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Digital Agenda: approvata la Dichiarazione di Granada. Internet per tutti e più risorse alla ricerca per massimizzare i vantaggi dell’ICT

Unione Europea


Le ceneri del vulcano islandese ‘dal-nome-impronunciabile’, che hanno costretto l’Europa a terra, hanno convinto anche i ministri delle tlc a ricorrere a uno degli servizi più reclamizzati – soprattutto per gli effetti positivi sulle emissioni di CO2 – ma meno usati dell’ecosistema delle comunicazioni di nuova generazione: la videoconferenza.

In collegamento video, i ministri europei delle telecomunicazioni hanno approvato all’unanimità la Dichiarazione di Granada, che pone le fondamenta del futuro digitale dell’Europa. Punti focali del piano sono: banda larga a 1Mb per tutti entro il 2013, rimozione degli ostacoli che bloccano gli accordi commerciali transfrontalieri e la realizzazione di una legislazione comune contro la pirateria.

 

L’approvazione della Dichiarazione di Granada, ha affermato Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione e responsabile per la Digital Agenda, “…è una tappa fondamentale, un elemento cruciale per una vera e propria agenda digitale europea”.

La dichiarazione sarà presa in considerazione dalla Commissione nella sua prossima comunicazione sull’Agenda Digitale europea, uno dei pilastri della strategia per Europa 2020 per una crescita “intelligente, sostenibile e solidale”.

 

Gli ostacoli da superare per massimizzare l’impatto delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, e che la Commissione affronterà nei prossimi mesi, riguardano innanzitutto la mancanza di investimenti nelle reti e la frammentazione dei mercati: deve essere fatto di più per agevolare gli investimenti nelle nuove reti a banda larga ultra-veloce – che saranno il fulcro dell’economia del futuro – e per superare il mosaico di legislazioni da cui è attualmente composta l’Europa, che deve inoltre fare i conti con una cronica mancanza di competenze e con un deficit di alfabetizzazione in uno dei settori cruciali per la competitività.

Queste carenze portano all’esclusione di moltissimi cittadini dai processi di crescita e produttività e impediscono all’Europa di pensare con una sola testa quando si tratta di risolvere sfide sociali che riguardano ogni singolo paese, dall’invecchiamento della popolazione ai cambiamenti climatici.

 

Alle sfide sociali, si aggiungono quindi quelle tecnologiche che riguardano, in particolare, la pirateria, che porta a un calo di fiducia dei cittadini verso gli strumenti digitali: la Ue, dovrebbe fare di più per combattere le nuove forme di cybercrime e assicurare la resistenza delle infrastrutture ad attacchi di sempre maggiore portata ed estensione.

 

E che dire, infine, della ricerca, a cui l’Europa continua a destinare sempre meno risorse? La Ue, appare ormai evidente, non riesce più – come fece ad esempio negli anni 90 col GSM – a trasformare i vantaggi intellettuali della ricerca in competitività e innovazione sul mercato.

 

Alla luce di questa analisi, ha sottolineato la Kroes, è quanto mai urgente che Commissione, Parlamento e Stati membri lavorino insieme per realizzare azioni concrete a vantaggio dei cittadini e delle imprese.

“Noi non cerchiamo di imporre il design, la scala e la direzione dell’ICT del futuro, ma siamo determinati a creare un nuovo insieme di condizioni per l’ICT e l’ecosistema internet del futuro”, ha affermato la Kroes.

 

Il ministro spagnolo Miguel Sebastián ha quindi ribadito che “non c’è tempo da perdere”: bisogna mettere fin da subito tutte le risorse in campo per poter competere con potenze avanzate quali il Giappone e la Corea, le cui aziende dispongono di connessioni internet 100 volte superiori a quelle europee.

 

La strategia Europa 2020 è stata adottata a marzo ed è uno dei pilastri della Digital Agenda europea, che mira a fare dell’Europa un unico mercato digitale basato su una rete internet ultra veloce.

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