Italia
Riportiamo di seguito l’intervento di Gabriella Cims, Coordinatrice dell’Osservatorio sulla Direttiva Europea “Servizi di Media Audiovisivi” al workshop ‘Donne in TV e nei Media: un nuovo corso per l’immagine femminile’ che si è tenuto a Roma il 15 aprile.
Gentili ospiti,
Vedete, non è facile per oggi sintetizzare in pochi minuti tutto quanto è accaduto in questi ultimi mesi.
Una premessa:
L’evento di oggi testimonia come un’esigenza così sentita da più parti della società civile, quella di una migliore rappresentazione delle donne in tv e più in generale nei media, condivisa poi attraverso la Rete, abbia innescato una spinta al cambiamento, diventando poi una riforma che si è inserita nell’agenda politica del nostro Paese ed in tal direzione intende procedere.
Da internet alle riforme, l’Appello Donne e Media è già “la storia di un successo in Rete”.
Credo che il principale motivo del successo di questa nostra iniziativa sia proprio il fatto che non ci siamo fermati all’analisi critica della situazione: ma dopo la diagnosi abbiamo indicato “la cura” con una proposta ben precisa di riforme a nostro avviso necessarie per migliorare la situazione attuale.
Dove, tengo a sottolinearlo, il termine “appello” sta ad indicare non la richiesta di aiuto per una riserva indifesa, le donne, ma appello a prestare attenzione a quelle precise proposte che appunto abbiamo indicato, sostenuto e presentato nelle sedi opportune.
Ho la responsabilità di rappresentare le centinaia di donne che hanno voluto dare il loro aperto sostegno alle proposte che ho avanzato, mettendoci la forza della loro identità, dei loro nomi e cognomi. …e di ciò le ringrazio, UNA AD UNA.
Ritengo dunque opportuno ricordare alcuni passaggi dell’appello che ha dato il via a questo processo, appello lanciato a novembre scorso nel web dalla sottoscritta, pubblicato da key4biz e prontamente ripreso da Rainews24.
“Si potrebbe evitare di condire ogni contesto di trasmissione televisiva con un pezzo di carne di donna”.
Era questo l’incipit dell’appello, forse un po’ forte ma ciò ha aiutato a scuotere la situazione, risvegliando quella spinta al cambiamento solo in apparenza assopita da una sorta di rassegnazione.
…pezzi di carne di donna, si perché è di questo che si tratta quando accanto al conduttore di turno, che in genere incarna l’autorevolezza, si espone, anche in orari pomeridiani e con nessuna giustificazione autoriale, una forma corporea femminile della cui testa – senza metterne in dubbio l’esistenza – il più delle volte nulla è dato sapere.
L’intervento di Lorella Zanardo, con i fotogrammi del doc. “il corpo delle donne”, equamente raccolti da tv pubblica e commerciale ci mostreranno con le immagini come sia diventato per noi normale un trattamento della figura femminile che normale non è per alcun altro Paese.
C’è un concetto che si chiama dignità. Dignità umana, culturale e professionale.
Credo CONVERRA’ CON ME, SM, che questo concetto, riferito alle donne, è stato ultimamente troppo tradito dai mezzi di comunicazione, in un processo a valanga che sta travolgendo tutto e tutti. Il rischio di una subcultura strisciante e un po’ medievale, che permea la società nel suo inconscio e nell’indifferenza generale, dà il suo allarme quando la cronaca ci schiaffeggia con storie di violenza sessuale di minorenni su loro coetanee. E lì rimaniamo atterriti. La domanda che vorrei porgere a chi ha la responsabilità di decidere anche per gli altri, la cosiddetta classe dirigente, è quanta colpa abbiano quei ragazzini e quanta responsabilità chi non ha saputo formare in loro una più corretta rappresentazione-visione della figura femminile.
Perché deve essere chiaro che proporre come “normale” lo stereotipo di donna = cornicetta ornamentale, non è un problema delle donne. E’ una diminutio che riguarda tutta la società.
Non possiamo negare l’esistenza dei mezzi di comunicazione ed il ruolo che essi svolgono: se è vero che essi sono il racconto delle società è altrettanto vero che ne prefigurano modelli di riferimento per l’immaginario collettivo, sedimentando quotidianamente gli stereotipi vincenti anche per le nuove generazioni. ..E NON CI SONO QUOTE CHE TENGANO!!!
