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Sarà presentato giovedì in occasione della conferenza annuale, ma il nuovo pulsante ‘Like’ di Facebook sta già facendo discutere per le implicazioni sulla privacy degli utenti. Tanto per cambiare.
Si tratta, anticipa il Financial Times, di un pulsante che consentirà di condividere i contenuti delle pagine web che lo ospiteranno, simile ad altri servizi già offerti da Twitter, ShareThis e Digg, e che potrebbe consentire a Facebook – dicono i maligni – di utilizzare i dati di queste interazioni per inviare agli utenti pubblicità basate sulle abitudini di navigazione.
La società, che finora usava solo le informazioni pubblicate sul profilo per distribuire spot agli iscritti, non ha commentato le indiscrezioni apparse sul quotidiano britannico, ma un portavoce avrebbe negato che il nuovo strumento permetterebbe di monitorare l’attività degli utenti: obiettivo delle novità che verranno presentate nell’ambito della conferenza F8, è infatti permettere agli sviluppatori di rendere il web più “social”.
Già nel 2007, Facebook aveva lanciato la piattaforma pubblicitaria Beacon, presentata come una innovazione, ma diventata un vero e proprio boomerang quando si è scoperto che il sistema poteva tracciare le abitudini degli utenti anche con la funzionalità disattiva, minando la difesa della privacy in nome di una maggiore condivisione di informazioni con il network.
Mark Zuckerberg fu costretto allora a scusarsi, dopo che molti partner commerciali e pubblicitari minacciarono di rivedere le modalità di adesione al canale di advertising del sito. Zuckerberg ammise di “…aver fatto un brutto lavoro”, aggiungendo che la società aveva sbagliato il bilanciamento della formula opt-in adottata.
Le novità introdotte da Facebook, insomma, non mancano mai di destare clamore, anche prima di essere presentate ufficialmente.
L’ultima in ordine di tempo, la decisione della società di condividere alcune informazioni sugli utenti con altri siti web senza chiederne l’autorizzazione, ha fatto insorgere il ministro tedesco per la Tutela dei consumatori, Ilse Aigner, che ha scritto al fondatore Mark Zuckerberg, minacciando di abbandonare il social network se questo non tutelerà meglio la privacy.
Il ministro tedesco ha posto l’accento su un tema molto dibattuto, quello del ‘diritto all’oblio‘, che a Facebook non sembra stare molto a cuore.
Almeno non più: se all’epoca del lancio di Beacon, Zuckerberg scriveva sul suo blog che “Gli utenti devono poter scegliere cosa e come condividere e devono poter scegliere se disattivare completamente Beacon se non vogliono usarlo”, pochi mesi fa, il 25enne fondatore di Facebook ha definito un ‘non problema’ quello della privacy: “…la gente – ha affermato – è sempre più propensa non solo a condividere più informazioni e di diversa natura, ma anche a farlo in maniera aperta e con sempre più persone”.
Secondo lo Zuckerberg-pensiero, chi si preoccupa per l’impatto sociale dei siti come Facebook, dovrebbe piuttosto mettere gli utenti in guardia contro eventuali ‘passi falsi’ che potrebbero farli ritrovare in situazioni spiacevoli, come è accaduto ai dipendenti della compagnia aerea Virgin Atlantic, 13 dei quali sono stati licenziati per i loro commenti sui passeggeri definiti, nel migliore dei casi “maleducati e ignoranti”.