gli internet provider in ‘poliziotti della rete’, col compito di vigilare sullo scambio illegale di contenuti coperti da copyright.

 

Tante le osservazioni, alcune molto critiche, intorno al testo provvisorio dell’accordo che dovrebbe essere approvato entro l’anno, ed è stato diffuso ieri. Finora era rimasto segreto e le trattative svolte sempre a ‘porte chiuse’, lasciando spazio a speculazioni che davano come imminente un cambiamento delle leggi sulla violazione della proprietà intellettuale di tutti i Paesi coinvolti nel negoziato, e quindi anche di quelli europei.

 

La decisione di rendere pubblica la bozza è stata presa nei colloqui svoltasi dal 12 al 16 aprile in Nuova Zelanda, di cui dà conto la Commissione Ue.

 

Alcuni osservatori sostengono che le nove proposte potrebbero consentire la confisca di laptop e apparecchi musicali come iPod e lettori Mp3 in base al sospetto che contengano materiale scaricato illegalmente. Altri temono che possa limitare la vendita di farmaci generici.

“Questo testo dimostra che l’obbiettivo complessivo dell’Acta è di prendere di mira violazioni su larga scala della proprietà intellettuale che possono avere un significativo impatto economico“, ha detto la Commissione in una dichiarazione.

“Acta non porterà in alcun modo ad una limitazione delle libertà civili o ad una ‘persecuzione’ dei consumatori”.

 

Fonti della Commissione hanno rassicurato, sostenendo che per le legislazioni europee non cambierà niente, perché sono già in linea con quanto il testo prevede finora.

Il Commissario Ue per il Commercio, Karel De Gucht, ha dichiarato: “Il documento mostra ciò che è veramente l’Acta: darà maggiore protezione all’industria e ai produttori e non avrà impatti negativi sui cittadini europei”.

 

Tra le novità più significative che potrebbero essere introdotte, quella di affidare agli Isp il compito di vigilare sui pirati che diffondono o scambiano file illegali.

 

Anche se il funzionario della Commissione che si occupa dei negoziati ACTA, Luc Devigne, ha sempre negato che ci siano state proposte che considerano gli Isp responsabili degli illeciti degli utenti o simili alla controversa legge Hadopi, alcune copie del testo negoziale, strappate al segreto, sembrano, invece, indicare che i negoziatori, guidati dagli Stati Uniti, cercano una via per la repressione degli abusi, rendendo gli Isp legalmente responsabili per il materiale distribuito in tutte le loro reti.

 

Le fughe di notizie evidenziano che i Paesi firmatari sarebbero incoraggiati a elaborare politiche in linea col principio dei tre strike, contenuto nella Legge francese Hadopi, pur tra molte polemiche. Procedura che prevede il taglio della linea internet, deciso da autorità giudiziaria, dopo che l’utente colpevole di violazione del copyright ha ricevuto tre avvertimenti.

 

In ogni caso, la versione resa pubblica ieri, che non è definitiva, presenta piccole varianti rispetto al documento diffuso a fine marzo dall’associazione La Quadrature du Net (Consulta il documento), che come è noto ha portato avanti una dura lotta alla legge Hadopi.

La prima differenza è la scomparsa dei nomi dei Paesi all’origine delle proposte.

Nella versione pubblicata dalla Quadrature, sembrano distinguersi due correnti:

quella degli Stati Uniti, intenzionati a portare avanti le idee di fondo del Digital Millenium Copyright Act che rende illegale la violazione dei dispositivi anticopia (posizione seguita anche se con toni minori dal Giappone); e una corrente più moderata di cui fanno parte Unione Europea, Canada e Nuova Zelanda che invece privilegia le eccezioni alle norme sul diritto d’autore in particolare per quanto riguarda la copia privata.

 

I contenuti del nuovo documento sono molto generici eccetto per la parte che riguarda la pirateria su internet e il ruolo dei service provider.

In particolare, il testo sostiene che gli Isp devono “adottare e mettere in pratica una politica che consideri i casi di conservazione e diffusione di materiale protetto dal diritto d’autore”. Posizione questa vicina alle disposizioni già adottate negli Usa e in Europa.

 

Resta il dubbio sull’eventuale taglio della linea per i colpevoli di downloading illegale. Questa posizione, che appariva in una nota a fondo pagina del documento ottenuto dalla Quadrature, è sparita però dal nuovo testo.

Anche se il nuovo testo prevede la possibilità dei Paesi firmatari di adottare delle leggi che regolamentano la soppressione o disattivazione dell’accesso all’informazione.

Secondo un altro paragrafo, gli aventi diritto potrebbero così “ottenere rapidamente informazioni sull’identità dell’utente in causa”.

Questa versione del progetto precisa tuttavia che i governi non dovrebbero “imporre un sistema generale di controllo” sui fornitori d’accesso.

 

I negoziati Acta sono relativi a nuovi standard e regole internazionali per tutelare la proprietà intellettuale e lottare contro la contraffazione di prodotti e medicine e contro il fenomeno del downloading illegale di contenuti audiovisivi.

 

Le trattative sono cominciate nel 2007, coinvolgendo quaranta nazioni e diverse associazioni (MPAA, RIAA) e multinazionali (eBay, Google, Intel, News Corporation, Sony, Time Warner e Verizon).

  

 

Per maggiori informazioni:  

Bozza del precedente Accordo ACTA diffuso a marzo da La Quadrature du Net

Bozza dell’Accordo ACTA reso noto il 21 aprile 2010

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