Quante donne fanno gavetta, studiano, lavorano e hanno successo in politica, nella ricerca scientifica, nell’imprenditoria, nella medicina, nella letteratura? E dove sono tutte queste donne nelle nostre tv, nelle copertine dei magazine e sui cartelloni pubblicitari? RIMOSSE.
E a quante sarà data anche solo un’infinitesimale possibilità di rappresentare, NONDIMENO NELLA RAI- IL SERVIZIO PUBBLICO DEI CITTADINI, la loro esperienza di successo, le loro speranze e le loro fatiche, esattamente come abbiamo la possibilità si conoscere ogni millimetro emozionale delle partecipanti ai realities o ai concorsi bellezza, solo per fare un esempio? Perché stupirsi poi se tanta parte delle adolescenti, di qualsiasi estrazione sociale e livello culturale, abbia come primo miraggio quello di diventare una velina o sue omologhe derivazioni.
Lungi da noi il volersi lasciar andare a considerazioni censorie.
Tuttavia è forse giunto il momento, con pacatezza, di iniziare un nuovo corso.
La bellezza fa spettacolo, si dice. Il punto è un altro. Non ci stupisce se in taluni programmi di spettacolo vi sia una rappresentazione corporea della donna, in determinati orari.
Il punto è che tale modalità non diventi l’univoca soluzione per raccontare le donne che vivono, crescono, lavorano nel nostro Paese, dando un grande contributo a questa nostra società.
Occorre dunque anche mostrare, con una dose maggiore di equilibrio, i molteplici aspetti che compongono il variegato “altro emisfero”, quello femminile., CON LA PLURALITA’ DEI DIVERSI MODELLI FEMMINILI ESISTENTI IN REALTA’!
Nessun tipo di censura potrebbe a nostro avviso sostituire un rinnovato sforzo creativo in grado da una parte di non rinunciare agli obiettivi dell’audience, che pur comprendiamo, e dall’altro di non offendere la dignità delle donne.
Per non parlare della necessità di ricollegare il concetto di merito alla verosimile previsione di successo che un individuo può prospettare per sé, attraverso l’impegno profuso e le capacità messe in campo, liberando i legittimi obiettivi di crescita di ciascuno, dalla tenaglia della cooptazione o della vincita alla lotteria. E’ a questa teoria diffusa della lotteria che sembriamo dover essere condannati anche dai molteplici giochi televisivi e mediatici, ultima spiaggia di una popolazione che ha smesso di credere che migliorare è possibile, meritandolo.
VEDE S.M, NOI COME LEI SIAMO CONVINTI CHE per cambiare funzionino le riforme. Occorrono idee chiare, iniziative concrete e la volontà per farle camminare.
La Costituzione stigmatizza (articolo 3, 51 e 117), presupposto su cui si fondano le proposte del Ns appello, che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono il realizzarsi della piena parità tra gli uomini e le donne.
Ebbene, affinché il dettato dei costituenti non rimanga solo una bella intenzione, E QUESTO E’ IL FONDAMENTO DELLA NOSTRA TEORIA, forse sarebbe utile prima di tutto rimuovere l’ostacolo prodotto di fatto da una parziale rappresentazione delle donne e dal diffondersi nell’opinione pubblica di un ruolo troppo circoscritto, stereotipato e quindi riduttivo, che le donne svolgono nella vita sociale, culturale ed economica del Paese.
Il servizio pubblico, in primis, può e deve più di altri, visto che si finanzia anche con il canone, impegnarsi a migliorare l’uso che si fa della figura femminile sia nei programmi già trasmessi, sia, Presidente, con nuovi spazi ad hoc che correggano il tiro, porgendo all’immaginario collettivo una gamma più articolata di modelli della femminilità.
La naturale scadenza, a dicembre scorso, del contratto di servizio triennale che stabilisce i doveri della Rai, ci è parsa una di quelle occasioni da non perdere.
E’ in quella occasione dunque che ho elaborato, e proposto nelle sedi opportune, una serie di emendamenti per contribuire ad un nuovo corso dell’immagine femminile nel servizio pubblico.
