Donne e Tv. Claudio Scajola: ‘L’introduzione di nuove norme non è, da sola, sufficiente. Occorre anche un profondo cambiamento culturale’

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Claudio Scajola

Riportiamo di seguito l’intervento del Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola al workshop ‘Donne in TV e nei Media: un nuovo corso per l’immagine femminile’ che si è tenuto a Roma il 15 aprile. Domani pubblicheremo l’intervento di Gabriella Cims, Coordinatrice dell’Osservatorio sulla Direttiva Europea “Servizi di Media Audiovisivi”.



 

Dottoressa Cims,

illustri ospiti,

signore e signori,

 

 

il convegno di oggi, organizzato dal Comitato pari opportunità del Ministero dello sviluppo economico, rappresenta una qualificata occasione di approfondimento e confronto su un tema di grande importanza: la valorizzazione del ruolo delle donne nella vita sociale, economica e culturale del nostro Paese.

 

Una tematica dalle radici antiche.

 

Già sessanta anni fa la nostra Carta costituzionale inseriva tra i principi fondamentali della Repubblica la parità tra uomo e donna e impegnava le Istituzioni a garantire l’effettivo godimento di quelle pari opportunità di partenza senza le quali nessuno può sviluppare a pieno la propria personalità.

Una scelta lungimirante, che – pur in condizioni storiche molto diverse – conserva intatta anche oggi la propria attualità.

Il fatto stesso che ciclicamente si debba riaffermare il concetto di parità uomo-donna, anche con accenti critici e problematici, dimostra che quel percorso non può dirsi ultimato.

Certo, dobbiamo riconoscere che, nel corso degli anni, il legislatore ha guardato con crescente attenzione a queste tematiche, varando normative incisive sul ruolo delle donne nelle Istituzioni, nel mondo imprenditoriale, in quello del lavoro, nelle pubbliche amministrazioni, nei media.

 

E anche la giurisprudenza ha svolto un ruolo prezioso: proprio in questi giorni ricorre il cinquantesimo anniversario della storica sentenza della Corte costituzionale, che nel 1960 sancì per la prima volta l’illegittimità di ogni preclusione all’accesso delle donne agli impieghi pubblici.

 

In questo mezzo secolo, molti progressi sono stati compiuti.

 

Grazie ad un lungo processo di trasformazione della società, della cultura e del costume, le donne hanno saputo conquistarsi un ruolo significativo in molti settori della vita civile, contribuendo in maniera determinante alla crescita del Paese.

Ma tutto ciò ancora non è sufficiente, perché permane un’obiettiva difficoltà al raggiungimento della piena parità.

Le donne, infatti, sono ancora oggi il punto d’incontro tra lavoro, famiglia, scuola e società e, per questo, devono fare i conti con un carico di impegni e una pressione quotidiana che gli uomini generalmente non hanno e che finisce per frenarle nella loro vita lavorativa.

Lo dimostrano le statistiche, che registrano la persistenza di significative diseguaglianze tra i sessi nell’accesso al mercato del lavoro.

 

Nel 2009 in Italia il tasso di occupazione femminile è stato pari al 46%, 13 punti in meno della media europea.

La situazione è ancora più grave se consideriamo la disparità tra Nord e Sud.

Nelle regioni settentrionali l’occupazione femminile è pari al 57%, sostanzialmente in linea con la media europea; decisamente più critica è, invece, la situazione nelle regioni del Mezzogiorno, dove il tasso di occupazione femminile scende ad appena il 30%.

 

Questa cronica diseguaglianza costituisce un grave handicap non solo per l’equilibrata crescita civile della società italiana, ma anche per lo sviluppo economico del Paese.

Lo confermano le stime del World Economic Forum, che dimostrano che i Paesi con un maggiore scarto tra la forza lavoro femminile e quella maschile presentano una peggiore performance economica in termini di PIL procapite e di competitività.

Occorre, pertanto, intensificare gli sforzi per promuovere, anche nel nostro Paese, una cultura diffusa e capillare delle pari opportunità.

Per raggiungere questo obiettivo, un ruolo importante può e deve essere svolto dalla televisione e da tutti i mezzi di comunicazione, che sempre più hanno la responsabilità sociale di promuovere un’immagine femminile moderna, fedele alla realtà, rispettosa della dignità umana, culturale e professionale delle donne.

 

In linea con questa esigenza, nel nuovo Contratto nazionale di servizio Rai – che ho seguito in prima persona e che proprio in questi giorni all’esame del Parlamento – abbiamo dedicato particolare attenzione al ruolo femminile, anche recependo alcune indicazioni contenute nell’appello “Donne e media”, che Lei, dottoressa Cims, ha lanciato lo scorso novembre via internet e che ha riscosso tante adesioni.

