Italia
Nel triennio 2010-2012, Telecom Italia investirà in Italia 9,2 miliardi di euro. La gran parte di questa cifra – 7 miliardi di euro – sarà destinata a infrastrutture di rete e Information Technology. Lo ha dichiarato all’Ansa l’Ad del gruppo, Franco Bernabè, a Londra per presentare il piano industriale approvato lunedì dal Cda.
Il manager ha sottolineato che tali investimenti “rappresentano circa il 14,5% dei ricavi, percentuale ben più elevata di quella registrata dai principali operatori storici europei”.
La spesa annua nel segmento dell’accesso di rete fissa – fibra ottica e rame – ha affermato ancora Bernabè, passerà dagli 817 milioni di euro del 2009 ai circa 900 milioni di euro del 2012, per un investimento totale, al 2012, pari a 2,65 miliardi di euro.
Saranno inoltre apportati miglioramenti alla qualità, con particolare riferimento alla ‘guastabilità’ dei servizi telefonici e broadband.
L’aggiornamento del Piano 2010-2012 ha confermato le priorità strategiche definite dal gruppo a dicembre 2008, e in particolare, la focalizzazione sui mercati considerati strategici, Italia e Brasile, con l’obiettivo di tornare rapidamente a crescere sul fatturato domestico e di accelerare lo sviluppo dei ricavi sul mercato brasiliano.
Sulla base di questo piano, Bernabè ha indicato un target di operating free cash flow su fatturato a fine periodo pari al 26%, “tra i più elevati fra le società europee”, e ha confermato la riduzione di 5 miliardi di debito entro il 2011 così come previsto nel piano presentato a fine 2008.
Il piano è stato apprezzato dal presidente Agcom Corrado Calabrò, che pure ha sottolineato come il fondo rischi da 507 milioni di euro, stanziato per fare fronte alle implicazioni della vicenda giudiziaria che coinvolge la controllata Sparkle , abbia sottratto risorse ai progetti di sviluppo del gruppo.
Il piano presentato da Telecom, ha commentato Calabrò, “…è molto interessante” e include “alcuni interventi basilari sulla fibra ottica”.
Ieri, il presidente Agcom aveva tuttavia sottolineato l’arretratezza dell’Italia nell’ambito delle nuove reti in fibra ottica. Ritardo ancor più evidente di fronte ai piani strategici di cui le maggiori economie mondiali si sono dotate riconoscendo negli investimenti in questo settore uno strumento strategico per uscire dalla crisi economica.
Calabrò ha invitato il governo a prendere in mano la situazione per coordinare gli interventi, precisando come sia fondamentale, comunque, l’intervento di più attori, dagli enti locali agli operatori telefonici, Telecom Italia primo fra tutti, poiché è la società che dispone dell’infrastruttura più estesa.
Secondo i dati forniti dall’Osservatorio Banda Larga, la copertura dei servizi broadband nel nostro paese ha superato alla fine del 2009 il 96% dei clienti di rete fissa e raggiunto oltre 7.200 comuni con vari livelli di copertura, di cui 6.400 a copertura totale. Sono tuttavia ancora 850 i comuni sprovvisti di rete Adsl, distribuiti in maniera omogenea da Nord a Sud.
Anche dove arriva l’Adsl, poi, la velocità di connessione di 7 Mbps promessa dagli operatori resta solo sulla carta. Quella reale può arrivare anche al 50% in meno, a causa di limitazioni dovute a reti domestiche mal configurate, distanze eccessive dalle centraline e alla tecnologia utilizzata, a volte non di ottima qualità.
Data l’importanza della banda larga per lo sviluppo economico e sociale – un recente studio Ocse indica in 1,5 punti il ritorno in termini di sviluppo del Pil degli investimenti nel broadband – la Commissione europea ha avviato una consultazione pubblica per comprendere se sia necessario applicare il concetto di servizio universale, oltre che ai tradizionali servizi telefonici, anche all’accesso a banda larga.