Nel citato appello di novembre, si chiedeva di sostenere: (APPELLO = 4 OBIETTIVI):
• Modifica del Contratto di servizio pubblico scaduto a dicembre, con una proposta tecnica di 10 emendamenti presentati in sede di Commissione per la revisione del Contratto (composta da RAI e GOVERNO);
• La richiesta al servizio pubblico di dedicare spazi ad hoc per rappresentare più ampiamente la pluralità della realtà femminile;
• Una proposta inerente i mezzi di comunicazione più in generale, con l’adozione di un Codice di autoregolamentazione “Donne e Media” condiviso, simile a quello di cui si sono dotati gli altri paesi dell’Unione Europea;
• Un Comitato ad hoc in grado di monitorare l’applicazione del suddetto Codice.
Queste sono state le proposte principali oggetto dell’iniziativa.
Tuttavia già preannunciavo che l’insieme di tali proposte, da solo, non sarebbe bastato a far comprendere l’urgenza delle richieste avanzate. Occorreva dunque, S.M., avviare un dibattito quanto più ampio possibile, cui ho sollecitato a prender parte non solo i vertici delle istituzioni ma ogni singola persona che proprio non si riconoscesse più nei modelli di donna quotidianamente propinati.
L’Appello ha suscitato molta attenzione, sono stata contattata da persone che non conoscevo e le proposte in esso contenute sono state oggetto di pubblici dibattiti in diverse occasioni, in primis nelle iniziative promosse dalla presidente del CPO Mise, Mirella Ferlazzo, insieme a me la principale organizzatrice del seminario odierno, del CPO Enea, Teresa Chironi e della Consulta Regionale del Lazio, Donatina Persichetti (ha inviato al governo una lettera di sostegno alle riforme proposte, a nome delle Presidenti delle consulte regionali). Vi è stato inoltre il forte sostegno di centinaia di associazioni, del mondo universitario, imprenditoriale, della magistratura, con personalità i cui curricula parlano ben chiaro.
E’ da questi incontri e discussioni, che le proposte dell’ “Appello di novembre” diventano una Lettera Aperta, inviata a fine dicembre alle istituzioni.
Concentrando l’attenzione su quei precisi obiettivi e su quelle puntuali richieste,
abbiamo raccolto il sostegno di centinaia di donne impegnate nei più diversi settori della società civile.
L’iniziativa, con la campagna donne tv disseminata nel web da key4biz, dove tuttora è possibile sottoscrivere la propria adesione a donnetv@key4biz.it, ha aperto un vivacissimo dibattito nella Rete. L’editore,
E meno male che c’è il web. Va detto che negli organismi tradizionali di informazione, ben poca attenzione è stata attribuita ad una campagna così ampiamente condivisa. Ci rammarichiamo di questo e invitiamo i colleghi giornalisti a mostrare un accenno di sensibilità, di battere un colpo, dando spazio ad una iniziativa che pur qualche risultato lo sta producendo (Lucia Visca P. CPO Fnsi)
Oggi possiamo affermare che i primi risultati sono arrivati.
1. La prima risposta ai temi sollevati dalla campagna è giunta dalla Presidenza della Repubblica e conferma l’allineamento del percorso intrapreso ai principi costituzionali, per contribuire a rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono il realizzarsi della piena parità tra gli uomini e le donne.
2. Il convegno stesso, con le piu’ alte cariche del governo, della Rai, del mondo dell’informazione, della pubblicità, è una risposta corale all’esigenza condivisa di “avviare un nuovo corso per l’immagine femminile nei media”.
3. Uno degli obiettivi dell’appello, quello inerente il servizio pubblico, ha sollecitato grande attenzione proprio nel momento in cui il precedente contratto andava rinnovato.
A nome delle centinaia di sostenitrici dell’Appello, desidero dare atto alla Commissione per il rinnovo del Contratto di Servizio Rai, quindi ai dirigenti Rai che ne hanno fatto parte, rappresentati dal presidente Garimberti, con i vicedirettori che hanno fatto parte del gruppo di lavoro, nonché ovviamente al Ministero dello Sviluppo Economico, in primis al Ministro Scajola oggi qui con noi, dello straordinario lavoro svolto e della speciale attenzione dedicata alla qualità del servizio pubblico, in particolare alla questione della rappresentazione della donna, dando ascolto alle richieste formulate dalla nostra proposta di emendamenti.
