Telemarketing selvaggio: arriva il ‘registro delle opposizioni’. Solo una nuova incombenza a carico degli utenti?

di Alessandra Talarico |

Italia


Telemarketing

È stato approvato oggi dal Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, un dpr che introduce nuove norme sul marketing telefonico.

Il provvedimento prevede, in particolare, l’istituzione di un registro ‘delle opposizioni’ al quale gli utenti dovranno iscriversi se non vorranno più ricevere telefonate contenenti messaggi promozionali, commerciali o informazioni per sondaggi e altre iniziative di telemarketing. L’iscrizione a tale registro potrà avvenire anche per via telematica e avrà durata indeterminata, a meno che l’utente non decida di modificare la propria posizione.

Vale invece il meccanismo del silenzio assenso per coloro che vorranno continuare a ricevere telefonate pubblicitarie.

 

Per il ministro Scajola, si è trovato, infine, “…un punto di equilibrio tra le esigenze degli abbonati telefonici che non vogliono essere contattati e quelle delle imprese, che così potranno utilizzare con maggiore efficacia gli strumenti del telemarketing in un quadro di certezze e di concorrenza, che stimolerà la competitività”.

 

Il ministero dello Sviluppo Economico, in collaborazione con il Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti (Cncu), avvierà una campagna di informazione per favorire la conoscenza delle nuove disposizioni, che dovranno ora passare all’esame del Consiglio di Stato, delle commissioni parlamentari, dell’Agcom il ministero.

 

Il Garante privacy, da canto suo, non si era detto d’accordo sulla proposta di istituire di un registro al quale iscriversi per evitare di essere disturbati da telefonate commerciali, ritenendolo giusto un altro modo per caricare i consumatori “di incombenze e problemi”. Il Garante lamentava inoltre di non aver ricevuto richiesta di un parare formale sull’istituzione del registro, sul cui funzionamento e sulla cui organizzazione l’Autorità viene tuttavia chiamata a vigilare.

 

Il Garante è intervenuto diverse volte per arginare gli effetti del telemarketing selvaggio: a settembre 2008, aveva imposto a diverse società il divieto di continuare a utilizzare in maniera contraria alle disposizioni sulla privacy i dati personali di milioni di utenti. Tali informazioni – spesso suddivise per redditi e stili di vita – venivano infatti raccolte e utilizzate senza che gli abbonati avessero acconsentito alla comunicazione dei propri dati e al loro uso a fini commerciali.

Gli articoli 13 e 23 del  Codice in materia di protezione dei dati personali  consentono infatti l’uso dei dati personali da parte di enti privati solo previo consenso informato da parte del cittadino.

 

Col decreto legge 207 del 30 dicembre 2008 (cosiddetto ‘Milleproroghe’), tuttavia, il Governo ha vanificato il provvedimento del Garante, dando ai call center la possibilità di avvalersi, fino alla fine del 2009, degli elenchi telefonici precedenti al 1 agosto 2005 per contattare gli utenti e proporre le proprie offerte commerciali. Il termine è stato quindi prorogato dal  decreto Ronchi per un ulteriore periodo di sei mesi.

 

La ‘piaga’ tutta italiana del telemarketing è costata al nostro Paese anche l’invio di una lettera di costituzione in mora (prima fase della una procedura d’infrazione) da parte della Commissione europea per il mancato rispetto delle norme comunitarie in materia di privacy nelle comunicazioni elettroniche: i dubbi dell’esecutivo riguardano il mancato rispetto degli obblighi relativi alle informazioni da fornire agli abbonati che decidono di comparire negli elenchi telefonici pubblici, i quali devono esplicitamente dare il via libero all’uso dei propri dati a fini commerciali.

 

Le disposizioni Ue sull’ePrivacy (Direttiva 2002/58/CE) obbligano infatti gli Stati membri a garantire che, prima di essere inseriti in un elenco pubblico, gli abbonati siano informati degli scopi dell’elenco e di qualsiasi uso che potrà esserne fatto. Gli abbonati devono inoltre poter decidere se permettere che i loro dati personali siano inseriti in un elenco pubblico e in che misura i loro dati siano pertinenti per gli scopi di tale elenco. 

La Commissione europea ha inoltre espresso dubbi sull’efficace applicazione delle disposizioni che dovrebbero consentire agli utenti di manifestare il proprio dissenso all’utilizzo dei dati personali a fini di telemarketing.

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