 

Siamo intervenuti su diversi fronti.

 

Nel capitolo dedicato all’offerta televisiva, abbiamo inserito tra gli obblighi di servizio pubblico la trasmissione di programmi diretti a valorizzare una più moderna rappresentazione della donna, con particolare attenzione alla sua crescita sociale, ai suoi diritti costituzionali, al suo ruolo nella famiglia, nella società civile, nelle istituzioni, nel mondo del lavoro.

Abbiamo previsto un analogo obbligo di trasmissione anche per le rubriche radiofoniche dedicate al tema delle pari opportunità e nella programmazione destinata all’estero.

Colmando una grave lacuna del precedente contratto di servizio, abbiamo inoltre sancito l’impegno della Rai alla prevenzione e al contrasto della violenza sulle donne, attraverso la realizzazione e la diffusione di specifici programmi, anche in collaborazione con soggetti pubblici.

E mi piace dirlo qui, in questa occasione: vigilerò personalmente sul puntuale rispetto  da parte della RAI di questi e degli altri obblighi previsti dal Contratto di Servizio.

 

Questi interventi dimostrano l’attenzione e la sensibilità con cui il Governo Berlusconi risponde all’esigenza di tutelare e valorizzare il ruolo e l’immagine femminile anche nella televisione e nei media.

Bisogna, tuttavia, essere consapevoli che l’introduzione di nuove norme non è, da sola, sufficiente.

Occorre anche un profondo cambiamento culturale, una maggiore “educazione” del pubblico, un diverso approccio nel rappresentare sui mezzi di comunicazione l’immagine della donna, le sue esigenze, le sue aspirazioni.

In questa prospettiva, risultati positivi possono essere raggiunti attraverso iniziative di autoregolamentazione, come l’adozione – da parte degli operatori dei settori dell’informazione, dello spettacolo e della pubblicità – di un apposito codice deontologico condiviso, orientato al rispetto della dignità delle donne e alla valorizzazione della figura femminile in tutte le sue espressioni.

 

***

 

Signore e signori,

 

la complessità e la ricchezza di pensiero delle donne è un patrimonio prezioso dell’intera società, che deve essere preservato, valorizzato e trasmesso alle nuove generazioni in modo corretto e non distorto.

Per questo, ritengo che il rispetto della femminilità e la corretta rappresentazione delle donne debbano diventare oggetto di specifiche iniziative formative, rivolte ai giovani fin dall’età della scuola dell’obbligo.

E, soprattutto, occorre favorire un salto di qualità da parte dei media, che devono realmente avviare un “nuovo corso” dell’immagine femminile, come giustamente sottolinea il suggestivo titolo di questo convegno.

Un nuovo corso che – affrancandosi dagli eccessivi condizionamenti dell’audience a tutti i costi, dagli stereotipi banali, dalle facili strumentalizzazioni – riesca finalmente a valorizzare in modo appropriato non solo la bellezza e il fascino femminile – certamente importanti – ma sopratutto il grande apporto culturale, professionale e intellettuale che le donne da sempre assicurano alla costruzione di una società più giusta, equilibrata e responsabile.

 

Sono certo che il dibattito che si svolgerà oggi pomeriggio, con l’intervento di relatori così autorevoli ed esperti, potrà fornire un importante contributo di riflessione in questa direzione e svolgere, quindi, una positiva azione di sensibilizzazione nei confronti dell’opinione pubblica su temi tanto rilevanti per il progresso civile del Paese.

 

Vi ringrazio dell’attenzione e Vi auguro buon lavoro.

 

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Donne e Tv. L’adesione di Gianpiero Gamaleri, Ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi

  

Donne e Tv. L’adesione di Daniela Bellisario di Ipazia Sud

  

Donne e Tv. L’adesione di Alida Castelli, consigliera di parità regione Lazio

  

Donne e Tv. L’adesione di Roberta Gisotti (Radio Vaticana e docente di Economia dei Media Pontificia Università Salesiana)

  

Donne e Tv. L’adesione di Marta Ajò, Direttore del sito donneierioggiedomani.it

  

Donne e Tv. L’adesione di Claudia Donati (Fondazione Censis), Valeria Ferro (Isimm) e Giulia Temperini (Fondazione Censis)

  

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Donne e Tv. L’adesione di Franca Crippa Feldberg (Università di Trento)

  

Donne e Tv. L’adesione di Layla Pavone (Presidente di IAB Italia)

  

Donne e Tv. L’adesione di Andreina De Tomassi (Giornalista)

  

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Donne e Tv. L’adesione di Elisabetta Strickland (Università di Roma ‘Tor Vergata’)

  

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