(circa 10 emendendamenti=linea politica! E’ UN SUCCESSO DI QUESTA DIRIGENZA RAI, DI QUESTO GOVERNO E DI CHI HA PROMOSSO L’INIZIATIVA…)
Come da lei evidenziato, SM, l’introduzione, tra i principi fondamentali, del “rispetto della dignità umana, culturale e professionale della donna”, l’inserimento di un comma ad hoc con cui il servizio pubblico “si impegna a promuovere un nuovo corso nell’impiego della figura femminile”, sono solo alcuni esempi delle cospicue novità promosse dall’appello per il nuovo patto che per i prossimi tre anni garantirà il ruolo di servizio pubblico ai cittadini.
UNA SVOLTA EPOCALE: L’azienda Rai può in tal modo porsi quale avanguardia nel marcare la differenza e quale esempio da emulare. La presidente uscente del CPO Rai, Annabella Souhodolsky, insieme ad altri esponenti dell’azienda che numerosi hanno dato il loro contributo, hanno esternato l’apprezzamento per le sostanziali modifiche introdotte oggi e che non è stato verso attuare negli anni trascorsi poiché ben poca attenzione avevano raccolto analoghe proposte precedentemente avanzate, anche nel succedersi di governi – va detto – di differente connotazione politica. .
Per completare il consueto iter di approvazione, il testo è attualmente in Commissione di Vigilanza dove siamo fiduciosi che altrettanta attenzione sarà dedicata al tema, anche per ns ulteriori integrazioni…. Il relatore del Contratto in Vigilanza, Roberto Rao, ci ragguaglierà sui lavori in corso.
Tuttavia anche i migliori intenti camminano sulle gambe di coloro che poi sono chiamati a renderli operativi nella realtà. Ed è tal fine che abbiamo ritenuto opportuno promuovere il dibattito odierno.
Nel corso del confronto con i massimi esponenti Rai, in primis con il suo presidente, Paolo Garimberti, oggi presente con noi, Giuliana Del Bufalo, dir Rai parlamento, ci aiuterà a comprendere come si possa declinare nella realtà la carta del rinnovato contratto di servizio.
Ma il focus sul servizio pubblico è solo la prima tappa del percorso che abbiamo prefigurato e su cui converge la volontà di centinaia e centinaia di firmatarie.
Riteniamo indispensabile avviare un dibattito, il più ampio possibile, in grado di sollecitare le soluzioni affinché anche il nostro sistema mediatico diventi più simile a quello degli altri paesi dell’Unione Europea. Per questo nella seconda sessione, il Censis e l’Istituto Economia dei Media della Fondazione Rosselli, rispettivamente Elisa Manna e Flavia Barca, ci illustreranno la panoramica regolamentare di cui si sono dotati in materia di Donne e Media, paesi quali la Spagna, la Francia,
Lucia Visca ci condurrà su questa parte del dibattito il cui obiettivo, lo illustrerà Flavia Barca nel dettaglio, è la proposizione di avviare, insieme al governo e alle istituzioni, un tavolo di confronto in grado di elaborare le proposte idonee per il comune obiettivo, quello di una migliore rappresentazione della donna in tv e nei mezzi di informazione della nostra società.
In conclusione:
Avviare un nuovo corso nei mezzi di comunicazione, fornendo all’immaginario collettivo una rappresentazione reale del ruolo che le donne svolgono, riteniamo sia un passo imprescindibile affinché i media non perdano un pezzo essenziale di società.
E la società non disperda parte fondamentale di se stessa.
Il percorso intrapreso, le cui radici sono nel secolare impegno delle donne, come ci ricorderà Nella Condorelli nel suo intervento, è solo agli inizi ma i primi risultati ci incoraggiano ad andare avanti, gettando il cuore oltre il muro di una trascorsa indifferenza che possiamo dire, a tutti gli effetti, di aver infranto.
Dunque è non è impossibile.
Come ci indirizza a proseguire il PdR, con il messaggio odierno, e ci incoraggia con il suo significativo intervento di oggi, il Ministro Scajola,
…concludiamo affermando che è sufficiente la volontà condivisa di realizzare riforme efficaci.
Dati gli impegni sappiamo che non potrà trattenersi sino alla fine dei lavori e pertanto tengo ad anticipare al Ministro Scajola la nostra proposta di poter avviare insieme al governo e alle istituzioni preposte, un tavolo di confronto per elaborare le soluzioni più efficaci per migliorare la rappresentazione della donna in tv e nei media in generale.
Pertanto Le consegno simbolicamente le firme delle centinaia di sostenitrici che, a questo punto, molto si aspettano per il buon esito degli sviluppi futuri.
Grazie per l’attenzione e buon lavoro!
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