Italia
Il mercato italiano della telefonia fissa, sia quello domestico che quello aziendale, è sufficientemente concorrenziale: è possibile quindi eliminare gli obblighi imposti a Telecom Italia per limitarne il potere di mercato. Lo ha stabilito l’Agcom, che ha posto a consultazione pubblica una delibera sulla quale i concorrenti potranno dire la loro entro 30 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
L’Agcom, in particolare, intende rimuovere, dopo un periodo transitorio di sei mesi, l’obbligo per l’operatore dominante di comunicare preventivamente le variazioni di prezzo all’Autorità affinché questa possa controllarne la replicabilità da parte degli operatori alternativi: l’obbligo, tuttavia, cade per le sole offerte di traffico telefonico, e non per quelle che comprendono anche il canone, per il quale rimane in vigore la comunicazione preventiva.
Tra gli altri obblighi che verranno eliminati, anche quello che vieta a Telecom Italia di accorpare in modo indebito i servizi offerti: l’ex monopolista potrà offrire sul mercato le chiamate in abbinamento al canone e a internet, senza l’obbligo di venderli anche disgiunti.
La società potrà inoltre prevedere delle offerte mirate a determinati clienti, per esempio di un operatore concorrente, pratica commerciale fino a oggi non possibile. L’Agcom, tuttavia, potrà continuare a vigilare su questo punto.
La delibera si basa sull’analisi del mercato delle chiamate telefoniche offerte al cliente finale (c.d. mercati 3 e 5), che nel 2007 la Commissione europea ha eliminato dalla lista di quelli da sottoporre a regole ex-ante, perché ormai concorrenziali.
In questi mercati, secondo le valutazioni Agcom, “lo sviluppo delle reti degli operatori alternativi e gli obblighi imposti nei mercati a monte riducono considerevolmente le barriere all’ingresso individuate”, mentre “anche qualora i mercati considerati fossero caratterizzati da forti ostacoli all’accesso di carattere non transitorio, vi sono altri fattori che caratterizzano tali mercati, quali l’andamento decrescente delle quote di mercato dell’incumbent e dei prezzi che indicano che i mercati in esame tendono verso una situazione di concorrenza effettiva”.
Possono essere dunque rimossi i ‘rimedi‘ imposti a Telecom Italia nel 2006, dal momento che “la struttura e le dinamiche riscontrate”, insieme alla regolamentazione dell’accesso, sono “in grado di ridurre le barriere all’entrata nei mercati analizzati”.